La ricorderemo come la settimana nera di Jasmine Paolini. Che a Wimbledon un anno fa arrivò quasi a toccare il cielo con un dito, ma che stavolta ha visto affievolirsi decisamente presto ogni speranza di ripetere quell’exploit. Perché dopo l’eliminazione nel torneo di singolare subita ad opera di Rakhimova, la garfagnina si ritrova a fare i conti con un altro boccone amaro da dover digerire: lo stop nel torneo di doppio, con Sara Errani a sua volta stupita nel dover cedere il passo alla coppia composta da Chan e Krejcikova. Una mazzata tremenda per le italiane, che solo un mese fa trionfavano a Parigi e non più tardi di due settimane fa avevano raggiunto la finale a Berlino.
Partita a senso unico: Chan le azzecca tutte
Dire cosa ha funzionato nella sfida di secondo turno mandata a referto da Jas e Sarita è davvero impresa ardua. Perché i cinque game al servizio ceduti alle rivali parlano da soli: le 13 palle break concesse (8 annullate) hanno detto in modo inequivocabile che sia Chan che Krejcikova hanno trovato terreno fertile per affondare il colpo, mettendo costantemente in difficoltà la coppia azzurra.
Soprattutto la taiwanese ha dimostrato di possedere una condizione di forma invidiabile: ha martellato forte alla battuta, ha saputo rispondere sempre con grande cognizione di causa ogni volta che s’è trovata a dover replicare ai tentativi delle due italiane. Il 6-3 6-2 finale non dà adito a recriminazioni.
Per Errani, che da un mese a questa parte ha deciso di dedicarsi unicamente al doppio, è una battuta d’arresto che fa male, ma dalla quale proverà a riscattarsi subito in coppia con Andrea Vavassori nel torneo di doppio misto. Per Paolini, in parabola discendente dopo aver fatto sognare l’Italia intera al Foro Italico a metà maggio, un altro segnale di un’involuzione che pare avere un preciso momento d’inizio, vale a dire dal giorno in cui s’è separata da coach Renzo Furlan.
Crisi Paolini, adesso serve davvero un reset
Sul web in molti hanno fatto notare la cosa, sebbene una correlazione diretta tra i risultati maturati negli ultimi tempi e quanto deciso da Jasmine non può esserci (è più di un’ipotesi, ma senza una reale possibilità di poter essere verificata).
La fine della stagione sull’erba potrebbe rappresentare un punto di non ritorno: la scorsa estate dopo il torneo olimpico Jas non seppe andare oltre gli ottavi sia a Cincinnati che agli US Open, ma chiaramente la possibilità di poter preparare adeguatamente la stagione sul veloce potrebbe aiutarla a ritrovare un po’ di quegli automatismi perduti.
E avere meno punti da difendere rispetto a quanto fatto sin qui in stagione rappresenterà a suo modo un incentivo a provare a osare di più, “liberata” da certi calcoli che sicuramente nella breve stagione sull’erba non l’hanno aiutata. Le parole pronunciate dopo la sconfitta in singolare (“Sono stanca, è tempo di fare un reset in vista del proseguo dell’annata”) testimoniano la volontà di staccare la spina. E la sconfitta in doppio ha ulteriormente avvalorato la tesi.