Anche Fabrizio Biasin si associa alle polemiche legate alla possibile ripresa del campionato di calcio di serie A. Il giornalista prima riporta senza commento le parole di Gianni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell‘Iss e componente del Comitato tecnico scientifico del Governo sull’emergenza coronavirus, che hanno scatenato un polverone sui social. Poi dà spazio alla sua personale indignazione.
Il primo Tweet
Scrive Biasin, riportando le parole del virologo (di fede calcistica romanista): “Rezza (Iss): “Il comitato tecnico scientifico non si è ancora espresso sul calcio ma si tratta di uno sport che implica contatti. C’è chi parla di test ripetuti sugli atleti, ma mi pare una soluzione improvvisata. Io non darei parere favorevole e credo neppure il cts”.
E il secondo
Più articolato il secondo post su Twitter, scritto a un paio d’ore di distanza: “La cosa sbagliata del mondo del calcio non è che cerchi una soluzione per ricominciare a giocare (a tutti gli appassionati manca il pallone), ma che lo faccia dall’alto di un piedistallo, rifiutandosi di fare i conti con il ‘mondo reale’ come tocca a tutto il resto dell’umanità”.
I commenti
Già il primo messaggio scatena discussioni. “Quindi, poiché finché non ci sarà un vaccino, sarà possibile infettarsi e contagiare; niente: calcio, basket, rugby, etc. Secondo l’ISS niente sport per almeno 1 anno, se non 2. Per i tecnici dovremmo stare in casa per anni, ma lo sport e il mondo deve andare avanti in qualche modo”, osserva Raffaele. Anche Giuseppe fissa il prossimo appuntamento per commentare le partite: “Ci rivediamo tutti in Qatar nel 2022″. Raoul invece si sofferma su un dettaglio del discorso di Rezza: “Ha detto da romanista mi auguro non riparta il campionato. In una conferenza di questo tipo poteva risparmiarsi”.
La replica di Capuano
Ancora più articolate le risposte al secondo Tweet di Biasin, quello sul “piedistallo” del mondo del calcio. Il giornalista Giovanni Capuano è il primo a replicare: “Mi pare che quel piedistallo sia pieno di settori produttivi che attendono con ansia risposte su come e quando ripartire, Fabrizio. Non c’è nulla di poetico. Quindi servono risposte concrete, non battute da bar”.
E dei follower
Per Luca non c’è nessun piedistallo: “Per me è il contrario. Il calcio viene trattato come un’industria inferiore. Invece dà lavoro esattamente come le altre e deve essere trattata allo stesso modo. Si considerano solo i calciatori milionari ma ci sono migliaia di lavoratori ‘normali’ che hanno diritto come gli altri”. Un altro utente sottolinea un aspetto: “Finché la soluzione la cercano in base alla classifica attuale di Serie A, quindi ognuno per i propri interessi, l’impressione è che non ci sarà mai una speranza per un’industria in cui non si sa chi comanda, e come”. Anche Paolo è sfiduciato: “Penso che il calcio sarà bello quando avremo ripreso un po’ di normalità ora con quale allegria potrei gioire per un goal?”.