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Covid-19, Michela Moioli piange la nonna: "Non siamo invincibili"

La campionessa di snowboard Michela Moioli ha raccontato al Tg1 il suo dramma: nonna Camilla è morta, nonnno Antonio è in ospedale

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Covid-19, Michela Moioli piange la nonna: "Non siamo invincibili" Fonte: Instagram

Il tempo, a volte, non ricompone le cose. O non aiuta almeno, se l’emergenza coronavirus sfiora e si aggrappa a una famiglia serena, unita e solida come quella che hanno costruito Antonio e Andriana, bergamaschi, insieme da sempre e con quattro figli.

Ad ammalarsi per primo,o a manifestare i sintomi del Covid-19, è stato prima lui che di anni ne ha 84 e con un banale raffreddore ha iniziato ad affrontare questo subdolo virus che non ha risparmiato Andriana. Sono i nonni di Michela Moioli, campionessa olimpica e mondiale di Snowboard che ha attraversato nel pieno del dolore le conseguenze della pandemia, nella sua Alzano Lombardo, uno dei focolai più virulenti.

Michela Moioli: la nonna scomparsa a causa del coronavirus

La perdita della nonna Camilla (era ricoverata presso la locale RSA) l’ha segnata profondamente: Michela che posta nelle stories di Instagram i suoi nonni, li coccola, li rende partecipe dei suoi successi sportivi. E che racconta ai suoi followers quando si ammala nonno Antonio (con lei e nonna Andriana nella foto).

Loro sono i miei nonni, Antonio e Andriana.
Mia nonna la conoscete, perché spesso appare nelle mie storie e nei miei racconti.
Il nonno non lo conoscete ed oggi vorrei raccontarlo.
Antonio, classe 1935.
È il tipico bergamasco DOC. Ha passato la sua vita lavorando, crescendo 4 figli, senza mai far mancar nulla alla sua famiglia. Vacanze, viaggi, benessere, una bella casa. Ha lavorato finché è riuscito e ha guidato finché ha potuto. Negli ultimi anni ha rallentato, è diventato più schivo e solitario. Ai pranzi di famiglia ascolta silenzioso la conversazione, sembra essere con la testa da un’altra parte ma poi, quando meno te lo aspetti, lancia una frase d’effetto che zittisce tutti. Il nonno c’è, è presente e apre la bocca solo al momento giusto. “Fa finta di non sentire”, dice la nonna, “li sculta chel che ga oia” (ascolta quello che ha voglia).
Ad oggi mio nonno è ricoverato nella clinica Gavazzeni a Bergamo, positivo al Coronavirus.
Da qualche giorno aveva un po’ di raffreddore e quindi, seguendo le indicazioni del medico, è rimasto tranquillo sul divano.
Durante la notte però è caduto, rompendosi il femore, obbligando cosi la nonna a chiamare l’ambulanza.
Non so se i miei nonni si sono salutati in quel preciso momento e non sappiamo come andrà a finire. So che mio nonno ha 84 anni, è ricoverato ed è SOLO. Nessuno può andare a trovarlo, nemmeno la nonna o i figli ( tutti in quarantena ora). Non vedo mio nonno da 3 settimane e spero di poterlo vedere ancora.
Spero che il suo cuore e i suoi polmoni siano più forti di questo Virus, spero che tenga duro.
Penso a tutti quei nonni che sono in questa situazione.
Mariti e mogli divisi, senza potersi abbracciare o salutare per un’ ultima volta. Penso ai figli, ai nipoti ed ai pronipoti.
I nonni sono lì da sempre. Hanno vissuto le guerre, la fame e cose che noi neanche sappiamo.
Sono come dei grandi alberi secolari : diamo per scontato che ci siano, ma poi, quando li tagliano, ci mancano. Lasciano un vuoto.
Questo è quello che questo virus ci sta facendo: ci mette in ginocchio lasciando il vuoto ovunque e dentro di noi.
Non avremmo mai pensato che tutto questo sarebbe successo a noi.

Il ricordo di nonna Camilla al Tg1

Al Tg1, la campionessa ha voluto ricordare la sua perdita per invitare tutti a stare a casa: “Sembra proprio di vivere in una sorta di limbo, perché non si può uscire di casa se non per estrema necessità. Si accende solo il tg per capire quello che ci succede intorno e siamo svegliati solo dal suono delle sirene che vanno a recuperare chi sta male”.

Sua nonna Camilla invece li ha lasciati così, senza salutarli come accade a chi viene colpito da una malattia subdola e ancora troppo sconosciuta: “Non è stato facile perché, come me, molte persone non hanno potuto salutare le persone care. Magari anche i propri genitori, che sono morti insieme. E’ difficile, è la cosa più difficile di questa emergenza non stare vicini ai propri famigliari, dare loro conforto. E ancora di più non potersi salutare con un funerale. Non ci aiuta a superare il lutto”.

Una riflessione che, a 24 anni, la conduce a concludere che “Non siamo invincibili, perché in questa situazione la razza umana sta patendo, sta soffrendo. Stiamo perdendo tante persone vicine: siamo fragili e dobbiamo essere consapevoli di esserlo”.

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