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Basket Angola, Bruno Fernando ma non solo: Claros sogna l'impresa

Dal primo angolano in NBA all'allenatore giramondo: ecco la Nazionale angolana di basket, prima avversaria dell'Italia di Gianmarco Pozzecco ai Mondiali 2023

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Il volo che ha portato l’Italia del Poz nel continente asiatico è partito e l’operazione Mondiali 2023 è ufficialmente decollata. Gli ultimi due test in programma contro Brasile e Nuova Zelanda serviranno ad affinare la preparazione in vista del debutto previsto il 25 agosto alla Philippine Arena di Manila contro l’Angola, storica rappresentante africana, habitué della rassegna iridata e pronta a svelare il volto di un’Italbasket che vuol divertire e provare a osare.

Di seguito gli Azzurri affronteranno Repubblicana Dominica (il 27) e i padroni di casa delle Filippina (il 29) in quello che si preannuncia forse come il match più complicato del girone eliminatorio, poiché il palazzo dello sport verrà presumibilmente trasformato in un autentico “inferno” dove il tifo potrebbe rappresentare un fattore (e i tifosi filippino, se vogliono, ne fanno di casino). Anche per questo l’Italia spera di poter arrivare alla sfida con una situazione di classifica già ottimale, senza l’acqua alla gola del “dentro o fuori” che potrebbe rivelarsi alla stregua di un ostacolo davvero impervio.

La crisi recente

Cominciare bene il Mondiale è più di una necessità, e l’Angola sarà dunque il primo ostacolo a frapporsi sulla strada degli italiani. Già nell’ultima rassegna iridata, quella disputata in Cina nel 2019, le due nazionali incrociarono i guantoni: nella seconda gara della prima fase l’Italia face un figurone, imponendosi per 92-61 in una serata nella quale Belinelli mise a referto 17 punti e Brooks, Hackett e Abass 11 a testa (del quintetto di partenza è rimasto solo Datome: out anche Gallinari e Biligha, oltre a Belinelli e Hackett).

Quella angolana è una delle nazionali con più nobili tradizioni del panorama africano: presenza fissa al Mondiale da 40 anni a questa parte (ha saltato soltanto l’edizione 1998), ha conquistato ben 11 delle ultime 16 edizioni della Coppa d’Africa, sebbene dopo 17 podi consecutivi tra il 1983 e il 2015 nelle ultime due rassegne continentali siano arrivati un settimo e un quinto posto.

Proprio le ultime annate in chiaroscuro hanno fatto sprofondare la nazionale angolana indietro nel ranking FIBA: oggi occupa la 41esima posizione, dietro tra le altre a Senegal, Tunisia e Nigeria che nel frattempo hanno preso il sopravvento nel movimento africano. Anche per questo viene considerata un po’ l’anello debole del girone dell’Italia, che dunque non potrà permettersi passi falsi per evitare di ritrovarsi subito con l’acqua alla gola.

Dundao e Bango, il nuovo che avanza

Degli ultimi 5 test disputati prima del mondiale, l’Angola ne ha vinto solo uno contro il Messico. Poi sono arrivate 4 sconfitte di fila, l’ultima contro il Giappone per 75-65 in un match valido per la SoftBank Cup, disputato a Tokyo, e nel quale le “antilopi nere” (questo il soprannome che caratterizza la nazionale angolana) hanno guidato nel punteggio per tre quarti di partita, salvo poi implodere letteralmente nel quarto periodo sotto i colpi di Kesei Tominaga, prospetto NCAA tra i più interessanti della nazionale nipponica.

Nel match però s’è distintala guardia Childe Dundao, che con 18 punti ha ribadito il suo ruolo di leader conclamato di un gruppo che ha certamente in Bruno Fernando il giocatore più noto al grande pubblico. Quest’ultimo nel 2019 è stato il primo angolano di sempre ad essere stato scelto al Draft NBA, con Philadelphia che lo ha chiamato alla numero 34. Pochi giorni dopo i Sixers lo hanno ceduto ad Atlanta, dove è rimasto due stagioni prima di passare ai Celtics, quindi ai Rockets e fare ritorno proprio agli Hawks lo scorso febbraio. Centro versatile, che può giocare anche da ala forte, Bruno Fernando deve la sua fortuna alla vetrina del Mondiale Under 17 del 2014, quando alcuni scout lo videro e decisero di portarlo alla Montverde Academy, in Florida.

Attorno a lui però sta crescendo un roster di sicuro avvenire: detto di Dundao, point guard del Petro de Luanda (principale club del paese), molti fari saranno puntati su Jilson Bango, che sembra la copia perfetta di Bruno Fernando (sono entrambi alti 208), ma che ha caratteristiche proprie di un centro vecchia maniera, affinate anche durante la prima annata disputata in Germania al Lowen Braunschweig. E poi c’è Eduardo Francisco, classe 2003, guardia che al Benfica s’è già fatto notare nell’ultima stagione.

Clarós, il giramondo

Il commissario tecnico Josep Clarós è un autentico giramondo della palla a spicchi: da 30 anni è in moto perpetuo alla ricerca di nuove avventure, che l’hanno portato ad allenare ben 5 nazionali e soprattutto a vincere in ben 4 continenti diversi, impresa mai riuscita a nessun altro capo allenatore di qualunque disciplina sportiva. Il sogno proibito dichiarato è quello di provare a portare Angola agli ottavi di finale, anche se per farlo dovrà giocoforza vincere almeno due partite e l’impresa appare oggettivamente fuori portata.

Il debutto con l’Italia sarà uno snodo cruciale: gli Azzurri potrebbero soffrire la fisicità sotto canestro degli angolani, non avendo l’Italia centri di stazza fisica pari a quella degli africani. Ma è l’unico mis match a favore delle “antilopi nere”: Pozzecco avrà preso appunti, ma il pronostico sarà tutto sbilanciato a favore dei suoi ragazzi.

Basket Angola, Bruno Fernando ma non solo: Claros sogna l'impresa Fonte: GettyImages

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