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Carolina Morace eletta alle Europee 2024: la laurea in giurisprudenza, la lotta per un calcio giusto e i diritti civili

La più celebre calcistrice italiana ha deciso di scendere in campo e di candidarsi alle elezioni europee: che cosa ha costruito, i risultati e la decisione di rendere pubblica la sua scelta privata per lottare per i diirtti civili

Pubblicato:

Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Carolina Morace eletta alle Europee 2024: la laurea in giurisprudenza, la lotta per un calcio giusto e i diritti civili Fonte: ANSA

L’ultimo tassello di un percorso professionale semplare, perfetto osservato nella sua integrità dalla giusta distanza, la vede candidata alle elezioni europee in attesa di conferma. Perché mancava giusto questo capitolo, forse non del tutto esauriente, alla sua carriera. Al percorso che ha intrapreso con estrema convinzione, contro stereotipi e gender bias che dominano ancora oggi la società civile.

Carolina Morace, avvocata e calciatrice eccezionale, capace di diventare allenatrice e guidare per prima una squadra maschile ha abbracciato questa scelta. E attende di poter intraprendere un nuovo cammino che dovrebbe portarla a Bruxelles, da neo eletta.

Carolina Morace, nuovo percorso in politica

Carolina Morace è stata candidata dal Movimento 5 Stelle, nella piena consapevolezza di presentare un nome forte, di popolarità per via della sua inimitabile carriera calcistica e la visibilità e il creito conquistato sul campo dall’ex giocatrice simbolo della Nazionale italiana.

Morace è e rimarrà comunque un simbolo del calcio femminile, del movimento e della costruzione di quanto si sta osservando in questi ultimi anni anche sul versante della crescente attenzione verso il calcio femminile, grazie all’opera di sensibilizzazione nei riguardi dell’opinione pubblica della stessa avvocata, di Sara Gama e delle giocatrici che hanno deciso di esporsi.

Il calcio nella vita di Morace

Dal 1978, anno del suo esordio, al 1998, quando ha deciso di ritirarsi, Carolina ha vinto 12 campionati italiani, due Coppe Italia e una Supercoppa italiana, laureandosi per 11 volte capocannoniere della Serie A. Numeri esemplari che risultano prestigiosi anche con la maglia azzurra, 150 presenze per un totale di 105 reti, che l’hanno resa la seconda miglior marcatrice della Nazionale italiana dopo Patrizia Panico.

Un’esperienza unica, segnata dalla passione per un mondo forse addirittura più complicato allora di oggi che il movimento è cresciuto, è più maturo, ma forse in cui è meno comprensibile il geneder gap rispetto al professionismo maschile. Dopo il ritiro, Morace (che è laureata i giurisprudenza ed esercita la professione) ha deciso di tentare la via della panchina, sia a livello di club sulla panchina della Lazio Femminile, sia su quella della Viterbese quando militava nel campionato di C 1, diventando la prima donna ad allenare una squadra professionistica maschile.

Dal 2000 ha guidato per 5 anni la Nazionale femminile italiana, prima di diventare Commissario Tecnico della rappresentativa femminile del Canada con cui ha vinto la CONCACAF Women’s Gold Cup. Inoltre ha guidato il Milan femminile, esponendosi anche in difesa di Rino Gattuso quando fu travolto dalle polemiche.

La televisione come presentatrice e commentatrice

Nel suo curriculum figurano esperienze televisive in qualità di presentatrice e di opinionista televisiva, tra le quali la recente partecipazione alla Domenica Sportiva di Alberto Rimedio con Lia Capizzi. Inoltre ha maturato la convinzione di dover rompere il silenzio sulla propria vita privata e lo ha fatto scrivendo nel suo libro, Fuori dagli schemi, del rapporto intenso e di profondo amore nei riguardi di sua moglie, l’ex calciatrice ed allenatrice Nicola Jane Williams.

Il coming out e il matrimonio con Nicola Jane Williams

Il mondo del calcio è pieno di pregiudizi e di omofobia – ha sottolineato – Non biasimo chi non fa coming out. Per molti uomini il non farlo è una forma di protezione. Credo che sia giusto farlo quando si è pronti, quando si è sicuri di poter togliere la maschera e non rimetterla più”.

Intervistata dal Corriere nel 2020, Morace aveva esplicitato il sentimento che la lega a Nicola Jane Williams, conosciuta anni prima a Tokyo in occasione di un evento organizzato dalla FIFA. Da allora sono insieme, malgrado le difficoltà e si sono sposate due volte e hanno coltivato il desiderio di maternità.

“Sì, lo desideriamo. Lei ha già una figlia ed è una bravissima madre, mi commuovo nel vederla parlare così intensamente con la sua bambina, il tempo che le dedica e il modo con cui sta seguendo la sua crescita. Non sarà facile per noi, specie in questo periodo in cui spostarsi per il mondo è complicato a causa della pandemia. So già che dovremo avere pazienza, sia per questo che per tutte le difficoltà che incontreremo”.

La carriera politica

Era il 2020. In quattro anni nulla è mutato, su questo versante. Ma oggi Morace vanta un ruolo diverso. Al Parlamento europeo quelle istanze che, fino ad ora, non hanno trovato albergo altrove potrebbero essere inserite nell’agenda e tradursi in testi con misure efficaci. Diritti civili e non solo.

A Vanity Fair, all’indomani della sua candidatura, aveva confidato: “Per esempio in questo periodo si parla molto degli abusi sui minori nello sport. Io ho proposto il modello australiano, che è nel nostro programma elettorale delle europee. Chi è a contatto con i bambini e con i giovani deve avere una card che gli permetta di esercitare la sua professione con i minori, proprio come è accaduto a me quando avevo la mia scuola calcio in Australia. Questa card si ottiene con la fedina penale pulita e nel periodo in cui lavori può essere ricontrollata costantemente. Parallelamente va trovato anche un meccanismo per il quale le persone intorno devono avere l’obbligo di denunciare, perché troppo spesso accade che le persone stiano zitte”.

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