Se Atalanta–Valencia è stata definita dagli esperti, e non solo, la partita zero per quanto poi ne è scaturito nell’intera provincia di Bergamo, allora i Giochi Mondiali Militari di Wuhan potrebbero risultare l’equivalente traslato in un tempo meno sospetto, ma che impone verifiche ed accertamenti alla luce dei recentissimi racconti degli atleti presenti.
I Giochi di Wuhan come Atalanta-Valencia?
L’acceleratore della carica virale del Covid-19 esplosa con effetti devastanti in Lombardia, in particolare nel Bergamasco e nel Bresciano ha segnato la storia recente e indicato l’evento di San Siro tra i possibili responsabili della diffusione del coronavirus e della malattia che ne scaturisce, in quel triangolo così segnato dal contagio.
Una situazione similare a quanto verificatosi in Cina, dal 18 al 27 ottobre 2019 in quella che è stata la città epicentro del contagio durante i Giochi Mondiali militari.
Sospetti coronavirus a ottobre: la denuncia degli atleti francesi
Martedì sul sito francese Bfmtv un atleta transalpino ha raccontato di essersi ammalato con i sintomi del coronavirus (febbre, difficoltà respiratorie), esprimendo la volontà di rimanere anonimo per tutelare la propria privacy. L’Equipe, il più autorevole quotidiano sportivo francese, ha scritto dei pentatleti Elodie Clouvel e Valentin Belaud (“Siamo stati a Wuhan, poi ci siamo ammalati, lui ha saltato tre giorni di allenamenti, io ho avuto problemi mai avuti prima. E quando abbiamo parlato con un medico militare, ci ha detto: penso che l’abbiate già avuto perché gran parte della delegazione si è ammalata”). La Gazzetta ha raccolto le dichiarazioni di un atleta famoso, Matteo Tagliariol, olimpionico di “spada” a Pechino nel 2008, che riporta le sue sensazioni e il malessere accusato.
Il racconto di Matteo Tagliariol: “In tanti avevano avuto febbre, anche se non altissima”
Febbre alta, tosse, difficoltà respiratorie scandirono la sua permanenza (e dei compagni di avventura) in terra cinese. “Quando siamo arrivati a Wuhan, quasi tutti ci siamo ammalati. Io ho avuto tosse, molta tosse. Valerio Aspromonte è stato a letto quasi tutto il tempo. In tanti hanno avuto febbre, anche se non altissima”. Mentre la delegazione italiana conquistava medaglie, intorno nulla faceva pensare a un’emergenza, ricorda Matteo: “C’era qualcuno con la mascherina, ma come avevo già visto nelle trasferte cinesi. Nulla di più. L’unica cosa è che in infermeria non c’erano più nemmeno le aspirine, tutto finito, tanta era stata la richiesta di medicinali per tutti quelli che si erano ammalati”.
Il rientro da incubo: tosse e mancanza di respiro
Per Tagliariol il peggio è arrivato al rientro. “Per una settimana sono stato benino, poi ho avuto la febbre altissima. Sono asmatico, ma il problema è lieve, e in quei giorni invece sentivo che non respiravo. Ho detto a Martina (Batini, la compagna, azzurra del fioretto): se vedi che non respiro bene, chiama l’ospedale”. Il malanno non è passato nemmeno dopo una cura con gli antibiotici. “Nemmeno quelli hanno cambiato niente, alla fine sono stato ammalato tre settimane, sempre con tosse, molto debilitato. Alla fine sono guarito e si è ammalato Leo (il figlio, compirà 2 anni la prossima settimana), anche lui per tre settimane con una tosse impressionante. Ci hanno detto che aveva il broncospasmo, ma non si risolveva nemmeno con il Ventolin, poi si è ammalata anche Martina, ma più lievemente. Quando si è cominciato a parlare del virus, senza nessuna competenza medica, mi sono detto: allora l’ho preso. Ho 37 anni, sono sportivo, sono stato davvero molto male rispetto ai miei standard”.
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