Archiviata la carriera da allenatore, Arsene Wenger, nel 2019, è stato nominato responsabile dello sviluppo mondiale del calcio dalla FIFA.
Un nuovo percorso che l’ex tecnico dell’Arsenal ha affrontato sin da subito in maniera propositiva con il dichiarato intento di rendere sempre migliore il prodotto calcio.
“Vogliamo rendere migliore il calcio internazionale: più chiaro, più semplice e più significativo, con una riduzione delle qualificazioni e una maggiore attenzione alle grandi competizioni finali. Allo stesso tempo, voglio mantenere l’equilibrio attuale: circa l’80% della stagione per le competizioni per club e il 20% per le competizioni delle Nazionali”. Ha dichiarato nel corso di un’intervista al ‘Corriere della Sera’.
In cantiere c’è l’ipotesi di un progetto che conduce alla disputa dei Mondiali ogni due anni:
“La mia proposta è di raggruppare le qualificazioni in una o due finestre internazionali, invece delle cinque attuali. In questo modo ci sarebbero meno interruzioni e i giocatori rimarrebbero al loro club per quasi tutta la stagione. Come manager di club avrei firmato immediatamente per questa proposta. Aiuteremmo anche gli allenatori della Nazionale garantendogli le condizioni migliori per lavorare e sviluppare la loro squadra. Il Mondiale 2026 sarà a 48 squadre. Con più Nazionali nella fase finale non ha più senso avere lunghe qualificazioni distribuite nell’arco di due anni”.
La UEFA non sembra vedere di buon grado questa possibilità:
“Posso capire le critiche, ma penso che alcune persone reagiscano senza vedere il quadro completo. Pensano che stiamo proponendo più partite, ma con la mia idea ci sarebbero meno gare. E più significative. Uno degli obiettivi della riforma è anche quello di affrontare il crescente divario tra le confederazioni. Molte di loro non hanno l’opportunità di giocare queste partite ad alto livello. Con una Coppa del Mondo più frequente daremmo loro più possibilità di partecipare. E uno stimolo a investire nello sviluppo dei giovani”.
Tra le critiche mosse c’è quella secondo la quale il calcio si stia trasformando in nome del puro business:
“La mia è una proposta puramente calcistica. C’è uno studio in corso su aspetti più ampi, compresi quelli finanziari. Ma la mia competenza e il punto di partenza della mia riflessione è il gioco: voglio renderlo migliore. Tutti i tifosi vogliono vedere le partite che contano davvero. Quindi, quello che propongo non è di aggiungere più partite al calendario, ma di eliminare le partite che hanno perso significato. Inoltre, parlando con alcuni grandi giocatori, so che molti preferirebbero disputare più partite importanti, piuttosto che altri incontri meno significativi”.
Le differenze con il progetto Superlega:
“Il mio obiettivo non è quello di creare un circolo chiuso ed esclusivo, ma di rendere il calcio più inclusivo, dando più opportunità a tutti i Paesi di tutte le regioni di competere ai massimi livelli. Delle 211 associazioni della Fifa, 133 non hanno mai partecipato a un Mondiale. Se l’organizzassimo in modo più regolare, avrebbero più possibilità di partecipare”.