Al Festival dello Sport, Paolo Simoncelli è tornato a parlare della morte del figlio, ex pilota della MotoGP: “I 10 anni dalla morte di Marco fanno male, tanto. Cosa è successo nel frattempo? Io e la mamma abbiamo cercato di sopravvivere, impegnandoci nella fondazione e nella squadra corse. Non ci rattrista parlare di lui, lo facciamo volentieri. Anche perché rifaremmo tutto: lui era felice e questa cosa, per un genitore, è la più importante”.
L’incidente di Sepang non si potrà mai cancellare: “Potrei raccontare tante cose, preferisco tenerle per me – continua Paolo Simoncelli -. Ricordo il silenzio del paddock incredibile, un silenzio assordante, ce l’ho ancora nelle orecchie. E poi, l’abbraccio di Pedrosa, uno dei suoi peggiori rivali. È stato il primo, è arrivato subito, ancora oggi ci abbracciamo: mi ha trasmesso qualcosa di speciale. Era come se avesse voluto fare pace con Marco”.
Simoncelli sarebbe potuto diventare l’erede di Valentino Rossi? Il padre non si sbilancia: “Non spetta a me dirlo, certo è che le caratteristiche di Valentino e Marco non le rivedo ancora nei giovani di oggi. Un duello con Marquez? Ci saremmo divertiti per la stessa mentalità e la stessa voglia di lamentarsi poco”.
Paolo Simoncelli chiude l’intervista parlando del tema sicurezza dopo la morte di Dean Vinales e il terrificante incidente causato da Deniz Oncu ad Austin in Moto3: “Quello che è successo ha fatto capire a qualcuno che è ora di metterci le mani. Io ho fatto una guerra personale contro la zona verde: non è giusto che un pilota vada fuori, poi ritorni e poi si giochi la vittoria”.