Tutto secondo copione: Emirates Team New Zealand fa un altro sport e nella quarta regata della 37esima edizione dell’America’s Cup non perde occasione per ribadirlo, infliggendo la quarta sconfitta consecutiva a Ineos Britannia. È il 4-0 dopo tre giornate di regate suona già alla stregua di una sentenza, chiaramente emanazione di una superiorità che si è dimostrata tale anche in condizioni di vento piuttosto sostenuto
- Metà gara in equilibrio, ma poi Ineos non può nulla
- Kiwi perfetti e (apparentemente) senza punti deboli
- Ineos, l’ultimo appiglio: la rimonta pazza di Oracle 2013
Metà gara in equilibrio, ma poi Ineos non può nulla
Era forse questa l’ultima cartuccia che i britannici sentivano di poter sparare: regatare con un vento superiore ai soliti 9-10 nodi che avevano accompagnato i primi tre match race della serie. Un’illusione che al solito è durata lo spazio di poche centinaia di metri, perché a una partenza meno aggressiva ma più efficace ha fatto da contraltare la solita supremazia di Emirates nel lato di bolina, che ancora una volta s’è rivelato determinante per scavare un solco tra le due imbarcazioni.
Tanto che dopo essere transitate pari al primo gate e aver guadagnato appena tre secondi nel lato di poppa (grazie a una precedenza ottenuta in uno dei tanti incroci), dal terzo lato in poi non ce stata più storia, con i neozelandesi che hanno chiuso la giornata con 23 secondi di vantaggio sulla concorrenza.
Kiwi perfetti e (apparentemente) senza punti deboli
Nathan Outteridge e Peter Burling nelle prime quattro regate della serie hanno dimostrato al mondo intero quanto la barca dei Kiwi sia nettamente superiore agli avversari.
E dire che stavolta Ineos le ha provate tutte per provare a tenere testa ai detentori della coppa: manovre tatticamente perfette che pure a nulla sono servite, se non a tenere aperto il match race fino a metà regata. Perché dal secondo lato di bolina la differenza s’è fatta una volta di più troppo marcata: presi 150 metri di vantaggio, Emirates non s’è più voltata ed è andata a conquistare l’ennesima vittoria che l’avvicina a sole tre regate dal confermarsi detentore della vecchia brocca, evidentemente ancora restia a riprendere la via della Gran Bretagna da dove è salpata 173 anni fa.
Ineos, l’ultimo appiglio: la rimonta pazza di Oracle 2013
Vero, c’è un precedente nella storia della competizione che in qualche modo può aiutare a rincuorare i britannici: è quello del 2013, quando New Zealand andò a una sola vittoria dal confermarsi detentore della coppa delle 100 ghinee, salvo subirà la clamorosa rimonta di BMW Oracle che si ritrovò a vincere per 9-8 dopo essere stata sotto 8-1. Ma allora ci fu una disputa regolamentare che finì per alimentare i propositi di rimonta degli americani, mentre stavolta la sensazione è che non ci sia proprio nulla che possa impedire ai neozelandesi di mostrare tutta la loro superiorità.
Una finale che (pare) già scritta, con Luna Rossa che osserva chiedendosi cosa avrebbe potuto fare contro questa versione tanto dominante dei Kiwi. Forse, a ragion veduta, decisamente poco.