Nella serata di oggi, con ogni probabilità, è stata messa la parola fine alla carriera agonistica di Christian Eriksen, il folletto danese colpito da un attacco cardiaco nel corso dell’esordio della Danimarca contro la Finlandia ad Euro 2020. Come comunicato dalla Federazione danese, oggi Eriksen si è sottoposto ad un intervento chirurgico al cuore per impiantare un defibrillatore sottocutaneo. Un intervento che in ambito medico sarebbe di routine, ma che per la vita di uno sportivo di questo livello vuol dire, nella maggior parte dei casi, la fine di tutto.
Per fare maggiore chiarezza, un defibrillatore è una specie di sistema di protezione che regolarizza le aritmie cardiache, cioè i cambi di pulsazioni improvvisi del muscolo cardiaco. Nel comunicato, la federazione danese non ha svelato alcuna diagnosi, ma tutto fa credere che sia stata una miocardite la causa del malore in campo nel match contro la Finlandia, un’infiammazione per la quale però secondo i medici danesi – e alcuni specialisti internazionali da loro consultati – non bastava una cura farmacologica.
Ora, nella vita di Eriksen si aprono due ipotesi, anche se è decisamente troppo presto per capire quale delle due sarà prevalente. Dovete sapere che i tipi di defibrillatori impiantabili sono due: uno permanente ed uno temporaneo. Nel caso di un dispositivo permanente, la carriera di Eriksen (almeno in Serie A) può dirsi completamente finita, in quanto secondo una direttiva sanitaria nazionale non è possibile svolgere sport di contatto con un dispositivo attaccato al cuore.
Le difficoltà di un suo ritorno in campo sono anche legate ad aspetti prettamente legali: provate a un medico che si prenda la responsabilità di firmare un certificato medico di idoneità sportiva del genere, tanto per fare un esempio.
Il centrocampista tra 4-5 settimane sarà sottoposto a nuovi esami, che stabiliranno se il rischio di aritmia è in qualche modo correggibile. Esami che l’Inter farà svolgere al calciatore a Milano, dove si ripeterà di fatto tutta la procedura medica affrontata in questi giorni al Rigshospitalet. Se gli esiti saranno positivi, e questa aritmia cardiaca in qualche modo correggibile, allora una qualche speranza di rivederlo sui prati di San Siro ci sarebbe, anche se non prima di moltissimi mesi per un’idoneità sportiva da recuperare quasi da 0.
“Cavolo, ho soltanto 29 anni”, erano state le parole di Eriksen appena risvegliatosi in campo sabato scorso. E questo fa capire di che enorme sfortuna stiamo parlando.