Quel 23 ottobre è un giorno che è straziante rammentare, in quella dolorosa sequenza in pista a Sepang tra lo sconcerto e le emozioni incontrollate, soprattutto per loro, per Paolo e Rossella Simoncelli. I genitori del Sic, di Marco Simoncelli, che più di chiunque altro hanno affrontato quel dolore passandoci nel mezzo, stordendosi e interrogandosi in un modo che solo chi conosce quella sofferenza può comprendere. Paolo Simoncelli si è aperto, con il Corriere della Sera, provando a condensare in parole pesate, ragionate che cosa avverte a distanza di dieci anni da allora.
Marco Simoncelli: il ricordo del padre Paolo
Oggi hanno proseguito la loro esistenza anche grazie a tutto ciò che Marco ha lasciato e che Kate Fretti ha tenuto a testimoniare in una intervista densa di gratitudine, oltre che di ricordi. Anche per Paolo quanto fatto è merito sostanzialmente di che cosa ha dato il Sic. “Dieci è solo un numero. Non c’è anniversario che tenga, perché nostro figlio Marco è il minimo comune denominatore delle nostre vite ogni giorno, dalla mattina alla sera”, si legge sul Corsera.
“Fu tremendo telefonare alla mamma per dirgli di concedere la donazione degli organi”, ha confidato quasi sussurrando questa frase.
Simoncelli e Valentino Rossi, un’amicizia speciale
Sabato 23 ottobre vedremo anche Valentino Rossi in sella alla sua moto a Misano, sul circuito intitolato a Marco Simoncelli per l’ultima gara in Italia di una carriera inarrivabile, del più grande campione di sempre in MotoGp e che aveva un amico, il Sic che secondo Paolo era anche il suo erede.
“Strana coincidenza eh? Io dico che ognuno può pensare quello che vuole. C’è gente che pensa sia un caso tanto fortuito quanto, per questo, straordinario e unico nel suo genere. Ma c’è anche gente che pensa che non sia un caso. Avevo detto, tempo, fa che Marco sarebbe stato l’erede di Valentino Rossi. Ecco, qui tiro in ballo quel numero: dopo dieci anni del “Sic” parlano ancora tutti”, la risposta di suo padre.
Il giorno della morte di Simoncelli a Sepang
Quel giorno lì è una fotografia vivida, nella memoria e nel racconto di papà Paolo. Seguiva sempre Marco, anche quando voleva dire attraversare il mondo, controllare che avesse mangiato e bene e che ci fossero altre esigenze, o anche solo il bisogno di famiglia, di un riferimento per il suo ragazzo. Lo ha accompagnato sempre, anche quel 23 ottobre di dieci anni fa. Anche quando non dovrebbe.
“Ricordo il momento in cui ho capito che non c’era nulla da fare almeno quanto la fatica profusa dal personale dell’infermeria che ancora mi colpisce, a distanza di tempo. In quel momento, quello della consapevolezza della fine di ogni speranza, entrai nella stanza e mi sedetti vicino a Marco. Gli presi la mano, quella destra che poi rimase morbida per tutto il tempo, fin quando non fu cremato. E poi…”.
Paolo Simoncelli, i ricordi del suo Marco e la Fondazione
Attorno a lui, fu chiaro fin da principio che Marco Simoncelli avesse riportato delle ferite di una gravità indubbia, con l’aggravante del casco sfilato. Quel racconto nitido, ancora più presente riporta anche gli abbracci, il buio, lo sconforto: “Della vita di Marco? Ho troppi ricordi, troppo complicato e forse neppure intuitivo isolarli. Certo non scorderò mai la vittoria del primo motomondiale e la prima vittoria in minimoto”.
Oggi che la Fondazione porta avanti i sogni di Marco, Paolo Simoncelli, sua moglie Rossella e la fidanzata del Sic, Kate, hanno l’onere di realizzare quei progetti a cui Marco teneva e molto. A Coriano, la città natale del Sic, grazie a questa realtà c’è un centro per i disabili che serve quanti ne abbiamo bisogno in un’area importante.
“Nei prossimi mesi sistemeremo il giardino collegato ad un terreno donatoci per i prossimi 100 anni dalla Curia di Rimini. Abbiamo riqualificato l’immobile, ora ci occuperemo dell’area esterna, questo giardino in cui gli ospiti, i ragazzi disabili, finalmente potranno andare a spasso senza correre rischi, senza complicarsi la vita e in tutta sicurezza”, ha spiegato Paolo Simoncelli.
Quella mano stretta così forte, sempre protegge e cura ogni singola iniziativa, ogni minimo gesto. Così è, secondo suo padre:
“In più stiamo aiutando un’associazione di ragazzi autistici di Ferrara: non riuscivano a completare la riqualificazione del loro centro, ebbene li aiutiamo noi. E ci sarà anche lì l’immagine di Marco a guardarli dall’altro. Sembra una cosa simbolica senza troppa profondità. Ma non è così”.
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