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Ciclismo, le rivelazione shock di Lance Armstrong: ecco come aggirava i test antidoping

Lance Armstrong ha raccontato in un podcast come è riuscito a sfuggire a 500 controlli antidoping, la rivelazione shock: "Usavo sostanze che sparivano dopo 4 ore"

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Per fare quello che ha fatto, Lance Armstrong necessitava di una copertura da fare invidia ai maggiori sistemi di sicurezza. Ma adesso che il tempo ha svelato la verità delle cose, non passa giorno in cui non ci sia qualche dettaglio in più a dare piena contezza del sistema che ha avvolto come una nube oscura il ciclismo a cavallo del nuovo millennio. In un’epoca nella quale il doping era la regola, un’abitudine consolidata un po’ a tutti i livelli, e alla quale nessuno poteva sottrarsi, a meno di non finire mestamente a tirare la carretta in fondo al gruppo. Ciò che Lance Armstrong non avrebbe potuto e dovuto fare, anche perché utilizzato come simbolo di riscatto da un mondo che in realtà era marcio dalla testa ai piedi.

Oltre 500 test, ma uno positivo: ecco come ha fatto

Il texano, che oggi ha 52 anni, di tanto in tanto dispensa qualche pillola “nostalgica” degli anni che lo videro dominare soprattutto sulle strade di Francia. La maglia gialla per lui era un’ossessione e in tanti hanno coperto scomode verità e che avrebbero potuto far crollare il castello all’istante, non in ritardo come poi è avvenuto a partire dal 2012 in poi. E ospite del podcast “Club Random” di Bill Baher, Lance ha raccontato alcuni particolari della sua carriera che non erano ancora stati resi noti al grande pubblico.

“Il compito mio e di chi mi stava accanto era quello di ingannare il sistema. L’ho sempre detto e posso ribadirlo ancora una volta: sono stato controllato almeno 500 volte, ma non c’è mai stato un test antidoping che abbia dato esito positivo. Non potevo sottrarmi a quei test, perché vincendo tanto spesso ero l’atleta più controllato in assoluto di tutto il gruppo. Ma sapevo come non lasciare alcuna traccia rispetto alle sostanze che avevo preso”.

Il sistema Armstrong: solo sostanze non rintracciabili dopo 4 ore

Armstrong non ha fatto nomi di prodotti o farmaci vietati, pur lasciando chiaramente intendere di averne fatto uso in più di un’occasione. Ma la particolarità sta nella “qualità” dei prodotti utilizzati. “Quando andavo a fare il campione di urina, sempre dopo la gara, non c’era alcuna traccia di quelle sostanze. Questo perché la loro durata era breve, e nel corpo non potevano essere più rintracciate appena 4 ore dopo l’assunzione. Soprattutto quella che procurava maggiori benefici aveva quel tipo di durata, dopodiché era impossibile rinvenirla nei campioni”.

Va spiegato come i test dell’epoca fossero assai meno accurati di quelli attualmente in vigore, tanto da lasciar presupporre che per i corridori fosse più semplice riuscire a non farsi cogliere in flagrante. “Se fumi uno spinello, sai perfettamente che dopo due settimane potresti rinvenirne delle tracce nel tuo sangue. Nel caso dell’eritropoietina, invece, ciò non era possibile: l’EPO ha cambiato il concetto stesso di doping, introducendo un nuovo paradigma nel mondo sportivo, non soltanto nel ciclismo. E l’EPO ha una vita media nel sangue di 4 ore”.

Il rimorso di Lance: “Quei prodotti non erano sicuri”

Ciò che a distanza di anni Armrstong rimprovera tanto a se stesso, quanto a chi lo seguiva nel suo percorso da atleta, è l’aver sottovaluto molti dei possibili effetti collaterali dovuti all’assunzione di certe sostanze. “Usavo un farmaco che non era possibile rilevare ai controlli, ma che era tremendamente benefico per le prestazioni e soprattutto per accorciare i tempi di recupero. Mi avevano fatto credere, e come a me a tutti i miei colleghi, che preso sotto la cura di un medico non avrebbe comportato alcun rischio e che fosse sicuro. È una cosa che non posso condividere, nel senso che so perfettamente che ciò non corrisponde al vero, e pertanto negli anni ho potuto guardarmi allo specchio e ammettere di aver commesso tanti errori”.

La colpa però è solo mia. Ora sto cercando di riacquistare la fiducia delle persone, ma è molto difficile e so che in tantissimi continueranno a giudicarmi per gli sbagli che ho commesso“.

“Ci vorrà ancora del tempo: la mia vita è letteralmente implosa dopo che il castello delle tante bugie è venuto giù, e non ho perso soltanto soldi, ma anche ciò che poteva portarmi ad essere definito uomo e atleta”.

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