La seconda vita di Oscar Pistorius comincerà il prossimo 5 gennaio. Non una data qualsiasi: è il giorno nel quale il Dipartimento dei Servizi Penitenziari del carcere di Pretoria ha deciso che l’ex velocista paralimpico potrà uscire di prigione, dove è entrato nel 2016 a seguito dell’omicidio della fidanzata Reeva Steenkamp, per il quale Pistorius è stato condannato alla pena di 13 anni e sei mesi di detenzione.
Una notizia che ha fatto in fretta il giro del mondo e che ha avuto vasta eco in Italia, pensando anche ai tristi fatti avvenuti nei giorni scorsi che hanno riacceso prepotentemente i riflettori sul tema della violenza di genere.
- Terapie contro la rabbia e la violenza sulle donne
- I fatti: l'omicidio di Reeva a San Valentino del 2013
- La reazione (perplessa) della famiglia di Reeva
- Pistorius, dalla gloria alla polvere
Terapie contro la rabbia e la violenza sulle donne
Pistorius ha ottenuto la libertà condizionata a seguito delle deliberazioni fornite da un comitato ad hoc in una prigione vicino a Pretoria, dove il detenuto è rinchiuso da ormai dieci anni (la sentenza è stata però emessa nel 2016: l’ex velocista la porterà a termine nel 2029). Il nuovo regime gli consentirà di poter tornare quasi alla vita di prima, poiché Oscar dovrà comunque seguire una “terapia per controllare la rabbia” e svolgere anche servizi sociali e un corso che fungerà da terapia per la violenza sulle donne. I motivi per i quali è stata concessa la libertà condizionata non sono stati resi noti, ma evidentemente hanno a che fare con una buona condotta tenuta dal detenuto nel corso dei primi 7 anni di detenzione.
I fatti: l’omicidio di Reeva a San Valentino del 2013
In Sudafrica, come nel resto del mondo, il dibattito s’è scatenato in fretta in merito alla bontà o meno dell’operazione portata avanti dalle commissioni carceraria che hanno in custodia Pistorius. Il quale è stato ritenuto colpevole di aver ucciso la fidanzata Reeva Steenkamp il 14 febbraio del 2013, giorno di San Valentino, difendendosi dalle accuse affermando che la sua intenzione non era quella di sparare a Reeva, quanto piuttosto a un ladro che sarebbe entrato all’interno della sua abitazione, dal momento che i quattro colpi di pistola sparati dall’ex velocista sono stati scagliati dal corridoio, quando la porta era chiusa.
Una tesi ritenuta poco probabile dalla Corte che l’ha condannato a 13 anni e 6 mesi di reclusione, che ha finito anche per gettare un’ombra su un personaggio che fino al 2013 era considerato uno degli esempi di maggior virtù dell’intero panorama sportivo internazionale, capace di competere tanto nel contesto paralimpico, quanto con i normodotati.
La reazione (perplessa) della famiglia di Reeva
La famiglia della vittima non ha condannato del tutto la decisione di concedere la libertà condizionata a Pistorius. Ha però espresso riserbo e perplessità sull’eventualità che possa rivelarsi la scelta migliore. In una lettera che la madre di Reeva ha inviato alla commissione che ha preso in carico il caso dell’omicidio della figlia, il dubbio maggiore sollevato ha riguardato l’aspetto degli enormi problemi di rabbia che da sempre fanno parte dei comportamenti tenuti da Oscar nei suoi rapporti sociali, al punto da chiedersi se durante questi 7 anni trascorsi in prigione siano stati affrontati o se siano rimasti dormienti in attesa di tornare alla vita di tutti i giorni.
La madre della Steenkamp ha anche espresso preoccupazione per la sicurezza di qualsiasi donna che potrà entrare in contatto con Pistorius, evidentemente ritenendo che il tempo passato dietro le sbarre non sia stato sufficiente per consentirgli di cambiare il proprio modo di vedere le cose. E allo stesso modo ha ritenuto abbastanza improbabile che a far cambiare abitudini possano contribuire le terapie che la commissione ha stabilito all’interno del programma di libertà condizionata.
La famiglia di Reeva s’è sempre opposta alla versione portata avanti da Pistorius, che ha detto di aver scambiato la fidanzata per un ladro.
Non c’abbiamo mai creduto, sappiamo perfettamente che Oscar era cosciente di chi ci fosse dietro quella porta. Il nome di Reeva e la sua morte continuano ad aumentare la consapevolezza sulla violenza di genere in tutto il mondo.
Pistorius, dalla gloria alla polvere
Oscar Pistorius, classe 1986, è l’unico atleta paralimpico al mondo ad essere riuscito a conquistare una medaglia tra i normodati. È successo nella staffetta 4×400 ai mondiali 2011 di Taegu, in Corea del Sud, quando col quartetto sudafricano conquistò un favoloso argento. Nei giochi paralimpici ha conquistato 6 medaglie d’oro tra le edizioni di Atene 2004, pechino 2008 e Londra 2012.
È particolarmente legato all’Italia poiché il tecnico Andrea Giannini è stato uno degli allenatori con i quali ha collaborato maggiormente nel corso della carriera, e per questo s’è spesso spostato a Grosseto e poi a Vigevano per collegiali e lunghe sessioni tra una competizione e l’altra.