Associarlo alle big degli anni 80-90 non vjene spontaneo ma se chiedete a un tifoso della Samp, del Napoli o del Torino (ma anche della Juve) chi era Luca Fusi, immediatamente si aprirà un sorriso. E tutti diranno la stessa cosa: grandissimo professionista, campione esemplare, umile e prezioso. Perché Luca Fusi è sempre stato all’ombra della celebrità, pur avendo giocato con tutti i più grandi dell’epoca.
- Fusi ha giocato con Vialli, Maradona e Baggio
- Fusi ricorda Mondonico come l’allenatore più importante
- Fusi è felice solo allenando i ragazzi
Fusi ha giocato con Vialli, Maradona e Baggio
Alla Sampdoria – dove approdò dopo essersi fatto notare nel Como – era grande amico di Vialli e Mancini. Tra i due fenomeni lui fungeva da equilibratore, in campo come nella vita privata. Tanto estroversi i gemelli del gol, tanto silenzioso lui che per scherzo veniva raffigurato col saio di un monaco. Da Genova lo portò via Ottavio Bianchi, che lo aveva avuto a Como. Serviva uno come Fusi per ridare ordine al centrocampo del Napoli.
[iol_placeholder type="gated"/]In azzurro la storia si ripete: Fusi parla poco o mai ma corre per tutti. Per questo è amatissimo. Al primo anno napoletano vince la Coppa Uefa, poi cambia l’allenatore. Bigon prende il posto di Bianchi e quando Renica si infortuna lo inventa libero. Una scelta che finisce probabilmente per pregiudicargli i mondiali del ‘90 e che porta alla rottura. Vince lo scudetto e va via. Lo aspettano quattro anni gloriosi al Torino dove fa di tutto, libero, mediano, regista, capitano.
Fusi ricorda Mondonico come l’allenatore più importante
Al Toro incrocia i suoi destini con quelli di Emiliano Mondonico: “Per il rapporto dentro e fuori dal campo è stato il top. Con lui sono diventato capitano quando, in base al numero delle presenze, non spettava a me. Mi diede grande fiducia. Quando nel 1993 mi sposai, lo invitai al matrimonio e lui, arrivando in chiesa, rubò tutti i cartelli con le indicazioni mettendo ‘in fuorigioco’ tanti invitati che non trovarono più la strada per la cerimonia. Solo lui poteva essere capace di una cosa del genere”. Lascia nel ‘94 per rimanere in città ma con la maglia bianconera.
A “La Stampa” racconta: “Nel calcio è normale cambiare indirizzo, e trovarti contro, all’improvviso, amici con cui hai diviso soddisfazioni, tante, e amarezze, poche. Qui mi sembra di respirare l’atmosfera di quando andai al Napoli, era 1988-89, si sentiva profumo di scudetto, anche se quella volta centrammo soltanto l’Uefa. C’era Diego Maradona, immenso talento, ma anche adesso sono in ottima compagnia, a cominciare da Roberto Baggio e Vialli. Un Pallone d’Oro non ce l’hanno tutti in squadra, anche in condizioni imperfette ha trascinato l’Italia fino a una finale insperata. Senza di lui, rischiava di tornare a casa prima. Vialli l’ho conosciuto alla Sampdoria. Era il leader, con Mancini ha fatto la grandezza della squadra. Ecco, Baggio e Vialli sono tipi che fanno la differenza”.
Due anni in bianconero, poi l’avventura in Svizzera col Lugano e una convinzione crescente. Fusi vuole allenare. Chi non conta, conta che possa insegnare qualcosa. Comincia col vivaio dell’Atalanta, poi il colpo di fulmine.
Fusi è felice solo allenando i ragazzi
Spunta così un amore d’infanzia, di quando andava in vacanza a Igea Marina (“ ho preso un appartamento con mia moglie Manuela, alla quale nel tempo si sono aggiunti i miei figli Filippo e Federico”). Diventa il tecnico delle giovanili del Bellaria a rivela a ilcalcioillustrato: “Ho capito di preferire il lavoro con i ragazzi rispetto a quello con i grandi. Quando si è presentata l’opportunità di allenare in Romagna ho accettato di buon grado. E oggi la mia vita è questa, lavoro 8-12 ore sul campo. E mi piace ancora”.