Tra i ricordi di ciascun ragazzo cresciuto nel primo decennio degli anni 2000 ce n’è di sicuro uno legato alle prospettive calcistiche di Jack Rodwell: colui, in breve, destinato a ricevere le chiavi del centrocampo della futura nazionale inglese e di un Top club. Così non è stato.
Oggi Rodwell,a 30 anni, è svincolato, con l’ultima presenza in Premier League che risale al luglio del 2020, mentre la penultima addirittura al maggio del 2017: la sua carriera non è andata, insomma, come previsto, tra infortuni e poca, ma davvero poca fortuna.
Perennemente accostato a diversi club in giro per il mondo, tra cui anche la Roma, che lo proverà in allenamento nel 2019 senza però tesserarlo, nella passata stagione è rimasto allo Sheffield United, ma fuori rosa: e adesso si sfoga, ripensando al passato, ma soprattutto riflettendo sulla sua esperienza al Sunderland, dove è stato considerato uno dei “cattivi”, nel generale tracollo della formazione inglese.
Il perfetto rappresentante di “Sunderland ‘Til I Die” che proprio durante l’esperienza ai Black Cats sembrava aver ritrovato la via giusta per confermare le sue qualità, mostrate nelle 109 gare con l’Everton (che gli valsero alcune convocazioni in nazionale) e dopo aver fallito al Manchester City, che per prelevarlo dall’Everton nel 2012 aveva speso 15 milioni di euro.
“Mi sento come se fossi il capro espiatorio senza fare nulla di sbagliato, davvero. Ero pronto a giocare ma, per qualsiasi motivo, non sono mai stato scelto, cose del genere accadono nel calcio”, racconta all’Everton FC Podcast, della fine della parentesi al Sunderland. Lui, uno dei più pagati in rosa, in un momento molto delicato per la storia del club.
Nel 2018 passa al Blackburn, ma non va mica troppo bene: 21 presenze con una media di 69 minuti in una stagione. A fine stagione lo svincolo sembra essere l’unica soluzione. I provini non cambiano la situazione: e oggi Rodwell nell’album dei ricordi ha più rimpianti che altro.
Se riuscirà a ricevere quel che al calcio ha dato nei primi anni della sua carriera con l’Everton, quando gli astri avevano predetto per lui un roseo futuro, è tutto da vedere: tra qualche mese compirà 31 anni ed è nuovamente svincolato. Costantemente alla ricerca della squadra giusta per consacrarsi, definitivamente.