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Carolina Orsi, numero 1 del padel femminile italiano, in esclusiva: "A Roma ci sarò, cosa credo sul rientro di Sinner"

L'attuale numero 1 del padel italiano, nonché numero 28 del ranking mondiale, in un'intervista esclusiva segna il presente, agli obiettivi della stagione e progetta già la crescita del movimento sportivo al femminile a cui ha contribuito con la sua costanza

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Carolina Orsi, numero 1 del padel femminile italiano, in esclusiva: "A Roma ci sarò, cosa credo sul rientro di Sinner" Fonte: Ufficio Stampa Carolina Orsi

Nei suoi 30 anni Carolina Orsi ha messo l’ambizione, l’applicazione, la determinazione che è, poi, la cifra che esprime e che la numero 1 del ranking italiano lascia che emerga dall’osservazione, dalla giusta distanza. Oggi il padel è il suo presente. Eppure è stata giocatrice di calcio a 5, grazie ai suoi gol che hanno segnato un record, e a una Coppa Italia che la investiva giù di un ruolo centrale, nella svolta del movimento femminile italiano. Con il tennis non è stata una relazione semplice e le soddisfazioni maggiori le ha vissute dall’altra parte, in una parte diversa del campo.

L’incontro con il padel è avvenuto quasi casualmente grazie a un amico di famiglia al Circolo Canottieri Aniene (suo padre Nando è stato portiere della Lazio ed è legato ancora oggi al mondo dello sport) e ha segnato scelte e la costruzione di un’esistenza nuova che potrebbe condurla oltre l’attuale classifica, donarle ulteriori riconoscimenti, dopo la medaglia d’oro a Cracovia, nel 2023, e il bronzo al Mondiale. In esclusiva, in un’intervista concessa a Virgilio Sport, la stessa Carolina ha affidato uno dei sogni sportivi, la conferma della sua presenza a Roma e che cosa ritiene potrebbe accadere a Jannik Sinner, numero 1 del tennis mondiale, prossimo al rientro.

Ha già messo via un successo a Valencia con Nuria Rodriguez, a inizio stagione, a indicare un ottimo avvio che promette bene per questa stagione in cui si potrebbe segnare un cambiamento importante per il padel femminile. Che obiettivi si è ripromessa di centrare, da numero 1 del padel italiano (e 28 del ranking internazionale)?
La stagione è partita molto bene, ne sono consapevole ma gli obiettivi rimangono i medesimi che mi sono prefissata e non da questo 2025. L’obiettivo più alto è di salire nel ranking mondiale dall’attuale numero 28 al 25° dela classifica ufficiale per sognare di entrare nel Master finale, uno degli obiettivi che non nego sia davvero super ambizioso. Obiettivo più umile, sarebbe riuscire a salire in classifica, terminare l’anno migliorando il ranking in corso, centrare qualche partita in più e vincere qualche titolo aggiuntivo da inserire dopo Valencia.

Fonte: Ufficio Stampa Carolina Orsi

Carolina Orsi

Con Nuria – che non è la prima top con la quale gioca in coppia – sta trovando la sintonia indispensabile a lavorare, settimana dopo settimana e che sta portando dei risultati innegabili. Ma quest’ultima vittoria è un successo che ha costruito con anni di impegno trasferendosi a Madrid e lasciandosi alle spalle Roma e l’Italia. Che cosa manca al nostro Paese per colmare il gap rispetto alla Spagna o all’Argentina?
Mi sono trasferita a Madrid nel 2021, approfittando di un’offerta lavorativa perché in quel momento il mio responsabile decise di intraprendere questo cambiamento e mi propose di seguirlo in Spagna e così ebbi l’opportunità di questa proposta perché all’epoca non aveva l’autonomia necessaria per dedicarmi esclusivamente al padel. La mia è stata una scommessa, in quella fase, poi ho lasciato che – crescendo parallelamente agli impegni lavorativi anche nel padel – divenisse la mia principale attività, lasciando il lavoro in questione solo quando sono stata certa che fosse il momento opportuno. Una scommessa vinta, al momento, dedicandomi completamente al padel da pro anche se con base a Madrid. Il gap c’è e separa l’Italia da Spagna e Argentina principalmente e da altri Paesi ma è legato al tempo, poichè hanno più esperienza, è un sport nazionale da tantissimo anni. Se si guardano i numeri dei tesserati è notevole: sono secondi, in Spagna, solo dietro al calcio. Ovunque vai, vedi campi a dimostrazione del livello di diffusione e della pratica. C’è una cultura del padel evidente: tantissimi sono i bambini che si dedicano al padel, come avviene – volendo fare un esempio – per la scuola calcio. Secondo me ci vuole tempo e una metodologia corretta, che si studi e applichi il metodo. Nel mio caso, da ex tennista, sto recuperando la parte che fai all’inizio, quando sei piccola e inizi a giocare: la parte coordinativa, la difesa delle pareti, la tecnica del gioco. Oggi mi confronto con giocatrici che hanno 16, 18, 20 anni ma che, paradossalmente, hanno già formazione e esperienza perché dai 6-7 anni hanno la racchetta di padel in mano e si sono allenate.

Ha in programma di giocare a Roma nel torneo di padel organizzato e promosso anche grazie all’esplosione del numero di praticanti degli ultimi anni e della crescita, a guardare i numeri?
Assolutamente sì, mi auguro di esserci salvo infortuni! Non vedo l’ora di esserci, l’unico motivo che potrebbe impedirmi di essere a Roma è solo quello perché anche stando al programma e all’obiettivo i punti in palio sono tantissimi. Per quel che riguarda il padel, ancora oggi è uno di quegli sport che chi non lo pratica non lo conosce. Manca quella fetta di popolazione che segue questo sport, a prescindere dal praticarlo o meno. Nel calcio non avviene. Allo stadio vanno a vedere una partita e ci sono persone che non giocano, ma sono attivi ovvero si interessano, seguono partecipando all’economia dello sport e dell’industria del calcio con un contributo partecipe. Nel padel, in Italia, il passaggio in questione . Manca arrivare a questa fetta di persone, ma con il tempo, i tornei, la Federazione, i circoli e noi giocatori si arriverà.

Fonte: Ufficio Stampa Carolina Orsi

L’abbraccio dopo il punto decisivo

Ciò a cui accenna è una pianificazione che consenta al padel di mutare e diventare uno sport popolare, come sta avvenendo per il tennis grazie a Berrettini e Sinner, per fare i nomi dei giocatori più celebri in questa fase.
Paradossalmente, nonostante sia la numero 1 in Italia, quando arrivo nei circoli molti faticano a riconoscermi perché manca ancora questo salto, la crescita di questo sport. Step by stop arriverà.

Si è mai chiesta, con quanto ha messo in questi anni di lavoro, se nel calcio avrebbe ottenuto lo questo successo, dopo la Coppa Italia vinta con il Real Balduina?
Sì, ho pensato delle volte a come sarebbe andata qualora avessi continuato. Per me il calcio è uno sport pazzesco, davvero. Ho provato il calcio, uno sport di squadra, dunque, il tennis, individuale, e il padel, che si gioca in coppia e come mi sono divertita giocando a pallone penso mai, perché io sono una persona che sta bene in una squadra. Nel tennis a tratti ho maturato la consapevolezza che fosse poco indicato per me, che l’ambiente del gruppo, della squadra fosse più indicato per me. Ma non mi sono mai gettata nel calcio come nel padel, che è diventato una priorità non per il presente ma per il futuro.

Ciò svela molto di un tratto del suo temperamento, la determinazione e la crescente consapevolezza che ha maturato in un percorso di costante ricerca. Ha un mental coach di riferimento?
Sono seguita da una psicologa dello sport che mi supporta, l’ex giocatrice ed ex numero 1 di padel Elisabet Amatriain con la quale ho intrapreso un percorso da due anni a questa parte. Penso che sia un elemento fondamentale sia a livello personale sia a livello di coppia nel padel, perché è fondamentale nella comunicazione con la compagna, nel come comportarsi, come parlare con l’allenatore principale e le altre figure di staff. E’ una sorta di moderatrice, ti fa da aiuto, ti fornisce degli strumenti per me e per qualunque giocatore o giocatrice di padel. In uno sport di coppia, come il padel, la dinamica è quella di una relazione continuativa con la tua compagna di gioco. Noi siamo rientrate da 4 tornei di seguito dal Sud Americana e dagli Stati Uniti dove abbiamo trascorso h24 il nostro tempo, anche se non conosci l’altra persona. L’aiuto del professionista, di una professionista con un simile background, ti aiuta a gestire e a trattare sempre con rispetto l’altra persona.

Da ex tennista, e giocatrice di padel ai suoi livelli, ha maturato una sua opinione su quanto accaduto a Jannik Sinner? Ritiene che il suo rientro sarà indolore?
Ho seguito ovviamente la vicenda, ma non troppo nei particolari e ho appreso quanto è successo a Jannik. Lo stare tanto tempo fuori dai tornei sicuramente – in alcuni aspetti – influisce, perché il pro può allenarsi ogni giorno, ma è consapevole che l’allenamento è e rimane diverso dalla competizione. Quanto di più difficile, per l’atleta, è riportare quel che fai in allenamento in partita perché molto spesso quando entri in campo e giochi fai l’opposto. E qui capisci quando sei davanti a un campione: è chi è abituato a vincere, e la vittoria sta nella competizione pura. Quando si è costretti a lasciare la competizione, anche solo per via di un infortunio o per altre problematiche, perdi qualcosa legato alla dimensionale emozionale, alla capacità di gestire la pressione, all’ansia e alla stessa rabbia che ti genera il risultato, la partita. All’inizio Jannik potrebbe avere qualche difficoltà, ma siccome Sinner è un campione e lo ha dimostrato, ritroverà la continuità che aveva dimostrato.

Oggi a 33 anni ha già riflettuto sulla eventualità di costruire un futuro in Italia attivamente nel padel? Il suo percorso di studi consentirebbe di intraprendere un percorso simile, visto che ha studiato Scienze motorie e conseguito un Master in organizzazione dello sport. Ha mai valutato questa possibilità?
Fin da adesso sto pianificando il mio futuro, mi piace vedere le giovani emergenti del padel femminile. Per ora non so ancora se come allenatrice, coordinatrice o in u ruolo manageriale del padel femminile o, addirittura, del padel femminile italiano; da sempre chiedo e mi informo sulle giovani, sulle nazionali juniores. E dopo un periodo in Spagna mi piacerebbe tornare a vivere in Italia. penso che la figura di coach, allenatrice possa combinarsi con quella manageriale in un aggiornamento continuo, studiare e includere ogni componente della preparazione. L’ultima cosa che potrebbe frenare è il viaggiare senza interruzione, ma è una valutazione che farei a tempo debito gestendo una coppia oppure in un centro sportivo. A Roma, magari.

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