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Crisi Juventus, numeri e prospettive dopo una disfatta storica

Andrea Pirlo è stato duro sulla squadra dopo il ko contro il Benevento: era dal 2012 che una neopromossa non tornava dal campo dei bianconeri con la porta inviolata.

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Mancanza di concentrazione. Assenza di “fame e ferocia”, due termini che sono stati storicamente alla base dei successi della Juventus, in particolare nel ciclo vincente ancora aperto.

Con queste parole Andrea Pirlo ha provato a giustificare il fragoroso crollo subito dai bianconeri in casa contro il Benevento. Il tecnico bresciano è stato ancora più parco di parole del solito e, per la prima volta in stagione, è parso prendere le distanze dalla squadra.

In effetti la distonia tra i propositi annunciati alla vigilia dall’allenatore, che aveva stimolato il gruppo dichiarando di credere alla rincorsa all’Inter e anche pungendo gli avversari per la mancata disputa della partita contro il Sassuolo, e quanto visto sul campo è stata evidente: circolazione di palla troppo lenta, pochi uno contro uno sugli esterni, assenza di cambi di passo e di movimento senza palla, ingredienti necessari per avere la meglio su una squadra chiusa a riccio.

Non è la prima volta in stagione che la Juventus denuncia difficoltà contro avversari che si difendono con ordine, in fondo la stessa partita contro il Porto, all’andata dopo lo svantaggio repentino e al ritorno dopo la superiorità numerica, hanno evidenziato gli stessi limiti. In Champions, però, si era vista quantomeno più determinazione, a livello di singoli e di gioco.

I numeri del Benevento la dicono lunga sulla contro-impresa della Juve. I giallorossi, capaci di ottenere i tre punti con l’unico tiro in porta effettuato nei 90 minuti, hanno infatti battuto per la prima volta nella propria storia in Serie A una squadra che occupava a inizio giornata una delle prime tre posizioni della classifica, dopo una serie di sette sconfitte e un pareggio. Non solo. Il Benevento è diventata la prima neopromossa ad aver mantenuto la porta inviolata sul campo della Juventus in Serie A addirittura dal febbraio 2012, quando l’impresa riuscì al Siena. 

Insomma, c’era una volta il “miedo escenico” dello Stadium che paralizzava gli avversari. Era, quella, l’alba dell’era vincente di Antonio Conte, che al termine della stagione avrebbe conquistato il primo scudetto della carriera da allenatore e il primo del lungo ciclo dei bianconeri. Ciclo che il fragoroso ko contro i sanniti, ma Andrea Pirlo non vuole arrendersi.

È facile immaginare che, dopo la sosta, nel delicatissimo derby contro il Torino, si vedrà una Juve ben più carica. Ma forse intimamente convinta che evitare di essere risucchiata nella lotta per il quarto posto e magari vincere la Coppa Italia potrebbe rendere positiva la stagione della transizione.

Crisi Juventus, numeri e prospettive dopo una disfatta storica Fonte: Getty Images

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