L’ondata di polemiche e veleno sull’asse Italia-Spagna non si è spenta con la fine del mercato. Gli strascichi del caso Modric sono ancora vivi, sebbene il fuoriclasse croato alla fine sia rimasto a Madrid. Le ultime uscite del regista però non hanno fatto piacere al popolo nerazzurro, che dopo aver sognato a lungo di vedere il croato vestire la maglia dell’Inter devono assistere al balletto delle responsabilità in merito a chi abbia iniziato a contattare chi. Modric, sulla strada del rinnovo con il Real, ha negato l’indiscrezione della stampa spagnola secondo la quale sarebbe proprio partito dal croato il primo “feedback” verso la società nerazzurra, che dal canto proprio replica asserendo di non aver mai parlato direttamente con il giocatore. In ogni caso, a meno che il Real non voglia andare fino in fondo, si tratta ormai di acqua passata. Non per tutti, però, perché il presidente della Liga Spagnola, Javier Tebas, è tornato a lanciare nuove e pesanti accuse verso l’Inter dopo quelle di qualche giorno fa, nel quale Tebas aveva parlato di “trucchi” nell’eventuale proposta di ingaggio che i nerazzurri avevano pronta per il gioiello del Real.
Nel mirino di Tebas, oltre all’Inter, c’è l’Uefa, rea di non vigilare sui club che “hanno alle spalle non uno stato, ma una capitale”: “Non mi aspetto sanzioni importanti per il Paris Saint-Germain per quanto riguarda il Fair Play Uefa – le parole di Tebas al ‘Mundo Deportivo’ – Sono pessimista, vedo che la Uefa non affronta il tema come dovrebbe. Bisogna prendere il toro per le corna, altrimenti non se ne viene fuori. E oggi non parliamo più soltanto di Psg o Manchester City, ma anche di altri club come l’Inter, come abbiamo visto per il caso Modric. Non c’è più bisogno di avere uno stato alle spalle, è sufficiente avere un grande capitale”. Parole che, pur senza nominare la proprietà dell’Inter, sembrano tirare in ballo Suning. Ora il pallone è tornato nella metà campo dei nerazzurri, che già dopo i primi affondi di Tebas si erano detti pronti ad adire le vie legali.
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