La scena choc risale a qualche mese prima, quando all’improvviso a bordo campo durante le gare di serie A apparvero le camionette della polizia e quando successivamente furono fotografati tanti campioni in manette, ma fu esattamente 38 anni fa, il 22 dicembre del 1980 che arrivarono le clamorose sentenze per il cosiddetto Totonero. Lo scandalo che coinvolse squadre di calcio, dirigenti e giocatori di Serie A e B causando addirittura le dimissioni dell’allora presidente UEFA Artemio Franchi. A causa delle scommesse illegali, al termine del procedimento, il Milan e la Lazio furono retrocesse in serie B, all’Avellino, al Bologna ed al Perugia furono inflitti 5 punti di penalizzazione, mentre Paolo Rossi fu squalificato fino al 29 aprile del 1982. Una pagina buia ma ancora tanto misteriosa del calcio italiano. Tutto era cominciato il 23 Marzo 1980, quando dopo una denuncia fatta alla Procura della Repubblica di Roma da un commerciante ortofrutticolo romano, tale Massimo Cruciani, che asserì di essere stato truffato per aver perso delle scommesse che il ristoratore Alvaro Trinca (che asseriva di essere d’accordo con i calciatori della Lazio Cacciatori, Wilson, Giordano e Manfredonia) gli aveva dato per sicure, perdendo ingenti somme di denaro su partite combinate nella massima serie, scattò l’inchiesta sul cosiddetto “Totonero”.
LO SCANDALO – Quella domenica, 23 marzo, al termine delle partite della ventiquattresima giornata furono emessi ordini di arresto per diversi calciatori e tesserati di Serie A e Serie B. Le società coinvolte nell’inchiesta furono le seguenti: Milan, Avellino, Bologna, Perugia, Lazio, Juventus, Napoli e Pescara per la Serie A, mentre per la B vennero indagate Genoa, Lecce, Palermo, Pistoiese e Taranto. Le sentenze del 22 dicembre si accanirono in particolare su Milan e Lazio in merito a una gara del 6 gennaio 1980, che sarebbe stata accomodata per finire 2-2. Entrambe vennero retrocesse in Serie B. Oltre alle società vennero messi sotto inchiesta anche diversi giocatori, tra i quali spiccarono i nomi di Albertosi, Morini e Chiodi del Milan, Paolo Rossi e Della Martira del Perugia e Giuseppe Savoldi del Bologna, oltre ai sopracitati giocatori laziali. I tre rossoneri vennero condannati rispettivamente a 4 anni, 10 e 6 mesi di squalifica ed i biancorossi a 2 e 5 anni. Per Cacciatori, Giordano, Manfredonia e Wilson le pene furono altrettanto severe. Il primo venne condannato a 5 anni di squalifica, Giordano e Manfredonia ebbero una condanna di 3 anni e sei mesi mentre al capitano Wilson furono comminati 3 anni di stop. Il giocatore maggiormente colpito fu però Andrea Pellegrini dell’Avellino, al quale vennero inflitti ben 6 anni di squalifica. La condanna più pesante tra i dirigenti la ebbe l’allora presidente del Milan Felice Colombo, per il quale fu decisa la radiazione.