La seconda avventura in Champions League con la maglia della Juventus Cristiano Ronaldo la inizierà da Madrid. L’Atletico è l’avversario della prima gara della fase a gironi, ma l’obiettivo del portoghese non può che essere spostato in avanti, alla finale in programma a Istanbul il 30 maggio 2020.
Dopo la cocente delusione dell’eliminazione ai quarti contro l’Ajax, Ronaldo, che proprio contro l’Atletico nel ritorno degli ottavi aveva disputato una partita leggendaria realizzando la tripletta che ribaltò il 2-0 dell’andata proprio al “Wanda Metropolitano”, vuole mettere nel mirino la sesta Champions della carriera.
Del resto vincere per CR7, reduce dallo storico poker di gol con il Portogallo contro la Lituania che lo ha fatto diventare il miglior cannoniere nella storia delle qualificazioni all’Europeo, è diventata una professione e anche di questo il portoghese ha parlato durante la lunga intervista concessa a ITV all’interno del programma ‘Good Morning Britain’: “Vincere e avere successo è la mia ossessione, lavoro per questo e finora ho ottenuto quello che volevo. Non sono io a inseguire i record, sono loro a inseguire me. È questo che mi dà motivazioni e che mi porta a ottenere record in maniera naturale. Se non hai stimoli, invece, è meglio fermarti”.
A sorpresa, però, Ronaldo svela che il sogno che insegue con più determinazione non è legato al numero delle Champions vinte…: “Voglio diventare il calciatore che ha vinto più Palloni d’Oro nella storia del calcio, mi piacerebbe tantissimo e credo di meritarlo”.
“Sono contento che il mio lavoro venga apprezzato dalla gente, quando sento dire che sono il migliore mi sento orgoglioso, vuol dire che riconoscono il mio talento – ha aggiunto l’attaccante della Juventus – Penso di essere bravo, ma la mia grande dote è la forza mentale. I numeri non mentono, negli ultimi 15 anni mi sono quasi sempre mantenuto agli stessi livelli, questo grazie agli sforzi fatti, alla dedizione, al duro lavoro, il talento non basta se non dai sempre il 100% in tutto non arrivi ai grandi obiettivi che vuoi raggiungere. Mi alleno tutti i giorni anche a casa ed è per questo che ho 34 anni ma ne dimostro 28 fisicamente”.
C’è spazio anche per i ricordi di un’infanzia non agiata: “Avevo dodici anni ed ero senza soldi. Vivevo assieme ad altri calciatori della mia età e che venivano da ogni parte del Portogallo, non avevo la mia famiglia accanto ed era davvero dura. Mi ricordo che c’era un McDonald’s lì vicino dove andavamo a chiedere gli hamburger che avanzavano e c’erano tre donne che ce ne davano sempre. Spero che raccontare questa storia mi aiuti a ritrovarle. Vorrei invitarle a cena a Torino o a Lisbona e ripagarle per quello che hanno fatto per me. Non lo dimenticherò mai”.
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