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Cincinnati, Sinner non impressiona ma batte in due set Michelsen. E in TV non si vedono le palline

Debutto in chiaroscuro per Sinner, che batte in due set il giovane Michelsen, ma mostrando tante difficoltà al servizio. Ma anche seguire il match in TV non è stato facile...

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Minimo sforzo, massima resa. Che poi non è necessariamente una colpa: Jannik Sinner alla fine il suo lo fa, battendo Alex Michelsen all’esordio nel Masters 1000 di Cincinnati e guadagnando qualche altro punticino rispetto a Novak Djokovic, primo inseguitore nel ranking, assente nell’Ohio (punterà direttamente a Flushing Meadows). A ben vedere però le buone notizie finiscono qui: la prova del numero uno del mondo è stata decisamente in chiaroscuro, con percentuali rivedibili al servizio e in generale senza mai dare la sensazione di poter davvero fare un sol boccone di un rivale che non doveva opporre troppa resistenza. Alla fine con un break per set la pratica è stata risolta, ma questo Sinner è lontanissimo parente rispetto a quello ammirato a inizio stagione (o nello scorso autunno).

Partenza a razzo, poi quanta fatica al servizio!

Le attenuanti non mancano, tra caldo e condizioni fisiche che per stessa ammissione di Jannik non possono essere al massimo. Però intanto qualche scricchiolio s’è notato anche contro Michelsen, che in certe fasi del match ha persino fiutato il colpaccio. Sono state ben 8 le palle break collezionate dal giovane statunitense: Sinner le ha disinnescate tutte, ma la fatica è stata sua fedele compagna di viaggio. Anche se il primo gioco del match, nel quale è subito arrivato il break, in qualche modo aveva autorizzato a pensare a un epilogo di giornata di ben altro tenore.

Sinner aggressivo con la risposta e Michelsen spazzato via (anche psicologicamente) dalla maggiore propensione dell’altoatesino ad approcciare a partite come queste. Però poi la partita, anziché somigliare a un monologo, si fa spigolosa e per grosso demerito di Jannik, che nel primo parziale arriva a servire appena il 43% di prime in campo. Sugli spalti (e in tv) si rumoreggia e nemmeno poco: anche Vagnozzi tradisce un po’ di nervosismo, riuscendo però a sfogare un po’ di tensione quando finalmente la prima riesce a entrare. Michelsen colleziona qualche palla break, ma non la sfrutta adeguatamente: finisce 6-4, con Sinner che si limita a fare il compitino.

Michelsen colleziona palle break, ma la chiude Sinner

Il giovane classe 2004 intuisce che la giornata del numero 1 del mondo sia cominciata con la luna storta. E lo tiene costantemente sulle spine, costringendolo a inseguire per tutta la durata del secondo set. Dove le palle break più importanti capitano tutte sulla racchetta di Michelsen, con Sinner che ha almeno la bravura di riuscire a disinnescarle tutte.

A Jannik ne bastano invece un paio nell’undicesimo gioco per volgere la contesa a proprio favore: la prima la annulla l’americano, ma ai vantaggi la tensione lo tradisce e Sinner scappa sul 6-5. A quel punto con due ace (ottavo e nono della partita) l’italiano chiude i conti, spingendosi al terzo turno dove sfiderà uno tra Sebastien Baez e Jordan Thompson (molto più scorbutico quest’ultimo, già giustiziere di Nadal a Brisbane a inizio anno). Alla fine la differenza l’hanno fatta i punti vinti con la seconda (61% contro 43%).

Jannik senza fronzoli: “Penso a Flushing Meadows”

Sinner a fine partita non s’è curato molto dell’estatica. “Sono qui per ricercare la giusta condizione, non certo per dimostrare di essere al top. Ho in testa gli US Open e basta, per cui questa settimana mi servirà per prepararmi all’ultimo appuntamento slam della stagione. Per questo posso dire di ritenermi abbastanza soddisfatto: so di non aver giocato la mia miglior partita, ma so anche di non essere al massimo della forma. E poi a Cincinnati ho sempre fatto fatica…”.

Palline “invisibili”: che fatica vedere il match…

Una partita peraltro “difficile” da decifrare per chi l’ha vista da casa: il sole e la luce accecante che rifletteva sulle telecamere ha reso la lettura del gioco davvero proibitiva, tanto da risultare complesso anche seguire le traiettorie della pallina. Il campo blu in questo senso non ha aiutato: spesso si è dovuti andare per intuito, e buono a sapersi che Sinner i conti li abbia fatti tornare…

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