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Cincinnati, Berrettini felice a metà: cede in tre set a Rune ma toglie a Sinner il record di set vinti di fila (21)

Finisce subito l'avventura di Matteo Berrettini a Cincinnati: contro Rune domina nel primo set, diventando il primo italiano a vincere 21 set di fila. Poi però il danese ribata tutto

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Il finale non è dei più lieti, ma c’è comunque un traguardo che vale la pena festeggiare. Anche se questo a Matteo Berrettini poco importa: la sua avventura sul cemento di Cincinnati si riduce a tre soli set, il primo dominato e i restanti due di pura sofferenza contro un Holger Rune a cui va dato il merito di aver ritrovato in fretta la via maestra. Finisce subito la corsa del romano nel primo torneo del suo tour nordamericano: 6-2 1-6 4-6 il punteggio di una partita brutale, che pure avrà tanti altri motivi per essere ricordata.

Berrettini supera Sinner: 21 set vinti consecutivamente

Perché al di là del risultato finale, l’esordio di Berrettini a Cincinnati porta con sé infatti un dato che ha del clamoroso: Matteo ha vinto 21 set consecutivi e così facendo è diventato il tennista italiano capace di conquistare il maggior numero di set consecutivi nella storia dell’era Open (probabilmente anche della precedente, solo che in assenza dei dati computerizzati non si può avere una verifica). Il dato è strabiliante: Berrettini non aveva lasciato alcun set nelle precedenti 10 partite disputate, vale a dire le 5 di Gstaad e le 5 di Kitzbuhel, e al debutto a Cincinnati ne ha subito approfittato per “chiudere” la pratica.

Il precedente record apparteneva a Jannik Sinner, che di set vinti consecutivamente ne aveva mandati a referto 20 tra la sfida di semifinale di Davis Cup contro Djokovic e la semifinale degli Australian Open, sempre contro Djokovic. Insomma, al netto della superiorità recente dimostrata da Jannik, il dualismo non può che far bene al tennis italiano.

Primo set da applausi: Matteo è on fire

Contro Rune, Berrettini è stato semplicemente debordante nel primo set. Che ha aperto con un break figlio di almeno tre risposte ficcanti che hanno messo subito alla berlina il malcapitato danese. Al servizio il romano è solido e per Rune questo è un bel problema: ogni volta che lo scambio si fa prolungato è comunque Matteo ad avere la meglio, di fatto vanificando ogni chance di risposta del rivale.

Che dopo aver tenuto un game a zero (quello del 3-2) crolla nel settimo gioco, offrendo altre tre palle break all’italiano, che non deve far altro che lucrare sugli errori del rivale. Il set si chiude con un parziale di 12-1 per Berrettini che conquista a zero anche il gioco col quale archivia la pratica in mezzoretta e spiccioli.

L’altra partita: Rune ribalta completamente l’inerzia

Nel secondo però la musica cambia: Rune è più aggressivo e nel secondo gioco trova il primo break di giornata, con Matteo che sbaglia prima col dritto sul 40-40 e poi col rovescio, decisamente largo. La risposta del romano è immediata, ma Rune nel terzo gioco risale da 15-30 e con tre punti di fila conferma il break. I turni di battuta del danese però risultano essere complicati: deve spingersi ai vantaggio anche nel quinto, che pure fa nuovamente suo. Qualcosa però s’è inceppato negli automatismi di Berrettini, che nel sesto gioco va in affanno, concede tre palle break e poi una quarta, che gli costa cara.

La striscia di set si chiude qui, ma la partita di Matteo ha preso ormai una brutta piega: due doppi falli gli costano il break già nel primo gioco del terzo set, ma è quel che succede nel terzo game a fare paura, con Matteo avanti 30-0 e Rune capace di confezionare comunque un altro break, sfruttando anche evidenti errori col dritto di un Berrettini ormai a corto di fiato e di idee. Eppure anche Rune ha le sue pecche: perde a zero il game successivo, riconsegnando un break al rivale, che poi subito lo conferma concedendo appena un punto al danese. Si va avanti senza scossoni, ma quando conta il danese dimostra di avere la tempra giusta. Finisce 6-4, con qualche buon rimpianto e un nuovo record di cui comunque far sfoggio. Anche se non era quello che Berrettini più voleva.

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