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La favola di Mustapha Jawara: primo arbitro migrante, dalla fuga in barcone alla I categoria

Mustapha Jawara promosso arbitro di prima categoria: la bella storia di un ragazzo sfuggito alla guerra e alla fame dal Gambia

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Dario Santoro

Dario Santoro

Giornalista

Scrive, commenta, racconta lo sport in tutte le sfaccettature. Tocca l'apice quando ha modo di concentrarsi sule interviste ai grandi protagonisti

Se l’Italia è stata spesso oggetto di critica per l’odio razziale negli stadi, con vergognosi e ripetuti ululati contro i giocatori di colore e non solo – da Balotelli a Koulibaly, da Lukaku a Vlahovic – oggi la Federazione italiana arbitri è in grado di raccontare una favola meravigliosa destinata a cominciare a ribaltare questo fenomeno e a valorizzare il concetto di integrazione nel nostro paese: Mustapha Jawara, arbitro 23enne originario del Gambia è stato promosso ad arbitrare la Prima categoria ed è il primo arbitro migrante iscritto all’ AIA (Associazione Italiana Arbitri).

Mustapha Jawara: il suo arrivo in Italia prima di diventare arbitro

Aveva soltanto 16 anni quando è riuscito a trovare chi lo ha aiutato a scappare da un Paese in guerra, affidandosi al mare. «Sono andato via dal mio villaggio, fatto di quattro strade – raccontò ad Avvenire – perché là un futuro non ce l’avevo. In Mali ho imparato a fare l’elettricista, ma per mangiare procuravo i clienti all’autista per cui lavoravo. Stipendio? Una scodella di riso e 10 centesimi».

Il viaggio è stato un tormento, ha ricordato spesso: «A volte steso sul letto, ad occhi aperti, mi capita di ripensare a quei giorni: sei lunghi mesi rinchiuso in una cella, mi sembrava di essere finito all’inferno. Il barcone? Tu paghi e speri di arrivare prima o poi in qualche porto, io ci sono riuscito e ringrazio Allah. Tanti non ce l’hanno fatta. Un ragazzo che era accanto a me in quella barca che era “gonfia” di uomini donne e bambini, non so se si è addormentato o si è sentito male, fatto sta che l’ho visto scivolare in acqua e non avevo la forza per riacciuffarlo… Stretti come sardine, non mi potevo muovere: ho guardato il pilota e quello con lo sguardo mi ha detto, “non possiamo farci niente”… Chissà quanti corpi ci sono laggiù, in fondo al mare?»

In Italia si è rifatto una vita: «Ho studiato l’italiano e mi sono iscritto all’Istituto Alberghiero fino al terzo superiore. Ma i libri e il cameriere non è mestiere per me, ho preferito fare l’elettricista. »

Sbarcato a Salerno con l’aiuto della Marina Militare, viene a conoscenza del corso per diventare arbitro da un operatore e Massimo Manzolillo, storica figura del mondo arbitrale valdianese lo ha accolto. E’ nel Vallo di Diano che Mustapha riacquista la speranza di una vita migliore. Il suo sogno si è realizzato dopo anni di corso e gavetta: due anni fa ha debuttato in occasione del Campionato esordienti di Palomonte. Poi la risalita che lo ha portato arbitrare in Seconda categoria e ora in Prima categoria.

I complimenti degli arbitri a Mustapha Jawara

Il messaggio di complimenti per il giovane Mustapha Jawara non è mancato da parte del presidente Manuel Robilotta, il Consiglio Direttivo e tutti gli associati della Sezione arbitri di Sala Consilina che hanno annunciato il passaggio di categoria. “Ci congratuliamo con Mustapha Jawara e Mattia Pecori per l’ inquadramento come arbitri di prima categoria, e con Angelo Valente per il suo inquadramento in promozione come assistente”.

Il sogno di Mustapha Jawara, arbitrare un derby e la Coppa Africa

Come ogni giovane arbitro sogna di poter arrivare un giorno ai massimi livelli ed arbitrare i big match, anche per Mustapha Jawara è lo stesso: Napoli-Juve o il derby di Milano è il suo sogno ma anche la possibilità un giorno di dirigere una finale che lo faccia sentire a casa sua.

“Quando ho debuttato tra i grandi in Terza categoria ho avuto un po’ d’ansia poi pian piano mi sono sciolto. Mi è sempre piaciuto il pallone, purtroppo non ero tanto bravo a giocare, conoscevo Musa Barrow del Bologna, anche lui gambiano, che si è affermato in Serie A. Mi piacerebbe arbitrare il derby di Milano o Napoli-Juve ma, nel mio cuore, ho una fantasia che sprigiona dalle mie origini: arbitrare la finale di Coppa d’Africa. Così potrei riabbracciare la mia famiglia che sento solo per telefono”.

Curiosità: l’Erasmus dell’AIA per i giovani arbitri europei

A favorire l’integrazione ci pensa l’Aia che insegna, oltre l’arbitraggio, i valori dello sport e del rispetto ai ragazzi arbitri. Ad inizio Luglio si sono tenuti cinque giorni di partite, in cui i ragazzi e le ragazze hanno diretto in terne miste insieme a colleghi stranieri di altre Federazioni.

Ad ogni gara era presente un osservatore, anche in questo caso spesso straniero, che ha effettuato un colloquio in inglese assegnando poi una valutazione alla prestazione arbitrale. Le risultanze per gli arbitri italiani sono state importanti, tanto che in molti sono stati designati per le partite finali.

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