Agatino Cuttone nasce il 18 febbraio 1960 ad Adrano, un comune della provincia di Catania di circa 35 mila anime. Un personaggio che è immerso da sempre nel mondo del calcio, prima come calciatore e poi come allenatore e responsabile di settore giovanile. Calcisticamente parlando nasce come centrocampista, un ruolo che ricoprirà nelle giovanili dell’US Taurus (dalla categoria esordienti fino agli allievi). Poi, il suo ruolo cambierà quando vestirà la maglia del Torino, diventando di fatto un vero e proprio difensore. Mette a referto 64 presenze complessive e 3 gol.
Arriva ad indossare la maglia granata quando aveva appena 14 anni. Per cinque anni fa tutto il settore giovanile e poi due anni in Prima squadra. Nel mezzo una parentesi alla Reggina per maturare un po’ di esperienza. Nonostante le sue origini siciliane la sua famiglia si è trasferita al Nord quando Cuttone entra a far parte del mondo Toro e ancora oggi i parenti vivono lì.
- Chi è Agatino Cuttone: gli inizi della sua carriera
- Cuttone e il destino: il Catanzaro
- Cuttone e l’amore per il Cesena
- La seconda vita di Cuttone
Chi è Agatino Cuttone: gli inizi della sua carriera
Agatino viene visto come un “ragazzo del Filadelfia”: “Ho avuto questa grande fortuna” – ha detto in un’intervista per un blog online. Ha aggiunto: “Cosi come sono stato fortunato a trovare allenatori come Vatta, Rabitti, Naretto, quest’ultimo un vero sergente di ferro: se lasciavamo in disordine l’armadietto il giorno dopo non ci faceva allenare. Il Torino è stata una scuola di disciplina e rigore”. Tutto quello che ha appreso in quegli anni e in quel contesto ha plasmato la carriera di Cuttone, oltre che all’uomo stesso: “Mi sono sempre portato dietro la mia carriera, la cultura del Torino e i tanti insegnamenti che ho ricevuto. Ma soprattutto ho sempre avuto quel grande senso di appartenenza ad un club che penso solo tra i granata abbia davvero questo significato. Sentirsi la maglia granata sulla pelle era un’emozione forte, vera”.
La prima vera stagione in maglia Torino è quella del 1980/81. I granata iniziano la stagione con Ercole Rabitti e con delle aspettative sicuramente molto alte. Dopo aver trascorso la prima giornata in panchina Cuttone viene schierato titolare nella seconda partita di campionato contro il Catanzaro. In porta c’è Terraneo, mentre in difesa Agatino è accompagnato da Danova, Mariani e Salvadori. In mezzo al campo ci sono invece D’Amico, Sclosa, Volpati, Sala e Zaccarelli. In attacco Ciccio Graziani. La partita finisce 1-0 per i calabresi, a deciderla è una rete di Massimo Palanca. La stagione, però, si rivelerà deludente. Rabitti viene anche esonerato e sostituito da Romano Cazzaniga. Una scossa che non porta molto a Cuttone e compagni. Il Toro conclude quel campionato al 9° posto e con zero reti segnate nelle ultime 7 giornate. Un incubo. Sorte più o meno simile in Coppa Uefa con i granata che vengono eliminati al terzo turno dal Grasshopper, squadra svizzera.
Un’annata che si conclude con una beffa, quella nella doppia finale di Coppa Italia e che vede protagonista anche Cuttone. Il Torino elimina prima la SPAL e poi il Bologna. Nella doppia finale c’è la Roma di Nils Liedholm. All’Olimpico è Ancelotti a portare in vantaggio i giallorossi ma nel secondo tempo Pulici, complice anche la deviazione di Santarini, rimette tutto in equilibrio. Il ritorno è al Comunale. Al 37’ Pecci vede Cuttone lasciato tutto solo, Agatino avanza e fa partire un missile imparabile per Tancredi.
Il Toro è in vantaggio e ad un passo dalla conquista della Coppa Italia. Con il passare dei minuti i ragazzi di Cazzaniga hanno molto da recriminare visto che l’arbitro nega un rigore su Graziani e non vede un fallo di mano. Concede, però, un penalty alla Roma per uno spalla a spalla fra Scarnecchia e Zaccarelli. Di Bartolomei dagli undici metri non sbaglia. Ai rigori sono i giallorossi a trionfare, decisivi gli errori di Pecci e Graziani. Per Agatino resta la gioia per un gol storico ma il grande rammarico per aver perso la Coppa Italia.
La stagione 1981/82 è una fotocopia dell’anno precedente. Il Torino conclude il campionato di Serie A al 10°posto. Arriva una salvezza con una squadra giovani, con i ragazzi del Filadelfia. I granata arrivano in finale di Coppa Italia per la terza volta consecutiva. Ancora una volta è Agatino Cuttone ad essere protagonista e anche in questa occasione, però, l’esito è sempre lo stesso. Dopo aver eliminato Fiorentina e Sampdoria, in finale c’è l’Inter di Eugenio Bersellini. Il match di andata lo decide Aldo Serena a pochi minuti dalla fine del primo tempo.
La partita di ritorno è incandescente e al minuto 13 Cuttone fa esplodere i tifosi. Dal calcio d’angolo di Bertoneri, Bonesso liscia il pallone che finisce sui piedi di Agatino. Il difensore non ci pensa due volte e buca Bordon con un tiro potentissimo. È 1-0, un risultato che rimette tutto in discussione. Questa volta, però, rispetto alla finale persa contro la Roma non si va ai calci di rigore. Al 23’ Altobelli segna la rete del pareggio che permette ai nerazzurri di vincere la competizione.
Cuttone e il destino: il Catanzaro
Dopo un’ottima stagione in maglia Torino, Agatino cambia squadra ma resta in Serie A. Si trasferisce al Catanzaro, squadra contro la quale aveva esordito nella massima serie il 21 settembre 1980.
I calabresi non riescono nel tentativo di centrare la salvezza. Dalla 1^ alla 15^ giornata Cuttone è allenato da Bruno Pace, successivamente da Saverio Leotta. Un cambio che non porta a niente con i calabresi che a fine stagione retrocedono insieme a Cagliari e Cesena.
Un’annata deludente per il difensore siciliano. Segna una rete, quella contro la rivale di sempre: la Juventus. A Torino Cuttone sblocca la gara nel primo tempo, il tiro non sembra essere complesso ma il solo tradisce Zoff e premia Agatino. La reazione bianconera non tarda ad arrivare con la squadra di Trapattoni che trova prima il gol del pareggio con Marocchino e poi la ribalta grazie alla doppietta di Tardelli. Una vittoria inutile e che non permise alla Juve di vincere poi lo Scudetto.
Cuttone e l’amore per il Cesena
Quando si parla di Agatino Cuttone non si può non menzionare la meravigliosa e splendida parentesi in Emilia-Romagna. Un’esperienza intensa, lunga ben 8 lunghe ed emozionanti stagioni. È diventato un’icona dei tifosi bianconeri, lo ha fatto anche indossando la fascia da capitano e disputando 4 campionati di Serie B e 4 di Serie A.
Agatino, però, è passato alla storia anche per un gol. Una rete difficile da dimenticare. Dopo 4 annate in cadetteria, nella stagione 1986/87, sul campo neutro di San Benedetto del Tronto, va in scena lo spareggio contro il Lecce di Carlo Mazzone. Una partita bella ed intensa sin dall’inizio. Al 3’ il Cesena è già in vantaggio grazie alla rete di Bordin ma al 39’ Panero riuscì a rimettere tutto in equilibrio. Nella ripresa, il minuto 64, è quello che segna la storia. Sotto la curva del Lecce c’è un calcio d’angolo per il Cesena, Aselli riceve il pallone e mette in mezzo quasi senza guardare. Un pallone al bacio per Cuttone che senza marcature si butta ed impatta il pallone di testa. È gol. È 2-1. È festa grande per il Cesena che torna in Serie A.
Nella massima serie Cuttone è il capitano, disputando quattro stagioni importanti. Quella 1990/91 è l’ultima in maglia bianconera che coincide anche con la retrocessione in Serie B. Un’annata difficile per un squadra che venne guidata prima da Marcello Lippi e poi da Giampiero Ceccarelli e Alberto Batistoni. Agatino saluta il Manuzzi e il pubblico di Cesena dopo aver collezionato 242 presenze, dodicesimo giocatore all time della storia del club. Una vera e propria leggenda.
Concluderà la sua carriera da giocatore prima con la maglia del Perugia in C1 e infine in C2 nella USC Baracca Lugo.
La seconda vita di Cuttone
Appesi gli scarpini al chiodo, Agatino si immerge in un nuovo ruolo. Dal 1993 al 1998, infatti, torna a casa nella sua amata Cesena. Lo fa nelle vesti di allenatore delle giovanili. Cinque anni importanti e formativi.
La prima vera esperienza come allenatore di una prima squadra è nella stagione 1998/99. Cuttone è nella sua Sicilia e guida il Marsala. La prima parentesi In Serie C si conclude con un esonero dopo un girone d’andata molto deludente. Ad Agatino, però, il merito di aver lanciato uno sconosciuto, Patrice Evra, diventato un giocatore importante a livello mondiale soprattutto nel Manchester United. Il francese gli deve molto; i siciliani lo presero per fare l’attaccante ma Cuttone lo vedeva più come esterno. Un’intuizione che ha portato giovamento alla carriera di Evra.
Ecco che cosa ha detto in un’intervista su come il francese è approdato in Italia: “Tramite il Direttore Sportivo, il procuratore, è stato proposto, arrivava da una squadra di Parigi e lo abbiamo trovato, senza transfer e abbiamo dovuto aspettare circa un mese prima di poterlo utilizzare e poi è stato sempre utilizzato”. Sulla modifica della posizione in campo: “Io non l’ho scoperto, ho valutato le caratteristiche, sotto l’aspetto della corsa, sotto l’aspetto tecnico, sotto le doti di proprietà di palleggio, mi sembrava che avesse tutte le caratteristiche per poter far l’esterno, infatti io ho avuto anche qualche problema con la proprietà perché riteneva che dovesse giocare trequartista o seconda punta, mentre io l’ho sempre utilizzato come quarto di sinistra nel centrocampo a quattro e oltretutto ha fatto molto bene. Con me giocava come esterno alto, poi è passato a fare l’esterno basso successivamente. Un bravissimo ragazzo, comunque”.
Nella stagione 1999/2000 viene nominato allenatore della Pro Vercelli, in Serie C2. Un’annata positiva perché porta la squadra ad una salvezza che sembrava quasi impossibile ad inizio campionato. Il suo rendimento da allenatore continua a crescere notevolmente e l’anno successivo firma per il Catanzaro in C2. Raggiunge i play-off. In semifinale elimina la Puteolana con un doppio 0-0, ma le cose non vanno per il verso giusto in finale. Il match di andata al “Claudio Tomei” contro il Sora termina 0-0. La sfida di ritorno è una disfatta, un sogno che si sgretola. I ragazzi di Cuttone passano addirittura in vantaggio al 34′ con Di Corcia, gli ospiti però trovano con Erbini la rete del pareggio a pochi minuti dalla fine.
Nei tempi supplementari Campanile, con una doppietta, regala la vittoria al Sora che vale la promozione in C1.Nella stagione 2001/2002 è il Cesena ad aver bisogno di Cuttone. Subentra a Walter De Vecchi e dalla 15^ alla 34^ giornata ottiene 5 vittorie, 8 pareggi e 7 sconfitte. Un bottino di 23 punti che permettono ai bianconeri di conquistare l’8° posto in classifica. Una rosa che aveva un attaccante che poi si è fatto conoscere molto bene in Italia come German Denis.
Cuttone si rende protagonista di un altro miracolo nella stagione 2002/03 alla guida del Gualdo in C2. Anche qui subentra ed è chiamato ad un vero e proprio miracolo. Alla fine del girone di andata la squadra ha soli 13 punti ma con l’avvento di Agatino la musica cambia e arriva una salvezza con 40 punti. L’anno successivo arriva un importante piazzamento nei play-off. In semifinale fa fuori il San Marino; dopo aver perso 1-0 il match di andata nella partita di ritorno vince 3-2. In finale c’è la Sangiovannese ma anche in questo caso Cuttone non è fortunato. Pareggia 1-1 il primo confronto. Nella partita decisiva Memé porta in vantaggio il Gualdo ma la squadra di Maurizio Sarri riesce subito a pareggiare e poi a segnare altre due reti.
Nel 2005 riparte dal Giulianova, prendendo la squadra alla 24^ giornata. Una parentesi in terra abruzzese molto amara: appena 8 partite, 3 pareggi e 4 sconfitte. Conquista una sola vittoria, ironia della sorte contro il Sora che qualche anno prima aveva spento il sogno promozione del Catanzaro di Cuttone. Nel 2006 viene chiamato a guidare il Gubbio, in C2. Prende gli umbri a gennaio e ottiene un’importante salvezza. Nella seconda stagione viene esonerato alla 17^ giornata con la squadra che ricopriva un piazzamento a metà classifica.
Nella stagione 2007/08 arriva un’altra chiamata per risollevare le sorti di una squadra importante nella sua carriera: il Catanzaro. Questa volta l’obiettivo è salvare la squadra e Cuttone ci riesce. Dai play-out porta i calabresi al 10 posto. Dal 2009 fino al 2017 mette insieme tante esperienze ma sempre molto brevi. In serie Colligiana, Modena (responsabile del vivaio), Benevento, Modena Primavera, Santarcangelo, San Marino e infine Fano in C1.
Agatino non allena dal 2017, sicuramente non è stato molto fortunato finora in questa nuova veste anche se si è reso protagonista di autentici miracoli. Non è stato un giocatore che ha girato molte piazze: è entrato subito nel giro del Torino e si è consacrato, diventando una bandiera del Cesena.