Il suo tempo da record aveva fatto nascere più di un sospetto e non ci è voluto molto per capire che Sabino Rinaldi, 59 anni, barese, non avesse percorso per intero la maratona di Londra prima di presentarsi al traguardo.
Rinaldi, atleta federato Fidal (sul cui sito risulta presidente di una Associazione sportiva dilettantistica Adp Sopico Running, ndr), che ha all’attivo una serie di maratone e che ha partecipato alla corsa di Londra con il pettorale 61840, è stato l’unico italiano a far parte del manipolo di atleti che nella seconda parte del percorso ha saltato una sezione di 10 miglia (oltre 16 chilometri).
Interpellato dai giornalisti del ‘Times’, che sono voluti andare a fondo nella questione, Rinaldi si è giustificato sostenendo che era lì per divertimento e che comunque non aveva guardato l’orologio: ma è stato proprio il tempo di 3 ore e 19 minuti, e il fatto di essere andato più veloce in alcuni tratti di Mo Farah (plurimedagliato alle Olimpiadi), che ha portato la stampa locale ad approfondire.
A lui i giornalisti dell’importante quotidiano britannico sono arrivati scaricando i tempi per tutti i 47.800 corridori dilettanti, utilizzando un programma per trovare i dati mancanti per alcune sezioni del percorso. Una velocità stimata per queste sezioni è stata calcolata in base alla tempistica finale di ogni corridore. I controlli orari della maratona sono ogni 5 km di gara, a metà strada e al traguardo. Se nel primo tratto ha percorso i primi 20 chilometri in 2 ore e un quarto, quel che ha lasciato sconcertato è stato il secondo tratto, coperto in poco più di un’ora, a un ritmo che sarebbe stato infernale. In soli 20 chilometri Rinaldi avrebbe scavalcato qualcosa come 13.628 atleti: una rimonta che definire da record sarebbe stato un eufemismo. E che invece era solo frutto di comportamento che di certo De Coubertin non avrebbe apprezzato.
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