Due partite di Europa League rinviate (quelle di Roma e Inter), due di Champions in programma la prossima settimana spostate a data da destinarsi (protagoniste Juventus e Real Madrid), un numero sempre più nutrito di campionati nazionali sospesi a tempo indeterminato. Eppure, formalmente, per l’Uefa il calcio va avanti. Ieri si sono disputate regolarmente sei partite d’andata degli ottavi di Europa League. E Barcellona-Napoli di mercoledì 18 marzo, tecnicamente, non è stata ancora annullata.
I problemi e i paradossi
Il match ufficialmente resta programmato per le 21 al Camp Nou, senza la presenza di tifosi sugli spalti. Ma in teoria non si saprebbe neppure come giocarlo. Tra Spagna e Italia, infatti, sono stati annullati tutti i collegamenti aerei e il piano B degli azzurri – volo fino a Perpignan e trasferimento in autobus in Catalogna – potrebbe essere stravolto da un eventuale blocco della Francia, che ieri ha innalzato il livello di emergenza per il coronavirus. C’è anche l’ipotesi di spostare la partita in campo neutro, ma quale porzione del continente – ad oggi – può essere considerata sicura?
Impossibile giocare
Soprattutto, è l’inopportunità di giocare in questo particolare momento a rappresentare il sentimento prevalente non solo tra i tifosi partenopei, ma anche tra gli stessi calciatori. Da giorni i big del Napoli sono chiusi in casa, come il resto degli italiani, e si spostano solo in direzione del centro tecnico di Castelvolturno per dei surreali allenamenti a distanza di sicurezza di un metro. Tre di loro – Callejon, Llorente e Ospina – sono stati beccati a far la spesa al supermercato nella sera dell’annuncio di Conte dell’estensione a tutta Italia delle limitazioni per le zone rosse.
Il mancato rinvio
Ieri era data quasi per scontata la sospensione in blocco di tutte le competizioni europee, dopo che l’Oms ha dichiarato la pandemia e dopo l’impennata di contagi da Covid-19 tra gli stessi calciatori, i tecnici e i tesserati di diverse squadre europee. E invece l’Uefa ha rimandato ogni decisione a martedì 17, al termine di un vertice in videoconferenza. Quando magari il Napoli sarà già impegnato nei preparativi per la trasferta catalana.
L’accusa
Della pervicace insistenza dei vertici del calcio continentale a continuare a giocare a tutti i costi e come se nulla stesse accadendo si è occupato il sito Il Napolista. “La Uefa impone il calcio (e quindi il contagio). Definirlo terrorismo suona eccessivo, allora cos’è?”, è il titolo di un editoriale al vetriolo del direttore Massimiliano Gallo. In cui si legge: “Ci poniamo quindi la domanda: un’organizzazione che ostentatamente se ne infischia della salute dei cittadini, in presenza di una pandemia conclamata e vidimata, può essere considerata una organizzazione terroristica? Il termine è scioccante. Ma allora ci chiediamo: come definire questo comportamento che manifesta disprezzo verso lo stato di salute dei cittadini?”.
Le reazioni
Anche Carlo Alvino è convinto: “Bisogna mettere da parte i discorsi economici, in Europa si scherza col fuoco”, afferma a Radio Kiss Kiss il giornalista-tifoso, che da giorni definisce “impossibile” la disputa di Barcellona-Napoli. “Ma come si fa a pensare al calcio in un momento del genere?”, si chiedono molti tifosi sui social. “Sono dei criminali, attaccati ai soldi degli sponsor. Giocare in questa situazione è surreale, siamo tutti impegnati a tifare per chi lotta in prima linea negli ospedali”, tuona Ciro. Anche se qualcuno sussurra: “Però se si giocasse mercoledì a porte chiuse e con tutti i problemi di formazione del Barcellona, potremmo avere delle possibilità”.