Per Giorgio Chiellini quella passata è stata un’estate molto particolare. Costretto a vedere dalla televisione il Mondiale di Russia che, carta d’identità alla mano, sarebbe potuto essere l’ultimo della carriera, finite le vacanze “obbligate” ecco due responsabilità non di poco conto, ereditare da Gigi Buffon la fascia da capitano tanto nella Juventus che in Nazionale, anche se il centrale toscano ha avuto la tentazione di seguire le orme dello stesso Buffon, ma anche di altri senatori come Barzagli e De Rossi, che hanno detto addio alla maglia azzurra dopo l’infausta partita contro la Svezia.
Chiellini alla fine ha risposto presente e sembra pronto, insieme a Leonardo Bonucci, a caricarsi sulle spalle la leadership di un gruppo giovane, ma di qualità, diretto verso Euro 2020. Intanto l’Italia ha evitato la retrocessione in Serie B della Nations League, quindi le missioni a breve scadenza si chiamano ottavo scudetto con la Juventus, che farebbe di Chiellini il giocatore con più tricolori, e l’agognata Champions.
Il numero 3 bianconero è però anche uno dei pochi calciatori di livello che ha fatto strada pure negli studi. Laureatosi nell’aprile 2017 in Business Administration presso la Scuola di Management ed Economia dell’Università degli studi di Torino, Chiellini ha tuttavia svelato un rapporto poco… idilliaco con gli studi parlando al sito ufficiale ‘FIFpro’ in occasione della campagna “Mind the Gap”, volta a incoraggiare i calciatori a prepararsi per una seconda carriera e a difendersi dai problemi finanziari e dai problemi di salute mentale in età avanzata: “Quando ero piccolo e frequentavo le scuole elementari mi capitava di dire a mia mamma ‘Non sto bene, non voglio andare a scuola’. Lei mi ha sempre risposto ‘Nessun problema, se non vai a scuola non vai a giocare a calcio’. Dopo quelle frasi stavo sempre bene, riuscivo sempre ad andarci” ha detto Giorgione sorridendo.
“Per me lo studio era un hobby, un piacere, non mi pesava. anzi mi teneva attivo il cervello. Quando sentivo di essere stanco smettevo, ma penso che mi abbia dato una grossa mano in tutto. Perché nel calcio se non sei attivo mentalmente e non sei lucido non sei veloce nel capire le situazioni, non arrivi a certi livelli. Quando ero da solo mi allenavo la mattina, tornavo a casa dopo pranzo, mi riposavo e nel pomeriggio studiavo un paio d’ore. Poi magari nei periodi più intensi, quelli vicini all’esame, mi portavo i libri anche in ritiro, comunque non ho mai saltato un allenamento per andare a seguire una lezione”.
Chiellini ha già le idee chiare su cosa fare dopo il ritiro: “Quando hai 20-25 anni ti sembra di essere indistruttibile. Ti sembra che con il calcio tu possa fare tutto, e invece devi già pensare al futuro, perché a 35 anni la carriera finisce e dopo c’è una vita davanti dove giocare a calcio non ti basterà per vivere. Mi piacerebbe rimanere nel mondo del calcio, è la mia grande passione. Magari con qualche ruolo ‘da scrivania’ e non di campo. Però devo mettermi ad imparare, senza pensare di permettermi di andare in un posto sapendo già fare tutto visto che ho giocato 15 anni nella Juve e in Nazionale”.
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