Era lì la festa? Tra sorrisi forzati, gioia un po’ fittizia, tanti vuoti e poche bandiere? Non è colpa di nessuno se il destino ha voluto che la festa scudetto della Juve capitasse a pochi giorni dal sanguinoso ko in Champions con l’Ajax – o forse è colpa dei bianconeri perchè sarebbe stato meglio festeggiarlo la settimana prima con la Spal a Ferrara – ma è indubbio che, al di là di dichiarazioni un po’ di facciata, all’Allianz e in città si è tenuta una festa a metà, più amara che dolce. L’albo d’oro dice e dirà che si tratta di una striscia record, otto scudetti di fila, ma le immagini hanno raccontato qualcos’altro come fa notare Michele Criscitiello.
SOTTO TONO – Il direttore di Sportitalia, nel suo editoriale su Tmw, trova una metafora indovinata e scrive: “La festa della Juventus è sacra, giusta, da applausi ma mi è sembrata la festa di un bambino di 5 anni. I genitori preparano tutta la casa, festoni, torta, animatori e palloncini. Sull’invito c’è scritto: inizio festa ore 18. Alle 19 non c’è nessuno, alle 20 si presenta solo un bambino e alle 21 è tutto finito. Che ansia. Chi lo dice al bambino che deve festeggiare il suo compleanno? Così è sembrata la festa scudetto della Juventus. Striscioni capovolti, tifosi in sciopero, cori contro i napoletani e una festa forzata”.
LA FORZATURA – Come cancellare del resto in pochi giorni l’amarezza per l’obiettivo europeo fallito? Impossibile. Vanno capiti anche i tifosi della Juve, che si son dati un pizzico sulla pancia per far uscire fuori un entusiasmo surreale. Criscitiello conclude: “Festeggiamo lo scudetto perché va festeggiato ma quattro giorni prima eravamo ad un funerale. Il calcio è infame. Si giudicano solo i risultati ed è anche giusto che sia così. Il risultato principale, quest’anno come lo scorso, la Juventus l’ha cannato. Non ci sono troppe spiegazioni. Ripartire da Allegri è una forzatura, servirebbe un’ondata di freschezza”.