C’è grande preoccupazione per la sorte di Ivan Vavassori. L’ex portiere italiano che ha deciso di unirsi alle truppe di foreign fighter che combattono in Russia. Per due giorni infatti non ci sono state notizie dell’ex calciatore, figlio adottivo di Pietro e dell’imprenditrice Alessandra Sardella.
- Vavassori: il post che lancia l’allarme
- Vavassori: notizie confortanti dall’Ucraina
- Ivan Luca Vavassori, dal calcio alle armi
Vavassori: il post che lancia l’allarme
A lanciare l’allarme sulla situazione in cui si trova il convoglio di cui fa parte Vavassori è stata una notizia lanciata dal suo account Instagram nella quale si legge: “Ci dispiace informarvi che la scorsa notte, durante la ritirata di alcuni feriti in un attacco a Mariupol, due convoglio sono stati distrutti dall’esercito russo. In uno di questi c’era forse anche Ivan insieme al 4° Reggimento. Stiamo provando a capire se ci sono sopravvissuti”.
Vavassori: notizie confortanti dall’Ucraina
Nelle ultime ore però sono arrivate notizie più rassicuranti anche se non ancora del tutto positive visto che sempre sulla pagina social di Vavassori è arrivato un nuovo aggiornamento sulla sua situazione: “La squadra di Ivan è sopravvissuta. Stanno cercando di tornare indietro. Il problema è che sono circolanti dalle forze russe e non si sa quanto tempo ci vorrà. Ci sono 5 persone morte e 4 feriti ma non conosciamo i loro nomi. Una squadra sta cercando di riportarli indietro”.
Ivan Luca Vavassori, dal calcio alle armi
Vavassori è nato in Russia nei pressi di Mosca ma è stato adottato da Pietro e da sua moglie Alessandra Sgardella, sequestrata dalla ’Ndrangheta negli anni ’90 e scomparsa nel 2011. Papà Pietro è stato proprietario della Pro Patria Calcio nella quale Ivan ha giocato come portiere in Lega Pro, ed ha giocato anche nel Legnano e nel Bra. Prima dell’invasione russa, Vavassori si stava allenando con una squadra in Bolivia quando ha deciso di mollare tutto per andare a combattere.
Nel corso delle ultime settimane aveva raccontato le difficoltà incontrate in Ucraina sottolineando: “La nostra sarà una missione suicida perché abbiamo pochissime unità contro un intero esercito. Ma preferiamo provare. Quello che importa è morire bene, soltanto allora inizia la vita”. L’ex calciatore è così entrato nella Legione di difesa internazionale Ucraina con il nome di comandante Rome.