Nel 2014 Vincenzo Nibali vinse il Tour de France indossando in 19 tappe il simbolo del primato, la Maglia Gialla che un anno fa Jonas Vingegaard ha strappato a sorpresa a Tadej Pogacar: lo ‘Squalo’ di Messina è inoltre salito sul podio di Parigi, accarezzato nel 2015, anche nel 2012, ed è ancora oggi l’ultimo Azzurro ad essersi aggiudicato una tappa in Francia (Val Thorens, 2019). Questa la sua lettura della corsa al via domani da Bilbao.
- Tour de France, lotta a due o terzo incomodo?
- Pogacar - Vingegaard, la rivalità secondo Nibali
- Nibali, consigli da 'Vincitore' a Vingegaard
Tour de France, lotta a due o terzo incomodo?
A un anno dal ritiro il carisma di Vincenzo Nibali non scema e la sua opinione sul Tour de France è degna di nota: “Loro due sono di un livello superiore, ma credo che la strada indicherà il terzo incomodo, un corridore che non so al momento indicare; il ‘disturbatore‘ che arriva in sordina ci sarà. Quando vinsi i favoriti erano Contador e Froome, che si erano dati battaglia al Delfinato: dal vivo mi sembravano troppo in forma, in un ‘Grande Giro’ non è la condizione ideale; anche Vingegaard ha dominato il Giro del Delfinato, ma credo che il suo staff valuti ogni cosa. Pogacar è una incognita, ma quest’anno potrà correre di ‘rimessa’: sprecherà meno energie, un anno fa attaccava a volte senza senso, e non lo puoi fare anche se sei il numero 1″.
Pogacar – Vingegaard, la rivalità secondo Nibali
“Il Tour 2022 ebbe Primoz Roglic come fattore tattico, sul Granon il gioco a due con Vingegaard fece saltare i nervi a Pogacar. Lo sloveno non c’è, perciò aspetto con curiosità Wout van Aert, chissà se arriverà a Parigi e come gestirà la corsa in vista di Glasgow. Vingegaard quest’anno avrà pressione: è in gran forma, ma Tadej è più completo. Vincerà il terzo Tour se sarà all’altezza nelle salite, che un anno fa furono favorevoli al danese. Ho conosciuto in corsa Tadej, è il corridore più completo che ho affrontato: ha vinto il Fiandre, ha nelle corde la Milano-Sanremo.. Emerge negli sprint ristretti, sulla falsariga di un Valverde. Tra Contador e Froome era il primo quello temibile, perché imprevedibile” confida a ‘La Gazzetta dello Sport’ il campione che ha vinto anche Giro e Vuelta.
Nibali, consigli da ‘Vincitore’ a Vingegaard
Le aspettative di correre da protagonista dopo esserlo stato da ‘outsider’ appesantiscono gambe e testa: “Vingegaard è strutturato per fare le corse a tappe, ma quando sei il campione in carica sei anche il più atteso; cercherei di prendere la Maglia Gialla fossi in lui, con la squadra che ha; un conto è correre attaccando, un conto è correre difendendosi. Per indole preferivo prendere il comando prima possibile e gestire poi la corsa. E’ stato il miglior Nibali di sempre quello del 2014, sbagliai poi a ritentare di vincere senza correre a lungo e rinunciando al Giro d’Italia: più gareggiavo, più stavo bene; ma avevo ‘sofferto’ il successo al Tour, sì, è un ciclone che ti può travolgere”.