Effetto nazionale, no effetto Sinner. Per un giorno la palla quella che rotola e che alimenta discussioni e passioni viene messa da parte e forse anche un po’ dimenticate: la mattina del 23 gennaio viene dedicata interamente al 22enne di San Candido e alla sua partita nei quarti di finale degli Australian Open contro Andrej Rublev.
Sinner, il timore per l’infortunio
Sono tre set, tanto basta a Jannik per portare a casa la semifinale e per regalarsi la possibilità di una nuova sfida con Djokovic. Ma sono tre set di pura battaglia praticamente sin dal primo game. Rublev, che spesso con i suoi comportamenti va un po’ sopra le righe, è uno di quelli capaci di tirare forte sempre e lo fa capire subito. Nel primo set mette in difficoltà Jannik che solo nel finale si cava di impaccio.
Ma il vero timore arriva nel secondo set quando il tennista italiano comincia a tenersi l’addome e a mostrare qualche smorfia di dolare. L’Italia intera trattiene il fiato, lo stesso Jannik poi chiarisce: “Forse ho mangiato qualcosa che mi ha fatto male ed avevo un po’ di aria nello stomaco, ma con il passare dei minuti è andato via da solo. Spero non sia niente”. Anche l’intervistatrice scherza: “Capita a tutti”. Pericolo scampato in vista del match con Djokovic.
Un tie-break da fenomeno
Come tirarsi fuori da una situazione complicata? Tutti a lezione da Jannik. Nel secondo quarto la battaglia si fa ancora più dura e Rublev dà la sensazione di poter avere la meglio quando nel tie-break costruisce un vantaggio di 5-1. Sembra tutto indirizzato verso la parità, ma in quei momenti arriva la versione fenomeno di Sinner, sei punti consecutivi, pressione zero e avanti di due set a spegnere qualsiasi velleità del russo.
L’Italia si ferma per Jannik
Succede che un grande evento sportivo catturi l’attenzione di tutti, spesso molto spesso, succede con il calcio soprattutto in occasioni delle grandi manifestazioni. Sinner riesce nell’impresa di tenere agganciati allo schermo milioni di italiani, sui social il suo hashtag è il primo in tendenza anche se si gioca intorno ad ora di pranzo e anche se molti sono a lavoro. O almeno dovrebbero, in tanti sui social infatti ammettono la piccola malefatta: “Oggi la mia pausa pranzo è durata tre ore”. Offre Jannik.