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Che fine ha fatto Nocerino, mediano-bomber grazie a Ibra

Una vita da gavetta fino al boom in rossonero

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Che fine ha fatto Nocerino, mediano-bomber grazie a Ibra Fonte: Ansa

La sua seconda vita è iniziata nel 2011: fino ad allora una vita da mediano senza però…vincere i Mondiali, parafrasando Ligabue. Antonio Nocerino parte dall’hinterland napoletano e fa tanta gavetta in Serie B tra Avellino, Genoa, Catanzaro e Crotone. La prima svolta nel 2007: l’esordio in Serie A prima di passare alla Juventus. Da lì, un anno più tardi, Nocerino si è trasferito al Palermo, inserito dai bianconeri nell’operazione-Amauri. A quei tempi, gente del calibro di Cavani, Abel Hernández e Miccoli assieme a Pastore e Ilicic facevano dei rosanero una squadra spettacolare (“Un aggettivo per quella formazione? Non saprei… eravamo imbarazzanti”.) poi la seconda svolta. Lo chiama il Milan nel 2011. Al sito di Di Marzio rivela: “Arrivai al primo allenamento e mi preparai per giocare in partitella. Al primo contrasto con Ibrahimovic, Zlatan mi diede un’ancata e finii cinque metri più in là. “Cominciamo bene!”, pensai. Dopo un po’ di tempo ho capito come funzionava: con Zlatan c’era poco da scherzare. Pretende sempre il massimo in ogni occasione, che sia una partita oppure un allenamento. Tanti, come me, ne hanno tratto un vantaggio enorme. Se non hai carattere, Ibra ti affossa. Se vuoi giocare con lui, devi ragionare come un vincente”.

IL RECORD – Proprio grazie a Ibra, al primo anno in rossonero, Nocerino ha raggiunto quota 11 gol in una sola stagione… “Eh no! Basta con questa storia. Quell’anno Zlatan mi fece appena due, tre assist. Il resto, me lo sono dovuto procurare da solo…”. Poi la favola comincia ad annuvolarsi: “Mentre io mi ero abituato a giocare con un certo tipo di giocatori, la squadra stava cambiando sotto diversi aspetti. Tanti compagni lasciarono Milano, io andai in prestito prima al West Ham, poi al Torino e infine al Parma, che era a un passo dal fallimento. Una volta tornato in rossonero, mi resi conto che quel posto non faceva più per me. Ho capito da me che era arrivato il momento di cambiare aria”.

LA TELEFONATA – Dopo due anni segnati da bassi… più che da alti, nel gennaio 2016 arriva una telefonata di Kakà: “Ciao Antonio! Perché non mi raggiungi a Orlando? Dai, vieni a darmi una mano!”. L’esperienza in Mls, il breve ritorno in Italia col Benevento, poi di nuovo in Florida. “Con mia moglie abbiamo deciso di continuare qui la nostra vita. Al di là delle tante opportunità che questa terra può offrire ai nostri figli, da queste parti sembra tutto più semplice, tranquillo”. Teoricamente non ha ancora detto addio al calcio ma ha comunque le idee chiare sul futuro: “prenderò il patentino da allenatore, anche se pensando al mio futuro mi vedo più portato per lo scouting. Studiare da allenatore, a prescindere da questo, è un’esperienza che voglio fare”.

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