Valentino Rossi torna a vincere, questa volta in tribunale. Il Tar delle Marche ha infatti respinto il ricorso presentato dagli abitanti delle ville vicine alla pista da dirt track a Tavullia che il campione pesarese usa dal 2011 per allenarsi assieme alla sua Academy, ovvero il famoso “ranch”.
I vicini contestavano le modalità e le procedure di realizzazione del tracciato, oltre a denunciare una limitazione della libertà personale per l’eccessivo rumore e per la polvere sollevata dalle moto. Il Tribunale Amministrativo Regionale ha giudicato i ricorsi “in parte improcedibili, in parte irricevibili e in parte respinti”. I giudici ritengono che la ditta che ha costruito il ranch non abbia commesso illeciti.
I vicini inoltre contestavano irregolarità nella realizzazione dell’impianto, iniziato nel 2009 e completato nel 2011 dopo che l’area su cui sorge venne modificata da zona agricola a educativa/scolastica con una variante del piano regolatore. “La variante urbanistica -si legge nella sentenza del Tar- è stata sottoposta a valutazione ambientale strategica ed ha ottenuto il parere favorevole della Provincia”.
“Il Comune ha valutato che, in ragione della indiscussa popolarità di cui il concittadino Valentino Rossi gode a livello mondiale, la presenza di un impianto di allenamento del popolare campione e di un contiguo museo a lui dedicato avrebbe potuto costituire un indubbio polo di attrazione per appassionati di tutto il mondo, con conseguenti positive ricadute per il turismo e il commercio. Il fatto che poi il Comune abbia anche chiesto ed ottenuto un’ulteriore utilità (ossia che l’impianto possa essere utilizzato anche per iniziative sportive e sociali dedicate a studenti) non è di per sé la ragione fondante della variante”.
Per quanto riguarda le limitazioni della libertà personale “gli orari di funzionamento dell’impianto non coincidono con le ore dedicate al riposo pomeridiano e notturno delle persone. Lo studio dell’Arpa -l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale- ha giudicato completo ed approvato lo studio di impatto acustico, visto che in nessuna delle verifiche eseguite dall’Arpa negli ultimi anni il valore limite di emissioni è risultato superato”.
Per i giudici del Tar è quindi tutto regolare. Adesso i ricorrenti potranno rivolgersi in appello al Consiglio di Stato.
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