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Elkann, la difesa dopo il sequestro e il “tesoro” alle Bahamas: il futuro di “Dicembre” che controlla Juventus e Ferrari

La notizia del sequestro disposto dalla Procura di Torino nei confronti di John, Lapo e Ginevra ha creato subbuglio nel mondo della finanza: la causa per l’eredità di Agnelli potrebbe sconvolgere i piani alti dell’impero

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Gerry Capasso

Gerry Capasso

Giornalista

Per lui gli sport americani non hanno segreti: basket, football, baseball e la capacità innata di trovare la notizia dove altri non vedono granché

Una notizia clamorosa quella arrivata ieri da Torino con la notizia del questo disposto dalla Procura del capoluogo piemontesi nei confronti dei tre fratelli Elkann (John, Lapo e Ginevra) e che riguarda anche il commercialista e attuale presidente della Juventus Gianluca Ferrero e il notaio svizzero Urs Robert Von Grueningen. Sono 74 i milioni, tra beni mobili e immobili, di cui è stato disposto il sequestro con gli inquirenti che hanno aperto un fascicolo per dichiarazione fraudolenta e truffa ai danni dello Stato.

La difesa degli Elkann

L’accusa da parte della Procura di Torino nei confronti dei fratelli Elkann è molto pesante e ha un legame anche con l’annosa causa civile che li vede coinvolti per l’eredità di Marella Caracciolo. In particolare gli inquirenti rivelano che le indagini avrebbero evidenziato una documentazione che ha confermato “l’iniziale ipotesi accusatoria che concerne la fittizia residenza estera di Marella Caracciolo e l’esistenza di un disegno criminoso volto a sottrarre il suo ingente patrimonio e i relativi redditi alle leggi successorie e fiscali italiani”.

Ovviamente non si è fatta attendere la replica dei legali dei fratelli Elkann che hanno proclamato la loro estraneità rispetto alle accuse: “Il sequestro eseguito in questi giorni è un passaggio procedurale che non comporta nessun accertamento di responsabilità da parte dei nostri assistiti. Le circostanze di fatto come ricostruite dalla Procura di Torino non sono condivisibili e restiamo convinti di poter dimostrare l’estraneità dei nostri assistiti ai fatti addebitati”.

Il “tesoro” alle Bahamas

Un articolo de Il Messaggero prova a scavare in profondità rispetto a quanto sta succedendo in Procura, stando a quanto scrive il quotidiano, gli investigatori della Guardia di Finanza avrebbero scoperto che c’è un altro tesoro nascosto dagli eredi dell’avvocato Gianni Agnelli oltreoceano. Le indagini riporterebbero a un trust con sede alla Bahamas che solo negli ultimi 4 anni avrebbe fruttato 116,7 milioni di euro. Il sospetto della guardi di finanza è quello che una grossa fetta dell’eredità di Gianni Agnelli, tra cui opere d’arte e gioielli, sarebbe finita all’estero. Un dubbio che la stessa Margherita Agnelli, da tempo impegnata in una battaglia legale contro i tre eredi Elkann, ha sempre avuto sospettando che la reale consistenza del patrimonio del padre le è sempre stata nascosta.

La società Dicembre

Le indagini della Procura di Torino sono legate a filo doppio alla causa civile portata avanti da Margherita Caracciolo riguardo l’eredità dell’avvocato. La donna aveva deciso di rinunciare all’eredità della mamma Marella (poi andata ai tre fratelli Elkann) già prima della sua morte. Un diritto che in Svizzera è consentito, mentre in Italia no. L’inchiesta penale che mette in discussione la residenza di Marella potrebbe fornire prove importanti anche per la causa civile che però in questo momento rimane bloccata da Svizzera e Italia. Al centro del “dibattere” c’è la società Dicembre, l’autentica cassaforte di casa Agnelli che è ai vertici del gruppo Exor e di conseguenza è di fatto un punto di riferimento anche per le altre società come Juventus e Ferrari. Difficile pensare in questo momento che le “chiavi del regno” lascino le mani di John Elkann ma la situazione resta senza dubbio molto complicata.

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