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Basket NBA, esordio show di Lillard con i Bucks. LeBron salva i Lakers contro un super KD

Miglior esordio non avrebbe potuto esserci per Damian Lillard: la sua nuova avventura ai Milwaukee Bucks. Phila lascia Harden in Pennsylvania, Lebron batte l'enorme Kevin Durant

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Le cose, meglio metterle in chiaro da subito. Perché miglior esordio non avrebbe potuto esserci per Damian Lillard: la sua nuova avventura ai Milwaukee Bucks comincia col botto, con 39 punti realizzati nel successo in volata contro i Philadelphia Sixers.

Che seppur senza James Harden, lasciato addirittura a lavorare in Pennsylvania dal management della squadra come forma di “punizione” per aver saltato buona parte del training camp (avrebbe voluto volare con la squadra in Wisconsin, ma la franchigia non ne ha voluto sapere), ha rischiato di rimettere in piedi una faccenda che pareva già segnata a metà del secondo quarto, con i Bucks avanti di 19 punti.

Due triple di Lillard a piegare i Sixers

E tra parziali e contro parziali, alla fine Milwaukee ha dovuto vincerla nuovamente, con due triple di Lillard a spezzare i propositi di rimonta dei Sixers. Che possono consolarsi al pensiero di aver trovato in Tyrese Maxey la pedina giusta per ricoprire il ruolo di Robin con Batman Embiid. Ma la copertina è stata tutta per il primo Dame Time della seconda vita cestistica del’ex fuoriclasse dei Portland Trail Blazers.

Perché Lillard ha davvero fatto scattare l’orologio in fretta: con lui in cabina di regia, Milwaukee ha trovato davvero ciò di cui più aveva bisogno. E al netto di qualche blackout generalizzato che ha permesso a Phila di risalire, la portata del debutto di Dame è stata davvero notevole.

Comincia il Dame Time

Ficcante in penetrazione, temibile dall’arco (4/12, ma pesano le due triple nel quarto periodo con le quali ha ricacciato indietro i rivali), glaciale dalla lunetta (17/17) e presente a rimbalzo (8 in totale), Lillard ha fatto capire di sentirsi già parte integrante all’interno del nuovo progetto.

E soprattutto ha permesso a Giannis di prendersi un po’ di riposo quando più ne ha avvertito il bisogno. Il leader conclamato dei Bucks ha chiuso con 23 punti e 13 rimbalzi, ma anche con due recuperi altrettante stoppate, stabilendo il nuovo primato all time di punti segnati con la franchigia (5.902, superato Abdul-Jabbar), dando l’idea di essere semplicemente andato in ufficio come in un giorno qualunque, seppur il -13 di plus/minus racconti che qualcosa non ha funzionato a dovere. Un po’ di energia poi l’ha portata Bobby Portis, che in uscita dalla panchina ha confezionato 10 punti e 6 rimbalzi.

Kris Middleton sottotono

La nota stonata? La prova decisamente sottotono di Kris Middleton, che certo con Lillard nei paraggi ha meno palloni da giocare: 6 punti, 4 assist e 3 rimbalzi per l’ex secondo violino, che dovrà cercare di capire come poter rendere al meglio nel nuovo assetto.

Phila, al netto dei 31 punti di Maxey, ha avuto un Embiid insolitamente impreciso nella prima parte di gara, capace comunque di chiudere con 24 punti, 7 rimbalzi e 6 assist. Ma quando c’è stato da ricucire è stato Kelly Oubre jr l’uomo in missione, arrivato a toccare quota 27 punti. Per Nurse, al netto del ko. finale, diversi buoni spunti: la questione Harden andrà risolta in fretta, anche se pare che “The Beard” per un po’ non si muoverà. Come potrà incidere, però, è tutto un mistero.

Lebron batte un super KD

Sulla costa Ovest la notte NBA ha raccontato del primo scontro tra Lakers e Suns, con i primi che hanno riscattato la battuta d’arresto subita a Denver all’esordio. Il tutto grazie a un quarto periodo nel quale hanno tenuto Phoenix a soli 11 punti (addirittura appena 3 nei primi 9 minuti), ribaltando l’inerzia di una partita altrimenti segnata.

Coach Ham ha costretto Lebron a fare gli “straordinari”: 35’ sul parquet (anziché i 29’ previsti dal copione), compresi gli ultimi 8’ nei quali ha diretto in modo mirabile le operazioni, firmando anche due canestri in penetrazione con i quali ha permesso ai suoi di mettere il naso avanti dopo una serata passata a rincorrere.

I Suns si sono persi sul più bello: senza Booker e con Beal ancora ai box, Kevin Durant per tre quarti di partita ha smazzato tanto lavoro, chiudendo con 39 punti, 13/23 da due e 8/9 dai liberi, seppur con una sola tripla a bersaglio sulle 5 tentate, salendo al 12esimo posto nella classifica marcatori all time, davanti ad Hakeem Olajuwon (l’idolo di sua madre, come confessato a fine partita).

I segnali di Anthony Davis

Quando ha funzionato lui l’attacco dei Suns ha girato, quando s’è seduto in panchina semplicemente è andato in tilt. Se LeBron s’è preso la copertina nel finale, Anthony Davis ha mandato segnali durante i primi 40’ di serata: 30 punti e 12 rimbalzi per il centro dei Lakers, dopo il pessimo secondo tempo fatto registrare in casa Nuggets (0/6).

Los Angeles però rimane un cantiere a cielo aperto: Russell continua a non convincere, Prince dopo i segnali incoraggianti del debutto ha mandato a referto 18’ inguardabili (una palla rubata e zero di zero: tiri, rimbalzi, assist… un foglio totalmente bianco…), la panchina ha faticato a mettersi in ritmo.

Insomma, bene la forma, meno la sostanza. Phoenix ha ottenuto buone risposte da Eric Gordon (15 punti) e Jordan Goodwin (14), ma in generale ha patito tanto l’assenza di Booker. Mentre Nurkic, prezioso in difesa, in attacco ha mostrato qualche lacuna. Ma siamo solo alla seconda partita: prendere tutto con le dovute cautele.

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