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Ceccon: "Sinner? Lo stanno facendo diventare un santo, ma mi piacerebbe conoscerlo"

Il nuotatore veneto, grande speranza azzurra per Parigi, si racconta al Corriere dello Sport: l'ossessione olimpica, i duri allenamenti e la battuta sul rosso di San Candido.

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Rino Dazzo

Rino Dazzo

Giornalista

Se mai ci fosse modo di traslare il glossario del calcio in una nicchia di esperti, lui ne farebbe parte. Non si perde una svista arbitrale né gli umori social del mondo delle curve

Lavora tutti i giorni con l’ossessione delle Olimpiadi. Thomas Ceccon, il nuotatore baffuto e polivalente, è una delle grandi speranze per l’Italia ai prossimi Giochi di Parigi. Recordman mondiale nei 100 dorso, dovrebbe essere – ma il condizionale è d’obbligo e sono ammessi tutti gli scongiuri del caso, naturalmente – una delle medaglie “sicure” per lo sport azzurro nel nuoto. Alla vigilia del Settecolli di Roma (21-23 giugno), Ceccon si è raccontato in un’intervista verità al Corriere della Sera. Senza filtri, come nel suo stile. A cominciare dalle considerazioni su Jannik Sinner e soprattutto sulla continua agiografia che del rosso di San Candido fanno certi media.

Ceccon, il giudizio tagliente su Sinner

Alla domanda se la sua etica del lavoro lo renda simile al fenomeno del momento Jannik Sinner, il nuotatore veneto ha risposto: “Forse sì, anche se credo che tutti i campioni ce l’abbiano. Adesso tutto quello che lo riguarda è esagerato, lo ha detto lui per primo, anche se pulisce le righe del campo sembra che sia un santo”, ha ironizzato Ceccon che poi però ha aggiunto: “Mi piacerebbe conoscerlo, abbiamo la stessa età, quando vince lui voglio vincere anche io. Da bambino poi giocavo a tennis, Nadal è il mio idolo”.

L’ossessione olimpica di Thomas Ceccon

Quindi sul tormentone olimpico, una sorta di ‘dolcissimo incubo’ quotidiano per Ceccon: “L’ossessione per le Olimpiadi? Non si fa. C’è. Ogni quanto ci penso? Eh, sta diventando ogni minuto, non ci si può far niente. Ogni 50 a dorso dico ‘questo è il ritorno del cento che farò in finale’, ‘questo è l’arrivo’, ‘questa è la partenza’. È un continuo. Capita anche qualche giorno che mi sveglio e non ci penso, però sono molto meno rispetto a quelli che mi sveglio e la mente va subito a quella gara lì”. E ancora: “L’ossessione l’ho sempre avuta, e quando c’è un impegno così… forse sì è necessaria. Dipende anche dalla fase della carriera, io ho 23 anni, è il mio momento”.

Nuoto: tanta fatica in piscina, poco divertimento

Un passaggio molto significativo è relativo agli allenamenti, alla fatica in piscina e al momento di pausa che spesso è necessario nella carriera di un nuotatore, o che per lo meno molti grandi di questo sport prima o poi si sono concessi: “Certo, lo so, ma è tutta gente che ha vinto tanto. Se conquisti tre ori olimpici e devi affrontare la quarta per forza il corpo e la mente si prendono una pausa. Ma io sono giovane, ho vinto relativamente poco, perciò mi alleno sempre, anche d’estate, faccio al massimo un paio di giorni di pausa. Poi palestra, corsa, bici, non posso stare fermo. Cosa penso quando sento la parola acqua? È lavoro, anche se mi piace, infatti lo faccio tutti i giorni, due volte al giorno. Però, divertimento no, non è divertente”.

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