Anche se si usa il vecchio conio, fa scalpore pensare che il Milan pagò la bellezza di 40 miliardi di lire per Josè Mari, attaccante spagnolo che in rossonero arrivò accreditato di fama e gloria e finì per andar via dopo 52 presenze e solo 5 gol. Decisamente l’anti-Piatek. Bocciato e bollato come mezzo flop viste le aspettative che c’erano su questo ragazzo che nell’Atletico Madrid sembrava un fenomeno, al punto da guadagnarsi giovanissimo la nazionale spagnola. In rossonero pagò la convivenza con un certo Shevchenko e con Bierhoff. Così, nei primi sei mesi in Italia, José Mari non lasciò il segno escludendo un gol nel 2-2 contro la Roma. Lievemente migliore la stagione successiva, ma alla fine fu un ulteriore anno né carne né pesce: il giovane José tornò in Spagna nel 2002, per poi passare al Villarreal prima e al Betis poi, quindi Tarragona e Xerex prima dell’addio al calcio nel 2013.
IL SOPRANNOME – Lo chiamavano el Picador quando arrivò in Italia ma dopo gli epiteti furono meno piacevoli per lui. Dopo il ritiro però, è cominciata la trasformazione o meglio ancora una totale metamorfosi: el Picador è diventato indio dopo sessioni interminabili di palestra e cambi repentini di look: via i capelli lunghi con fascetta, ecco il doppio taglio rasato-spettinato, via il fisico da seconda punta di movimento ecco bicipiti e deltoidi solcati da tatuaggi e gambe enormi che neanche nel periodo di massima forma da calciatore professionista si era mai sognato di avere.
LA METAMORFOSI – La “mutazione genetica” viene testimoniata, passo dopo passo, su Instagram perché senza più le scarpe chiodate José Mari si è dedicato alla famiglia e al culturismo. Di recente è tornato in Italia, a Napoli, in compagnia della moglie per far visita alla famiglia Reina. I social la sua passione: posta decine di foto su Instagram, immagini ritoccate con filtri aggressivi che mettono ancora più in luce il suo fisico, alternate a ritratti teneri in compagnia di moglie e figli. Il gol non è più la sua ossessione, il fisico invece sì.