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El-Ghazi insiste nei post pro-Palestina, rottura col Mainz

Dopo il caso Atal in Ligue 1, quello del centrocampista olandese in Bundesliga. Data la recidiva, il club tedesco valuta le vie legali nei confronti del suo tesserato.

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Alessio Raicaldo

Alessio Raicaldo

Sport Specialist

Un figlio che si chiama Diego e la tesi di laurea sugli stadi di proprietà in Italia. Il calcio quale filo conduttore irrinunciabile tra passione e professione. Per Virgilio Sport indaga, approfondisce e scandaglia l'universo mondo dello sport per antonomasia

El-Ghazi insiste nei post pro-Palestina, rottura col Mainz

La situazione che si sta vivendo per la guerra tra Israele e Palestina tocca ogni ambito anche sociale. Non ne è escluso neppure il mondo del calcio, naturalmente, anche se preferirebbe restare ai margini del conflitto. Anche tra i giocatori c’è chi si è apertamente schierato, come Anwar El-Ghazi centrocampista olandese di proprietà del Mainz in Bundesliga. Il suo atteggiamento non è piaciuto ai vertici del club tedesco e la rottura appare ormai imminente.

El-Ghazi e i post a favore della Palestina

Dalla Ligue 1, dove ha tenuto banco il caso Youcef Atal, alla Bundesliga. Andiamo a spiegare nel dettaglio che cosa è accaduto. Anwar El-Ghazi, anzitutto, è di fede islamica e per tale motivo nei giorni scorsi aveva ritenuto opportuno pubblicare un post sui social a sostegno della Palestina nel conflitto con Israele. Il Mainz non ha apprezzato, per usare un eufemismo, e lo ha sospeso. Dopo poco tempo il calciatore è stato poi reintegrato in gruppo anche se la sua posizione in tal senso non è cambiata di una virgola. Così ha voluto ricordarla con un nuovo post al quale stavolta i biancorossi hanno risposto duramente.

Cosa aveva scritto El-Ghazi

Il primo post che aveva già suscitato polemiche era il seguente: “Dal fiume fino al mare, la Palestina sarà libera“. Il riferimento era all’area che va dal Giordano al Mediterraneo, che comprende il territorio israeliano. Da qui era arrivata la decisione del Mainz di sospenderlo e poi reintegrarlo spiegando che il 28enne olandese si sarebbe scusato per la vicenda. Cosa non vera, perché in seguito lo stesso giocatore ha rincarato la dose:

Non mi pento della mia posizione e non ho rimorsi. Non mi rimangerò quanto detto. Piuttosto difenderò gli oppressi fino al mio ultimo respiro. Qualsiasi altra affermazione, commento o scusa attribuita a me non è di fatto corretta e non è stata fatta o autorizzata dal sottoscritto. Sono contro la guerra e la violenza, così come l’uccisione di tutti i civili innocenti, ogni forma di discriminazione, islamofobia, antisemitismo, genocidio, apartheid, occupazione e oppressione. Dobbiamo chiedere che cessino le uccisioni a Gaza“.

La replica del Mainz: si valutano le vie legali

Lunedì pomeriggio è così arrivata la replica del Mainz che ha comunicato di “prendere atto con sorpresa e incomprensione delle sue dichiarazioni riguardo al nostro club. Esamineremo e valuteremo legalmente la questione”. In mattinata era arrivato un certificato medico da parte del giocatore per anticipare e spiegare la sua assenza agli allenamenti. Che in realtà sarebbe dovuta anche alla situazione in Medio Oriente. Insomma, la via del compromesso non ha avuto buon esito. Ecco perché la storia è destinata a proseguire in altre sedi.

L’altro precedente di Bundesliga: il caso Mazraoui

Non è il primo caso simile per quel che riguarda la Bundesliga. Nelle scorse settimane c’era stato il difensore del Bayern Monaco Noussair Mazraoui che si era fatto notare per aver espresso posizioni simili a quelle di El-Ghazi. Nel caso del marocchino si era addirittura parlato di espulsione dal Paese. Il Bayern si era espresso duramente contro il post del proprio giocatore, con la polemica che però tempo dopo era rientrato e con il terzino che non aveva più scritto nulla sull’argomento.

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