Come in una tragedia del teatro greco antico, si va consumando un ulteriore capitalo della diatriba che vede contrapposti a Margherita Agnelli, figlia dell’Avvocato e di Marella Caracciolo, i suoi tre figli, gli Elkann. Non a caso, Enzo Biagi aveva inserito nel suo celebre Dinastie la famiglia Agnelli, interprete del mutamento industriale e sociale di un Paese alla ricerca di una nuova identità, che aveva nell’automobile uno dei suoi simboli di benessere e di riscatto.
Oggi che alla guida di Exor e dell’impero c’è John Elkann, figlio del giornalista Alain e di Margherita, quel che rimane dell’eredità della nonna Marella tocca sia lui sia i suoi fratelli. John, detto Jaki, con Lapo e Ginevra uniti e contrapposti alla madre e ai fratelli minori, nati dall’unione con Serge de Pahlen dell’unica erede degli Agnelli dopo il suicidio del fratello Edoardo. A Torino, il tribunale del capoluogo piemontese ha accolto una richiesta degli avvocati della controparte e ha sospeso il procedimento. Ad anticiparlo è l’agenzia ANSA.
- Eredità Agnelli, sospeso il procedimento a Torino
- Eredità Agnelli: nuovi elementi
- L'inchiesta di Report e le anticipazioni
- La giurisdizione: il punto focale
- Il notaio e le accuse sui testamenti
- Il procedimento in Italia o in Svizzera?
- La rivendicazione di Margherita Agnelli
Eredità Agnelli, sospeso il procedimento a Torino
Oggi, stando alle indiscrezioni di ANSA, si somma a quel che abbiamo capito – con estrema fatica – della contrapposizione nelle aule giudiziarie tra Margherita Agnelli e i tre Elkann, questa novità.
Secondo il take, che cita fonti vicine agli ambienti giudiziari, è stata accolta dunque la richiesta da parte di Jaki e dei fratelli minori Lapo e Ginevra di sospendere il procedimento.
Margherita Agnelli aveva chiesto una quota del patrimonio della madre, Marella Caracciolo, moglie di Gianni Agnelli, al quale aveva rinunciato con un accordo stipulato nel 2004. La questione riguarda l’eredità della nonna, sulla quale sussiste un’annosa e complessa vicenda che ha generato cause giudiziarie sia in Italia, sia in Svizzera. E potrebbe decidere le proprietà, anche della Dicembre, cassaforte degli Elkann.
Eredità Agnelli: nuovi elementi
Marella Caracciolo, nei conti bancari a lei riconducibili aveva 6,6 milioni. Inoltre possedeva terreni e ville per un valore di mercato di 67 milioni, passando agli immobili e da esperta di arte e appassionata custodiva opere e gioielli dal valore stimato di circa 54 milioni.
Un patrimonio importante che avrebbe lasciato ai tre nipoti Elkann, legatissimi ai nonni Gianni e Marella, morta nel febbraio 2019. Un legame indissolubile, tanto che avrebbe deciso di affidare anche la sua Panda 4×4 del 2013 ai tre fratelli, ai vertici della Dicembre. E dunque alle redini dell’impero Agnelli.
In tempi recenti, nell’aprile scorso, emersero nuovi elementi resi pubblici dal Corriere della Sera e abbinati all’inchiesta di Report, che presentò quanto scoperto dagli investigatori ingaggiati da Margherita.
Margherita Agnelli
L’inchiesta di Report e le anticipazioni
Stando a quel che anticipava Report su twitter, in questa lunga controversia legale dalle molteplici declinazioni giudiziarie che vede contrapposta Margherita ai primi tre figli sarebbero emerse risvolti interessanti.
Uno dei documenti clou fu mostrato in una inchiesta che prova a ricostruire il patrimonio della moglie dell’Avvocato, ipotizzando anche quale potrebbe essere il possibile recupero fiscale nel caso in cui fosse accertata la residenza italiana della nonna di John Elkann.
La giurisdizione: il punto focale
Una questione, quella della giurisdizione, su cui si è avvitato una parte importante del ricorso della figlia (Italia o Svizzera) oggetto della causa civile a Torino che vede Margherita Agnelli contrapposta ai suoi tre figli Elkann.
Con questa decisione del tribunale, dunque, si dovrà attendere l’esito delle due cause svizzere sull’eredità di Marella Caracciolo per procedere.
Margherita Agnelli
Il notaio e le accuse sui testamenti
Urs Von Grünigen è il notaio a cui Marella si è affidata per i testamenti e che è tornato al centro della questione redità, proprio per via delle cause che l’erede dell’Avvocato ha avviato per ridisegnare la distribuzione dei beni. Che cosa si legge nel documento di cui Report è entrata in possesso? Secondo quanto ricostruito, Marella Caracciolo aveva 8 conti bancari con un saldo attivo complessivo di 6,6 milioni di franchi svizzeri (il cambio con l’euro attualmente è alla pari) ma il 95% della liquidità era in soli due conti al Credit Suisse. Gli immobili svizzeri sono quelli noti ma non si conosceva il valore di mercato indicato invece nell’inventario: la villa Chesa Alkyone destinata a John Elkann (39,3 milioni), Cheza Medzi per Lapo (16,8 milioni) e la casa di Lauenen per Ginevra (11 milioni).
Oltre ai preziosi, i gioielli della nobildonna napoletana sposata Agnelli, vi sarebbero numerose opere d’arte e quadri che andrebbero a costituire una componente rilevante della massa ereditaria perché si raggiunge la cifra di 54 milioni.
“Scrive il notaio von Grünigen che nella villa Chesa Alcyon ci sono «quadri e altri beni di valore» per 24 milioni, a Marrakech per 2,8 milioni a Villar Perosa per 1,5 mentre alla voce «Gioielli di Donna Marella Caracciolo» si legge la cifra di 1,3 milioni, per un totale alla data del decesso di 54 milioni. Il mobilio delle case è tutto sommato di valore modesto, solo 1,5 milioni”, riferisce il Corsera.
Il notaio in questione – Urs von Grünigen – è in pensione da un paio d’anni, si dedica all’escursionismo, alla cucina e a difendersi dalle accuse di Margherita sulla falsità dei testamenti.
Nei conti del professionista vengono inseriti anche 33 milioni di crediti verso la figlia ma, all’opposto, risultano iscritti – su richiesta formale dei legali di Margherita – “come voce pro memoria” 98 milioni nelle passività, cioè pagamenti effettuati negli anni dalla stessa Margherita a favore della madre sulla base degli accordi ereditari del 2004. Quegli stessi accordi che Margherita considera nulli. E che generano non solo incertezza e inevitabile distanza, ma la mole indubbia di procedimenti, documenti e carte che in un tempo immane costituiscono la lotta per l’eredità.
Lapo e John Elkann, figli di Margherita Agnelli
Il procedimento in Italia o in Svizzera?
Perché questa notizia è così rilevante, qualora fosse confermata? Se vincesse la tesi sostenuta da Margherita, potrebbe vacillare uno dei vecchi capisaldi (il patto successorio) dell’intero impianto dell’eredità Agnelli e, in teoria, la madre degli Elkann potrebbe aspirare alla quota del 50% del patrimonio materno con possibili impatti sugli assetti della cassaforte-società, ovvero la famigerata Dicembre.
Secondo i legali degli Elkann, gli assetti della Dicembre non possono essere messi in discussione e nemmeno gli accordi originari onnicomprensivi di Margherita sull’eredità dell’Avvocato e sulla rinuncia a quella della madre (in cambio di 1,3 miliardi).
La rivendicazione di Margherita Agnelli
Che cosa rivendica, poi Margherita? Secondo quel che è stato riferito a suo tempo dallo stesso Corriere, i dubbi delle figlia sarebbero scaturiti dal fatto che all’epoca della stesura dei testamenti “non ne potesse comprendere la portata” e che per motivi di salute fosse “minata nella sua effettiva capacità naturale a testare”. Inoltre le tre versioni del testamento svizzero del 2011, 2012 e 2014 sarebbero invalide per vizi di forma: notaio e testimoni non parlerebbero l’italiano e Marella non parlava il tedesco, è sbagliata la data di nascita, le firme sono tremule, l’ultima non riconoscibile. A supporto ha presentato perizie grafologiche. Inoltre i suoi avvocati avrebbero chiesto che fosse ammessa una querela di falso del testamento, richiesta tecnica ma che assume un valore, un suo peso in questa diatriba.
Le iniziative giudiziarie promosse in Svizzera nei riguardi del notaio sono state respinte e secondo quel che ha prodotto e portato avanti, nel corso di queste cause, Marella Caracciolo era pienamente capace di intendere e volere al momento della firma, convalidata dal notaio.
Oggi questo nuovo passaggio, sul fronte torinese, in attesa di una chiarezza processuale anche in Svizzera e una risposta, sul piano giudiziario.