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Caos Juventus: il ruolo di Elkann, chi è Scanavino e cosa rischia il club

L'inchiesta Prisma e le accuse di falso in bilancio hanno travolto Andrea Agnelli e tutto il management bianconero: la svolta è stata dettata da John Elkann

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Per sdrammatizzare si potrebbe dire che la contemporaneità con i campionati del mondo alla Juventus non porta bene. Sedici anni dopo il ciclone Calciopoli, scoppiato proprio poche settimane prima di Germania 2006, nel pieno di Qatar 2022, con il campionato di Serie A fermo e le attenzioni dei tifosi bianconeri già rivolte al ritorno del campionato a gennaio dopo i segnali di ripresa lanciati dalla squadra di Max Allegri, si sono infatti registrate le clamorose dimissioni in blocco dei componenti del Consiglio di Amministrazione, decisione che ha decapitato in pochi minuti i vertici del club ponendo fine a un’era di trionfi forse irripetibile e comunque mai vista nella storia del calcio italiano.

Caos Juventus: i motivi delle dimissioni del Cda e la “moral suasion” di John Elkann

A spingere la Juventus verso la brusca chiusura della storica era di trionfi è stato infatti il progressivo peggioramento dei conti del club, sfociato nell’apertura dell’inchiesta Prisma da parte della Procura di Torino. I filoni d’indagine sono diversi, coinvolgendo da un lato le presunte plusvalenze fittizie create per gonfiare i bilanci stessi, dall’altra il punto più critico, l’accusa di falso in bilancio. I numeri nudi e crudi sono impressionanti, parlando di un buco di circa 700 milioni di euro creatosi in pochi anni, con cinque esercizi consecutivi chiusi in passivo, l’ultimo a -254 milioni, dopo che quello del 2018 aveva fatto segnare “appena” 20 milioni di deficit.

Una voragine, un buco nero mai visto non solo nella storia della Juve, che per anni aveva abituato a coniugare risultati virtuosi sul campo a bilanci modello, ma in quella del calcio italiano di tutti i tempi. Ma più ancora delle cifre a segnare la fine dell’era Agnelli è stata proprio l’indagine sul presunto falso in bilancio, con al centro la famosa “manovra stipendi” durante la pandemia di Coronavirus (l’accusa riguarda gli emolumenti sospesi durante il lockdown e lo stop al campionato, ma che sarebbero poi stati “restituiti”) e la chiacchieratissima “carta Ronaldo”, la scrittura privata sottoscritta con il fuoriclasse portoghese.

Un’indagine che, avviata nell’estate del 2021, si è chiusa a fine ottobre con la notifica di fine indagini nei confronti di 16 persone e che aveva spinto la Procura a chiedere addirittura misure cautelari per Agnelli, proposta rigettata dal Gip, nonostante i reati contestati siano falso delle comunicazioni sociali, false comunicazioni rivolte al mercato, ostacolo all’esercizio delle autorità di pubblica vigilanza, aggiotaggio e uso di fatture per operazioni inesistenti.

Troppo per John Elkann, che in vista dei probabili rinvii a giudizio ha convinto il cugino a fare un passo indietro in modo, come dichiarato dallo stesso ex presidente nel comunicato, “da permettere al club di difendersi con un nuovo management”. Agnelli ha convinto propria volta gli altri consiglieri a seguirlo, chiedendo però all’amministratore delegato Maurizio Arrivabene, arrivato quando le presunte irregolarità erano già state compiute, di restare in carica per gestire la delicatissima transizione.

Il comunicato della Juventus rinvia al 18 gennaio l’elezione del nuovo Consiglio di Amministrazione, ma i prossimi 40 giorni saranno comunque scanditi da altre tappe importanti. Su tutte quella del 27 dicembre, quando è in programma l’assemblea azionisti della Juventus, già rinviata due volte, l’ultima lo scorso 23 novembre, quando con ogni probabilità la rivoluzione era già stata, se non decisa, quantomeno presa in considerazione. Durante l’assemblea ci sarà infatti da approvare il bilancio, già sotto la lente della Procura. Chiara, quindi, la necessità di rinnovare e stravolgere i vertici. Altra data da cerchiare sul calendario è quella della vigilia di Natale, dato che per entro 25 giorni dall’assemblea, fissata appunto per il 18 gennaio, Exor dovrà comunicare la lista completa dei candidati per il rinnovo del Cda.

Rivoluzione Juventus, chi è il nuovo dg: Maurizio Scanavino uomo forte di Elkann

Nell’attesa, comunque, la Juventus del futuro ha già iniziato a prendere forma con la nomina del nuovo presidente, Gianluca Ferrero, presidente del collegio sindacale di Fincantieri, e del nuovo direttore generale, individuato in Maurizio Scanavino: due profili tecnici, le cui competenze saranno fondamentali per gestire le problematiche legali che potrebbero aprirsi a causa dei procedimenti aperti. Proprio la scelta di quest’ultimo, da parte dello stesso Elkann, rappresenta un’ulteriore riprova di come la svolta in seno alla Juventus sia stata fortemente voluta dalla proprietà, se è vero che Scanavino, già amministratore delegato del gruppo editoriale Gedi, è considerato un uomo molto vicino ad Elkann.

Laureato in Ingegneria delle Telecomunicazioni al Politecnico di Torino, il nuovo dg è approdato nel Gruppo Fiat nel 2004 partecipando al rilancio della società guidata da Sergio Marchionne. Nel 2007 l’ingresso nel settore editoriale del Gruppo come direttore dell’area digitale e marketing dell’editrice de La Stampa, mentre nel 2010 Scanavino è stato nominato direttore Generale della concessionaria di pubblicità Publikompass.

La Juventus e l’incubo di un nuovo processo sportivo: cosa rischia il club

Sullo sfondo di tutto questo restano la squadra e i tifosi. Il popolo bianconero ha immediatamente reagito al terremoto dividendosi sui social tra critiche spietate ad Agnelli e ringraziamenti per la lunga era di successi, che dal 2012 ha portato nella bacheca del club titoli 19 complessivi, nove scudetti, cinque Coppe Italia e altrettante Supercoppe Italiane, ai quali aggiungere due finali di Champions League perse nel 2015 e nel 2017.

Per ogni tifoso, però, si sa, la priorità è la squadra: giocatori, allenatore e dirigenti passano, la competitività sul campo resta al primo posto. Poco prima di dare le dimissioni Agnelli ha incontrato Max Allegri, con il quale è sempre stato legato da un profondo rapporto di amicizia, e la squadra, invocando resilienza per non farsi condizionare dagli eventi ed anzi cercare di salvare la stagione portando a casa almeno un trofeo tra quelli rimasti a disposizione dopo il flop in Champions League, quindi Europa League e Coppa Italia, senza pensare alla difficile rimonta in campionato.

Squadra che, e la differenza sostanziale con Calciopoli è proprio questa, non dovrebbe correre troppi rischi per l’indagine Prisma, dal momento che il club è già stato giudicato due volte e assolto anche in appello per il caso plusvalenze. La Procura Figc ha chiesto gli atti ai pm torinesi: le carte sono arrivate da poche ore sul tavolo del procuratore Chiné, al quale spetterà valutare se ci sono gli estremi per far revocare la sentenza sportiva e per l’apertura di un nuovo fascicolo sulle scritture private.

Le sanzioni sull’illecito amministrativo sono regolate dall’articolo 31 del codice di giustizia sportiva. Gli scenari sono diversi, ma solo qualora si dimostrasse che l’eventuale falso in bilancio ha consentito di ottenere l’iscrizione al campionato la sanzione potrebbe arrivare fino alla retrocessione. In caso contrario le sanzioni (comma 1) si limiterebbero a una multa e all’inibizione dei dirigenti coinvolti, oltre che alla squalifica dei giocatori coinvolti nella “manovra stipendi”.

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