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Australian Open, Murray da leggenda: pass per il terzo turno alle 4 di mattina

Dopo aver eliminato Berrettini al primo turno lo scozzese compie un'altra impresa: Kokkinakis ko dopo essere stato avanti di due set, match da sei ore di durata.

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Infinito, ed epico, Andy Murray. Il programma del secondo turno degli Australian Open si è chiuso quando a Melbourne era notte fonda, anzi quasi l’alba.

Alle 4.10 di mattina, al termine di un match durato poco meno di sei ore (5 h 45 minuti), lo scozzese vincitore di tre Slam e cinque volte finalista a Melbourne, sempre sconfitto, ha strappato il pass per i sedicesimi di finale battendo in cinque set Thanasi Kokkinakis.

Andy Murray non finisce mai: epica rimonta contro Kokkinakis nella notte di Melbourne

All’australiano di origini greche, che nel primo turno aveva eliminato Fabio Fognini, non è bastato né il calore del pubblico di casa, né la spinta di voler riscattare l’amico Nick Kyrgios, compagno nel doppio vittorioso un anno fa agli Open e costretto a rinunciare anche al torneo di singolare a causa di un infortunio al ginocchio.

E neppure gli è bastato trovarsi avanti di due set per resistere alla grinta di Murray, che dopo la battaglia in cinque set contro Matteo Berrettini si è quindi ripetuto, trovando energie mentali e soprattutto fisiche inaspettate alla luce dei 36 anni da compiere a maggio e della lunga assenza dai campi per i noti problemi all’anca. Persi i primi due set per 6-4, 7-6 Murray, sotto di un break nel terzo e sull’orlo del baratro sul 2-5, è poi riuscito a cambiare l’inerzia di un match che pareva segnato, recuperando il servizio perso per poi allungare il match al quarto aggiudicandosi il tie break e spuntarla per 6-3, 7-5, ricevendo gli applausi dello sportivo pubblico australiano, conquistato dalla tenacia dell’ex numero uno del mondo.

Australian Open, l’impresa di Murray entra nella storia: sfiorato il record di durata della finale 2012

Per Murray si è trattato della partita più lunga della carriera, mentre per la storia degli Australian Open è la seconda più lunga di sempre dopo la storica finale 2012 vinta da Djokovic su Nadal al termine di una battaglia di 5 ore e 53 minuti, appena otto minuti in più dell’impresa di Murray. Bisogna invece andare indietro fino al 2008 per trovare una partita finita più tardi a Melbourne: il record resta quello di Hewitt-Baghdatis del 2008, finita alle 4:43.

Andy Murray, il re delle rimonte: l’incredibile record nella storia del tennis

E non finisce qui, perché con la rimonta su Kokkinakis sono diventate undici le partite nei tornei dello Slam nelle quali Murray è riuscito a recuperare uno svantaggio di due set. Nessuno ha fatto meglio dello scozzese nell’era Open, quindi dal 1969 in avanti. Un record difficilmente migliorabile e stupefacente se si pensa al calvario subito dal campione di Wimbledon 2013 e 2016 e degli US Open 2012, le due operazioni all’anca nel 2018 e nel 2019 e il crollo in classifica. Nulla però ha fatto tramontare la passione per il tennis di Andy, che sembra aver clamorosamente e inaspettatamente ritrovato un’efficienza fisica in grado di allungargli una carriera che sembrava finita.

Lo scozzese, che affronterà al terzo turno Bautista Agut, non supera il terzo turno in uno Slam dal 2017, quando si spinse ai quarti di finale a Wimbledon, eliminato dallo statunitense Sam Querrey.

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