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Edoardo Artistico: la spalla rissosa dell’attacco

Edoardo Artistico è stato un attaccante vivace Il carattere è stato il suo miglior pregio ma anche il suo peggior difetto.

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Simone Biancofiore

Simone Biancofiore

Giornalista

Laureato in Scienze della Comunicazione all'Università di Bologna. Il calcio è da sempre una grande passione. Scrivere di calcio? Merito di mio nonno, gli devo tanto.

Edoardo Artistico: la spalla rissosa dell’attacco Fonte: Getty Images

Edoardo Artistico è stato un attaccante che ha girato l’Italia. Da Nord a Sud. Nel suo curriculum ci sono diverse esperienze: Monza, Ancona, Salernitana, Torino, Pistoiese, Crotone, Vicenza, Pescara, Verona, Latina, Perugia e Napoli. Non parliamo di un bomber di razza anche se nella sua carriera in 364 partite ha messo a segno più di 120 gol. È stato un giocatore che si è contraddistinto per carattere, intelligenza, senso del sacrificio e tanto lavoro. Non era sicuramente molto tecnico ma molto concreto.

Chi è Edoardo Artistico

Artistico è originario di Napoli ma nasce a Roma il 16 giugno 1969. La sua infanzia la trascorre nel quartiere Trastevere e inizia a tirare i primi calci ad un pallone nella Maestrelli di Portonaccio. Ricorda Edoardo in un’intervista a salernosport24: ”Da piccolino stavo sempre col pallone e la passione c’è stata da subito. A 11 anni, mio zio mi ha portato in una società che si chiamava “Maestrelli”, che era il nome dell’ex presidente della Lazio. Lì ho fatto un paio d’anni e poi a 13 sono stato alla Lazio. A 17 -18, alla Roma e da lì, quella per il calcio è diventata oltre che una passione, anche un lavoro. Ho cominciato a fare il professionista”.

C’è infatti anche la Lazio nel suo percorso nei settori giovanili, precisamente nella categoria Giovanissimi. Giorgio Perinetti vede del potenziale e lo porta alla Roma. A 18 anni ancora da compiere ha una parentesi con la Cynthia, club di Genzano di Roma. È un bel palcoscenico per Ciccio che ha modo di realizzare i primi gol ma anche di farsi conoscere per un carattere molto acceso.

Nel 1988 firma con il Frosinone in C1 e metterà a referto 9 gol in 30 presenze. L’anno successivo resta nella stessa categoria ma con la maglia del Perugia. Anche in Umbria fornisce un contributo in termini di gol (6). Poi c’è il Vicenza, una tappa fondamentale e chiave della sua carriera. I veneti puntano molto sul ragazzo romano e in due stagioni in Serie C arriva a totalizzare una ventina di gol.

Artistico sembra ormai essere pronto per compiere un ulteriore step della sua promettente carriera e nel campionato 1992/93 viene acquistato dal Monza. È un bel passo in avanti per Artistico che a 23 anni si cimenta nel campionato di Serie B e dimostra di essere un attaccante sul pezzo e pronto per certi palcoscenici. Fa coppia con Anselmo Robbiati, i brianzoli sono guidati da Gian Piero Trainini.

Saranno 8 le realizzazioni e ben 4 di queste saranno realizzate di fila contro Modena, Piacenza, Ascoli e Lucchese. Un discreto bottino per Ciccio che darà il suo contributo anche per permettere ai brianzoli di ottenere una tranquilla salvezza. Andranno meno bene le cose l’anno dopo. Anzi malissimo. I lombardi termineranno la stagione con Nedo Sonetti che non riesce da subentrato a salvare la squadra. Saranno solo 4 i gol realizzati da Artistico.

È il momento di voltare pagina per Ciccio che nella stagione 1994/95 viene prelevato dal Pescara. Artistico ha quindi modo di restare in B e di riprendere la sua marcia. In Abruzzo le cose non vanno come vorrebbe. Non trova molto spazio, appena 9 presenze. A referto ci sono due gol, la doppietta rifilata all’Ancona.

Edoardo Artistico con la maglia del Torino Fonte: Getty Images

Il rilancio di Artistico e la prima volta in Serie A

Archiviata la parentesi in maglia biancazzurra, Artistico completerà la stagione con l’Ancona. Sarà il campionato successivo, quello 1995/96, a lanciarlo in maniera definitiva. Ciccio è una vera e propria macchina da gol ed inizia a farsi apprezzare dai molti addetti ai lavori. Venti gol complessivi, faranno meglio solamente la leggenda Dario Hübner (22) e Vincenzo Montella (21) con la maglia del Genoa. Tanti gol ma che non sono stati utili all’Ancona per salvarsi, con 42 punti i marchigiani retrocedono in Serie C1.

Il Perugia, nel frattempo, ottiene la promozione in Serie A e dopo 10 anni torna in Umbria. È un risultato importante per i perugini ma anche per lo stesso Artistico visto che con i biancorossi concretizza l’esordio nella massima serie. Un debutto che arriva a 27 anni e 5 mesi, sotto la guida tecnica di Giovanni Galeone. Era il 24 novembre del 1996, nella 10^ giornata, e il Perugia ospitò il Verona di Luigi Cagni.

Umbri a secco nelle precedenti due partite, mentre gli Scaligeri sono reduci da due ottime prove. La squadra di Galeone, però, indirizza la gara sul binario giusto e al 3’ sblocca la contesa con Fausto Pizzi. Al 23’ Milan Rapaic sfrutta il pasticcio difensivo della retroguardia veronese e mette a segno il gol del 2-0. Antonio De Vitis accorcia le distanze ma al 71’ arriva il momento di Ciccio. Fino a quel momento era stato un po’ messo da parte dallo stesso Galeone e dopo 100 secondi dal suo ingresso in campo realizza la prima rete in A. Un impatto devastante ma che non basterà ad Artistico. L’attaccante non ha spazio e a gennaio scende di categoria e firma per la Salernitana.

La conquista della Serie A con la Salernitana

Dopo aver terminato la seconda parte di stagione in B con 6 reti nelle prime 23 presenze con la maglia della Salernitana, quello che succede l’anno dopo è storia. Fa coppia con un attaccante che negli anni successivi ruba la scena in piazze importanti ed in competizioni di spessore: Marco Di Vaio. Sulla panchina dei campani c’è Delio Rossi, entrato anche lui nel libro delle leggende per aver riportato la Salernitana in Serie A dopo ben 50 anni di attesa. Trenta presenze e 12 gol per Artistico mentre Di Vaio vince la classifica marcatori con 21 reti segnate. La Salernitana vince quel campionato terminando la competizione al primo posto, a quota 72 punti e davanti al Venezia.

Una stagione indimenticabile per Artistico: “È stata un’annata incredibile. Ho fatto record su record, siamo saliti in Serie A dopo cinquant’anni. La città era galvanizzata da questo risultato e la domenica lo stadio Arechi era sempre pieno. È stato un trionfo indimenticabile e quindi, diciamo che è stata la parentesi più importante della mia carriera e ne sono orgoglioso”.

Un successo del gruppo, così definisce Artistico la promozione in Serie A: “La vittoria di tutti. Ognuno diede il suo contributo, ognuno aveva motivazioni proprie per fare bene. Io avevo voglia di riscattarmi dopo le difficoltà della stagione precedente, volevo sdebitarmi verso il presidente Aliberti che aveva investito dei soldi per il mio cartellino e lavorai tantissimo per riuscirci. L’incontro con Rossi fu determinante perché io mi sentivo sicuro di me, forte, quasi imbattibile nell’area di rigore e la B era il mio campionato, la categoria in cui potevo impormi. Con Delio, però, imparai a muovermi anche fuori dall’area di rigore e con Ricchetti e Di Vaio, ma anche con De Cesare e gli altri, riuscimmo a trovare un’intesa e dei sincronismi incredibili. Fare un movimento e vedere che un compagno, spesso Di Vaio, ne traeva un vantaggio e andava in gol era una gratificazione per me”.

Dei 12 gol complessivi ricorda la doppietta contro il Castel di Sangro, partita finita 5-3 per la Salernitana: “Posso dire che la mia stagione svoltò a Castel di Sangro. Vincemmo cinque a tre e io segnai due gol e da quel momento acquisii ancora più fiducia in me. La settimana dopo segnai un’altra doppietta contro il Pescara e quelle due settimane furono davvero importanti, perché mi diedero una carica incredibile”.

Una promozione che però non coincide con la permanenza di Artistico. Alla Salernitana viene recapitata un’offerta molto importante dal Torino e anche allo stesso giocatore. Ciccio accetta e si trasferisce in Piemonte.

Edoardo Artistico con la maglia del Torino Fonte:

Il triennio al Torino di Artistico

Al Torino cambiano gli interpreti ma non il ruolo di Artistico. Ormai Ciccio è diventato un giocatore esperto per la categoria ma anche quello più adatto da affiancare agli attaccanti che hanno più gol nelle gambe. Il Toro ha l’obiettivo di tornare nella massima serie e fa coppia con Marco Ferrante. Quest’ultimo vince la classifica capocannonieri con 27 gol, mentre Artistico ne mette a referto 8. Il solito equilibrio, il solito risultato: la promozione in Serie A. La squadra di Emiliano Mondonico si piazza al secondo posto, a -1 dal Verona.

L’anno successivo Artistico può finalmente essere protagonista nella massima serie. Una partita che in molti ricordano è quella del 21 novembre 1999, Verona-Torino. Artistico subentra, realizza il gol della vittoria e si fa espellere. Il ricordo di quel match a toronews: “E come faccio a dimenticarlo? Giocai pochissimo, e feci tutto in tre minuti (ride, ndr). Entrato in campo al 23′, al 25′ feci gol, per poi venire espulso al 26′. In ogni caso fu un’esperienza incredibile, ed ero carichissimo perché era l’anno della serie A”.

La fortuna ha deciso di voltargli le spalle perché Ciccio è vittima di un infortunio al tendine, precisamente la rottura. Un brutto incidente di percorso che lo tiene lontano dai campi per ben 14 mesi. Nel frattempo, il Torino retrocede in Serie B. Torna in campo il 4 febbraio 2001, nella partita contro la Pistoiese. Lo fa in grande stile segnando anche un gol.

A fine anno saranno 6 i gol totali, utili a riportare il Toro in A ma non a proseguire la carriera in Piemonte: “Al mio ritorno andai subito in gol in casa contro la Pistoiese, e poi segnai la rete decisiva a Pescara, in un match importantissimo. In totale timbrai 6 volte il cartellino in 13 presenze, per cui sono soddisfatto. Purtroppo, ero in scadenza di contratto, e il rinnovo non arrivò: sinceramente ci rimasi un po’ male ma in ogni caso credo di aver dato sempre il massimo per questa maglia, cosa che mi rende felice”.

L’opportunità Napoli e il finale di carriera di Artistico

Dopo Torino per Artistico si apre una nuova avventura, quella con il Crotone in C1. Non sarà una stagione facile per lui dato che finisce fuori rosa. Nel 2002, però, realizza un piccolo sogno: il Napoli. Viene preso con la formula del prestito, un’occasione d’oro per Ciccio che non ha mai nascosto la sua fede azzurra.

Veste la maglia del Napoli senza pensarci troppo, anche se Luigi De Canio poteva contare su giocatori di altissimo livello come Graffiedi, Sesa, Floro Flores, Stellone e Rastelli. Saranno appena 4 le presenze complessive ma gli resta la gioia del gol realizzato dal dischetto contro la Ternana il 3 marzo 2002. Ha pochissimo spazio, anche per un importante problema al menisco.

Torna al Crotone nella stagione 2002/03, in Serie C. Un’annata molto proficua per l’attaccante che realizza 16 reti in 26 presenze. Ricorda: “Al mio ritorno da Napoli il Crotone era retrocesso in Serie C, rimasi con la voglia di tutto l’ambiente di tornare subito in cadetteria, ma non andò come programmato. Arrivammo sesti in campionato, la squadra era discontinua, non rispettava le aspettative di inizio stagione e si venne a creare un clima difficile nel quale anche io stesso fui preso di mira in una contestazione, situazione che a distanza di anni posso comprendere i motivi ma di certo non ne fui felice”.

Si apre poi la parentesi Pistoia, sempre in C. Il primo anno va in doppia cifra (12), mentre quello dopo 5, solo perché a gennaio riceve la chiamata dal Verona in B. L’ultimo treno per Ciccio ma anche in questo caso è poco fortunato, il ginocchio non lo aiuta. Appena 9 presenze e un gol, quello messo a segno contro la Ternana il 23 aprile 2005. Chiude la carriera nel Latina, un’esperienza sicuramente non positiva e caratterizzata da 0 reti e giornate di squalifiche.

Edoardo Ciccio Artistico ha vissuto un bel viaggio, anche se nella sua bacheca personale non ci sono molti trofei da annoverare. Si è fatto apprezzare per altre cose, come ad esempio il carattere. Anche se spesso è stato probabilmente il motivo che non gli ha permesso di giocarsi le chance più concrete in Serie A. Un calciatore frizzantino, un attaccante che è sempre stato la spalla ideale di quei compagni di reparto con una vena realizzativa migliore rispetto alla sua. Ma il calcio, così come gli stessi allenatori, necessitano di personaggi così. Atleti tanto carismatici ma terribilmente utili per raggiungere gli obiettivi di squadra.

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