Renata Voracova come Djokovic. Anche alla tennista ceca infatti è stato ritirato il visto per entrare in Australia e ha alloggiato nell’hotel per rifugiati prima di tornare a casa: “Quando mi hanno rifiutato il visto ho pianto molto – ha raccontato al quotidiano ceco Danik -. Sembrava un film, un lungo interrogatorio con istruzioni del tipo spogliarsi, vestirsi. Chiederò un rimborso a Tennis Australia, solo il viaggio mi è costato 2.500 euro”.
La Voracova a differenza di Djokovic è tornata a casa: “Ero in una situazione diversa da quella di Novak. Non ho la sua esperienza. È il numero uno, economicamente sicuro. Quando mi è stato detto che il mio visto era stato cancellato e quanto sarebbe stato difficile riaverlo indietro, non aveva senso per me rimanere in Australia. Ero determinata a tornare a casa il prima possibile. Non voglio nemmeno pensarci più, e soprattutto non voglio rivivere mai quella situazione. Nessuno ci aveva informato, né il mio allenatore né me, di eventuali complicazioni. Quando mi hanno detto che il mio visto era stato cancellato, ho pianto molto. Chiederò sicuramente a Tennis Australia un compenso, e non piccolo, dell’ordine di centinaia di migliaia di corone. Il solo viaggio mi è costato 60.000 corone (circa 2.500 euro). Spero di non dover arrivare a fare causa”.
La tennista ceca è pronta a vaccinarsi, a differenza di Djokovic: “Entrambi abbiamo rispettato le regole ma io non gioco, è un peccato. Anche se non sono d’accordo con il suo punto di vista sull’immunizzazione, rispetto la sua posizione. All’inizio ero contraria anche io. Col tempo ho capito che anche per chi mi stava intorno, i miei genitori, era giusto vaccinarsi. Ma non ho fatto arrivato in tempo e a dicembre sono stata contagiata. Un Covid leggero. Ho solo avuto un po’ di febbre. Ma non appena i medici mi daranno il via libera, mi vaccinerò, non c’è dubbio”.