Il Giro d’Italia 2023 si è concluso con la vittoria di Primoz Roglic. A commentare il trionfo del ciclista è stato Beppe Conti, voce del ciclismo in Italia da decenni, durante la puntata di trasmissione Bike2u, realizzata in collaborazione tra OA Sport e Sport2u.
“Secondo me non era disegnato bene. C’erano troppe montagne e non si può pretendere che più aumenti le montagne più aumenti lo spettacolo. Dovrebbero avere un motorino per riuscirci, ma mi auguro nessuno lo abbia. 51mila metri di dislivello sono troppi, secondo me non ha senso. Tre tappe durissime nel finale, compresa la cronoscalata, è impossibile pretendere che ci si muova già a Campo Imperatore, poi le energie finiscono. Poi mancavano attaccanti come Vingegaard e Pogacar e quindi è andata così” inizia cosi la voce del ciclismo italiano.
Prosegue poi Beppe Conti:“Evenepoel è andato fortissimo, è stato molto bravo. Per battere Ganna e tutti gli altri bisogna essere un talento incredibile, ma non lo scopriamo certo oggi. Peccato sia uscito così male dal Giro, forse anche mal consigliato. Alcuni dicono che sia voluto andare via perché la crono non era andato bene. Secondo me non si va via la domenica sera quando c’è il lunedì di riposo. In ogni caso bisognerebbe andare dagli organizzatori a giustificare la tua scelta, come fece Bernard Hinault nel 1980. Si rischia sennò di fare come Pantani, che ‘scappò’ dal Tour nel 2000 e non lo invitarono più. Anche perché non mi sembra fosse venuto gratis…”.
Conti riporta il suo pensiero sul nuovo regolamento riguardo il Covid: “Io ho una figlia anestesista che si è fatta tutta la pandemia in sala di rianimazione. Lei mi ha detto che il Covid oggi non è più una malattia mortale e che non è più necessario fare i tamponi. Allo stesso tempo però se hai in squadra uno che sta male cosa fai? Sarà una cosa che farà discutere ancora. Secondo me le squadre fanno bene a fare i tamponi, anche perché c’è il rischio di miocarditi per chi ha avuto problemi al cuore. Credo sia giusto fermarsi tutto sommato”.
Riguardo le vittorie di Milan e di Bais:“Qui mi prendo qualche merito: un paio di anni fa dissi che Milan poteva essere un Ganna più veloce e sembra che l’ho azzeccata. Continua ad essere un inseguitore eccezionale ma si sta dimostrando un velocista di grande talento. Ho saputo che sulle Tre Cime ha avuto un problema intestinale ed anche per questo a Roma non aveva le gambe. Deve ancora migliorare, sia nella scelta dei rapporti che nella posizione, e comunque ci vuole una squadra. Potrebbe trovarla alla Trek, dove potrebbe andare il prossimo anno. Non ci sono più i treni come quelli che aveva Cipollini, ma anche solo con un paio di corridori al servizio avrebbe potuto fare un tris di vittorie. Ora lasciamogli preparare bene i Giochi Olimpici di Parigi e poi che si dedichi alla strada”.
Prosegue poi la voce del ciclismo: “Per prima cosa bisogna dire che siamo stata la nazione che ha vinto più tappe. Certo, non si vince più come una volta, ma bisogna dire che il ciclismo è uno sport sempre più globale. Al Giro quest’anno hanno vinto 12 nazioni diverse, una volta non erano più di quattro, anche per questo le vittorie sono diminuite. Per il resto queste vittorie sono un ottimo segnale. Dainese è un ottimo velocista, chissà che non nasca una rivalità con Milan. Zana a me piace molto, ma ci andrei piano nel dire che è un uomo da corse a tappe. Deve prima provare a fare classifica in una corsa breve, poi vedremo. Per me non ha ancora le caratteristiche da Grande Giro, grandi montagne e grandi crono. Rimane un grande talento, che ha dimostrato di valere”.
Un commento sulla frazione di Crans Montana: “Io ho un sospetto: secondo me si dovesse arrivare a tutti i costi a Crans Montana per una questione economica. Il timore era che magari i corridori facessero uno pseudo-sciopero e si fermassero prima del traguardo. A parte questo era una tappa che si doveva fare. Le condizioni non erano certo da accorciamento. Poi magari la fai senza forzare, ma non era assolutamente da accorciare. Anche perché l’abbigliamento moderano ripara dal freddo in maniera straordinaria. Questo rimane uno sport difficilissimo, tremendo a volte, ma per fortuna si sono fatti grossi passi avanti”.
Sulla tappa preferita: “Il finale è stato tutto bello. Dalla tappa del Bondone in poi è stato tutto degno di un gran finale. Mi è piaciuto Roglic, così come la grinta di Thomas. I corridori hanno dato veramente tutto e bisogna rispettarli per questo. Certo, se riuscissimo a far venire al Giro due talenti come Vingegaard e Pogacar sarebbe perfetto”.
Un commento su Damiano Caruso: “Damiano è stato bravissimo. Con tutte queste montagne e tutte queste fatiche è stato bravissimo ad arrivare ai piedi del podio. Io torno a pensare all’opportunità persa lo scorso anno. Dopo il secondo posto del 2021 la scelta di mandarlo al Tour ancora non la capisco. Purtroppo il tempo passa anche per lui, e quest’anno, per quanto sia andato forte, non era quello di due anni fa. Arrivare comunque dietro a quei tre, ma davanti a tutti gli altri parla della sua serietà e della sua professionalità” riporta OA Sport.