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Basket Nba, Dwight Howard accusato di violenza sessuale da un uomo. La sua versione: "Rapporto consensuale"

La prima scelta assoluta al Draft NBA 2004 - ex giocatore di Magic, Rockets e Lakers - dovrà rispondere di un’accusa di violenza sessuale dopo la denuncia di Stephen Harper

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Dwight Howard, prima scelta assoluta al Draft NBA 2004, torna a far parlare di sé, ma stavolta per questioni che col campo non c’azzeccano nulla.

L’ex giocatore tra gli altri di Orlando Magic, Houston Rockets e Los Angeles Lakers dovrà rispondere infatti di un’accusa di violenza sessuale dopo una denuncia presentata nei suoi confronti da parte di Stephen Harper, un uomo con il quale ha avuto uno scambio di messaggi su Instagram tra maggio e luglio dei 2021, e che proprio il 19 luglio 2021 sarebbe andato a casa del giocatore (come testimonia una ricevuta Uber, che riporta l’esatta tratta effettuata) su esplicita richiesta di quest’ultimo.

Dwight non ha negato il rapporto

Il quale non ha negato la versione dell’accusa, rimandando però al mittente ogni addebito, in quanto a suo modo di vedere i rapporti “erano del tutto consensuali”.

La denuncia è stata notificata soltanto un anno dopo, nell’estate del 2022 (lo Stato della Georgia consente di poterla presentare entro due anni da quanto sono avvenuti i fatti), ma è divenuta di dominio pubblico soltanto nelle ultime ore, alimentando gossip circa anche i presunti orientamenti sessuali di Howard (ormai ex dell’Nba), che aveva sempre negato di essere omosessuale, nonostante più volte si erano rincorse voci di un possibile outing.

Le voci contrastanti

Già nel 2019 l’ex stella dei Lakers era stata al centro di una vicenda legata a possibili liti amorose. Masin Elije, che è dichiaratamente gay, aveva intentato una causa contro Howard, sostenendo di aver rotto la relazione con lui (in realtà mai ufficializzata pubblicamente) dopo aver scoperto che Dwight intratteneva rapporti sessuali anche con altri uomini e donne transgender, tutte accuse che l’ex centro dei Rockets aveva rispedito al mittente, parlandone apertamente anche nel corso di un’intervista con Kristine Leahy.

Quelle accuse all’inizio facevano male, ma col tempo ho capito che erano solo frutto di una cattiveria inaudita. Non sono gay, molte persone lo sono e devono nascondersi. E ce ne sono molte che hanno problemi mentali e che si vedono costrette a nascondersi, e altre ancora che hanno altri problemi e sono costrette a indossare una maschera ogni giorno. Io non voglio indossare alcuna maschera, voglio solo essere me stesso.

La versione di Howard

La causa intentata da Harper, però, appare di ben altro tenore. Nella denuncia presentata alle forze dell’ordine ha descritto nel dettaglio una serie di incontri sessuali che avrebbero coinvolto anche una terza persona, denominata “Kitty”, con l’esplicita richiesta di consumare atti non consensuali.

Howard, attraverso i suoi legali, ha ribadito invece che quegli incontri erano del tutto consenzienti, e che pertanto qualsiasi accusa andava prosciolta per l’insussistenza della versione presentata.

Lo stesso Howard ha confermato di aver intrattenuto uno scambio di messaggi con foto e video espliciti con Harper, ma di non aver mai richiesto incontri “strani”, così come è emerso dai verbali acquisiti dalla polizia. E tantomeno di aver forzato qualcuno a fare qualcosa che non fosse nella propria volontà, ribadendo che il “triangolo” è stato del tutto consensuale e che il presunto scandalo è stato tirato fuori soltanto a scopo di lucro dopo che aveva bloccato Harper, intuendone l’intento malevole.

I legali dell’ex giocatore hanno pertanto chiesto l’archiviazione e il proscioglimento del loro assistito dalle accuse di aggressione, percosse, inflizione intenzionale di disagio emotivo e falsa reclusione.

Ombre sulla Hall of Fame?

Howard compirà 39 anni il prossimo 8 dicembre, anche se forse questo sarà il compleanno più triste della sua vita. In estate ha sperato in una chiamata da parte di qualche franchigia NBA disposta ad affidarsi al suo innumerevole bagaglio d’esperienza, ma dopo essersi visto costretto a emigrare a Taiwan nel corso della passata stagione, il suo telefono è rimasto silente.

In un primo momento si era parlato di una possibile chiamata dei Warriors, ma poi non se n’è fatto più nulla. Tra l’altro Howard, dopo il ritiro di Iguodala, è l’ultimo giocatore della classe 2004 ad essere stato selezionato al Draft a non aver ancora ufficialmente annunciato il ritiro dall’attività.

Questa vicenda potrebbe però finire per accelerarne il processo, anche se i suoi legali hanno ribadito di essere convinti che alla fine ogni accusa verrà fatta cadere, anche se dovranno attendere le indagini prima di poter dibattere in aula. Il caso potrebbe però pesare enormemente in merito al possibile ingresso di “Superman” (come è stato soprannominato sin dagli inizi di carriera) nella Hall of Fame del basket statunitense: un’eventuale condanna renderebbe assai complessa l’elezione di Howard, che vanta un oro olimpico con Team USA conquistato a Pechino 2008 e che alla fine del primo decennio del nuovo millennio era considerato uno dei top 5 della lega assieme a Bryant, James, Garnett e Rose.

Nel 2020 ha conquistato il suo unico anello come veterano in uscita dalla panchina con i Lakers, nella “bolla” di Orlando, dopo aver perso le Finals 2009 con i Magic proprio contro i Lakers di Kobe e Gasol.

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