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World Athletics, test obbligatori per determinare il sesso degli atleti: dopo il caso Khelif, la mossa di Coe fa discutere

La Federazione internazionale dell’atletica leggera introduce i test per determinare se un’atleta è biologicamente donna. Coe: “Difendiamo l’integrità dello sport”. Pressione di Trump in vista di Los Angeles

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Gerry Capasso

Gerry Capasso

Giornalista

Per lui gli sport americani non hanno segreti: basket, football, baseball e la capacità innata di trovare la notizia dove altri non vedono granché

Qualche giorno fa Sebastian Coe è uscito sconfitto dalla corsa alla presidenza del Cio, ora si lancia in una mossa destinato a far discutere. La World Athletics, di cui è presidente, ha infatti deciso di introdurre dei test per stabilire se un’atleta è biologicamente donna.

Test e tamponi: di cosa si tratta

La Federazione interazione dell’atleta ha deciso di fare un salto indietro nel tempo e di introdurre dei tamponi e dei Dried Blood Spot (prelievo di gocce di sangue) per verificare il sesso di un’atleta. Non si tratta di una novità quanto piuttosto di una reintroduzione visto che i test che cercavano la presenza del cromosoma Y nel corredo genetico di un’atleta erano stati abbandonati, ma ora reintrodotti dal presidente Sebastian Coe. I test saranno realizzati a partire dai Mondiali di Tokyo il prossimo settembre con gli atleti che dovranno sottoporsi solo una volta nel corso della loro carriera.

Le parole di Coe

Qualche giorno fa Sebastian Coe ha dovuto incassare una sconfitta piuttosto bruciante visto che si è visto “soffiare il posto” come presidente del CIO dall’ex nuotatrice Kirsty Coventry. Ora una mossa che sa di “politico” e a spiegarla ci ha pensato proprio l’ex mezzofondista inglese: “E’ importante farlo perché rispetta tutto quello d cui abbiamo parlato e in particolare dell’integrità dello sport femminile. Riteniamo che questo sia un modo importante per fornire fiducia e mantenere quell’attenzione assoluta sull’integrità della competizione. Noi avrei mai intrapreso questa strada per proteggere la categoria femminile se non fossi stato pronto ad affrontare la sfida di petto”.

Il caso Khelif e la spinta di Trump

Non c’è dubbio che il caso che ha visto protagonista Imane Khelif nel corso dell’ultima edizione delle Olimpiadi abbia avuto un peso anche su questa decisione. La pugile algerina ha ricevuto accuse spesso insensate con l’IBA (Federazione mondiale del pugilato non riconosciuta però dal CIO) che ha rivelato di aver effettuato dei test che dimostrano la presenza del cromosoma Y nel corredo genetico della pugile che ha poi vinto la medaglia d’oro.

E forse non è neanche un caso che la mossa di Coe arriva tre anni prima dell’appuntamento olimpico di Los Angeles 2028. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha infatti lanciato una vera e propria crociata contro gli atleti trans. La decisione di Coe è destinata a far discutere e potrebbe creare anche uno scontro con il CIO.

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