Tra i grandi miti del calcio, a cavallo tra gli anni Novanta e il primo decennio dei Duemila, c’è stato quello dei fratelli Filippini, due gemelli che hanno vissuto insieme gran parte della loro carriera, rimanendo scolpiti nell’immaginario comune proprio per questa peculiarità di aver condiviso gran parte delle loro vite calcistiche. Come il fratello Antonio, Emanuele Filippini vanta una lunghissima carriera dedicata al mondo del calcio: prima da calciatore, poi allenatore e anche dirigente sportivo.
- Chi è Emanuele Filippini
- Emanuele Filippini e la sua carriera dopo la conquista della Serie A col Brescia
- Emanuele Filippini allenatore: la sua carriera in panchina
- Emanuele Filippini fratello, il suo rapporto con il gemello Antonio
- Emanuele Filippini figli: vita privata
Chi è Emanuele Filippini
Una parabola lunga, che ha la città di Brescia come vettore principale. Qui, infatti, Emanuele Filippini nasce il 3 luglio del 1973 e muove i suoi primi passi nel mondo del calcio con la Voluntas, società della sua città di nascita. Presto però su Filippini arriva la grande squadra della città, il Brescia, che nel 1990 lo accoglie nelle giovanili e che dà la svolta alla sua carriera.
Le prime convocazioni per il centrocampista bresciano arrivano nella stagione 1991-1992, quando si accomoda, in più di un’occasione, in panchina, senza riuscire, però, a esordire. Per questo motivo la società decide di mandarlo in prestito all’Ospitaletto in Serie C, dove Filippini milita per tre stagioni, mettendo a referto 89 presenze e 5 reti e accumulando un’esperienza importante per il suo atteso ritorno in Lombardia.
Nell’estate del 1995 il centrocampista fa, quindi, il suo rientro al Brescia, disputando due campionati in Serie B. Nel primo le Rondinelle chiudono al sedicesimo posto, salvandosi al termine di una stagione decisamente non semplice. Nel secondo però, nella stagione 1996-1997, arriva per il Brescia l’attesissima promozione in Serie A, una grandissima soddisfazione per Emanuele Filippini che, insieme a suo Fratello Antonio, è tra i protagonisti di quella cavalcata che ha portato le Rondinelle a vincere il campionato.
Emanuele Filippini e la sua carriera dopo la conquista della Serie A col Brescia
Dopo quella soddisfazione, dunque, per Emanuele Filippini c’è finalmente la Serie A e il 31 agosto 1997 è il giorno del debutto in massima serie durante Inter-Brescia, finito 2-1 per i nerazzurri. Il 21 dicembre arriva il primo aneddoto a dir poco particolare e curioso della carriera di Filippini. Infatti, durante Brescia-Roma, Antonio, il gemello di Emanuele, protesta contro l’arbitro Piero Ceccarini per una decisione contestata, ma a venire espulso è proprio Emanuele, che rimane vittima di un clamoroso scambio di persona e viene squalificato per più di una giornata. Un episodio che fa capire la grande somiglianza tra i due fratelli.
La prima stagione di Emanuele Filippini in Serie A ha note amare, perché a corredo dell’esordio in massima serie arriva una deludente retrocessione in Serie B, col Brescia che si piazza al quindicesimo posto. Nella stagione successiva i lombardi falliscono il ritorno in Serie A, ma la risalita arriva comunque presto, appena due stagioni dopo quella retrocessione. In questi anni di militanza in serie cadetta e di ritorno tra i grandi, Emanuele Filippini rimane al Brescia, giocando da titolare sia i campionati di Serie B che ben due stagioni in Serie A (2000-2001 e 2001-2002).
In panchina c’era un certo Carlo Mazzone, a cui Filippini ha sempre detto di dover tantissimo, visto tutto ciò che gli ha insegnato. Questi due anni tra i grandi, tra le fila delle Rondinelle, sono quelli che consacrano Emanuele Filippini come uno dei centrocampisti più presenti del nostro campionato, ma la lunga esperienza bresciana termina nell’estate del 2002, dopo un’annata che ha visto i lombardi arrivare addirittura fino alle semifinali di Coppa Italia. L’esperienza al Brescia di Emanuele Filippini è stata molto ricca, condita da 200 presenze e 5 reti: numeri che lo hanno portato nella storia delle Rondinelle.
Nell’agosto del 2002 è tempo per Filippini di cominciare una nuova avventura, passando al Parma allenato da Cesare Prandelli, un altro allenatore che sarà molto importante per la sua crescita. L’esperienza in Emilia per il centrocampista dura una stagione e mezza, con tanto di debutto europeo in Coppa Uefa: un traguardo di certo non da poco. La vera svolta però arriva il 22 gennaio del 2004, quando il Palermo decide di acquistare Emanuele Filippini riunendolo col Fratello Antonio, anche lui acquistato in quella sessione invernale. Così i due Filippini si sono ritrovano insieme in terra siciliana e contribuiscono anche alla promozione in Serie A del Palermo.
Dopo i sei mesi di Palermo, i due fratelli passano in coppia alla Lazio, approdando nella Capitale il 31 agosto 2004. In biancoceleste i due centrocampisti vivono una stagione tutto sommato importante, con Emanuele che scende in campo per 27 partite. Dopo la Capitale, i fratelli Filippini continuano ancora il loro percorso insieme con l’esperienza al Treviso, che però si conclude con una disastrosa retrocessione in Serie B. Dopo gli ultimi due anni insieme, dopo Treviso le strade dei due fratelli si separano: Antonio passa al Livorno, in Serie A, mentre Emanuele se ne va al Bologna in Serie B.
Con 38 presenze e 2 reti, Emanuele Filippini vive una buona annata con la maglia felsinea. Il richiamo della famiglia è però ancora forte e, non a caso, la stagione successiva Emanuele raggiunge il fratello a Livorno, ma il campionato dei toscani si conclude con una retrocessione. I due Filippini vivono in amaranto campionati un po’ altalenanti, con destini e risultati diversi. Mentre Antonio riesce a ritagliarsi il suo spazio da protagonista, Emanuele ha un ruolo da comprimario, disputando solo undici partite. Ed è per questo che a fine stagione il contratto non gli viene rinnovato ed Emanuele Filippini, all’età di 36 anni, decide di ritirarsi dal calcio giocato e appende definitivamente gli scarpini al chiodo.
Emanuele Filippini allenatore: la sua carriera in panchina
Dopo il ritiro dal calcio giocato, Emanuele Filippini decide comunque di rimanere in questo mondo e poco dopo, nel gennaio 2010, torna in pista e ricomincia proprio da Brescia, dove tutto è cominciato per lui, per intraprendere una collaborazione con Omar Danesi, in quel momento allenatore dei Giovanissimi Nazionali classe 1995 delle Rondinelle. Nel luglio 2010 arriva la prima svolta in questa seconda vita calcistica e professionale di Filippini, visto che Danesi si trasferisce al Milan e l’ex centrocampista assume le vesti di allenatore del gruppo dei ’95, che tra l’altro avevano appena ottenuto la promozione nella categoria Allievi Regionali.
Il 5 luglio 2012 Emanuele Filippini fa un altro step in avanti nella sua carriera da allenatore conseguendo a Coverciano il titolo di allenatore di Prima Categoria UEFA Pro. Nel frattempo, il 25 giugno del 2012, Emanuele riprende la sua stretta collaborazione con il fratello Antonio e lo raggiunge al FeralpiSalò, dove l’ex centrocampista di Palermo e Lazio ricopre l’incarico di responsabile del settore giovanile.
I due gemelli lavorano fianco a fianco fino al giugno del 2014, facendo un lavoro davvero molto importante e dettagliato nel Feralpisalò. Intanto, continuando a occuparsi di formazione giovanile, tra novembre e dicembre 2013 Emanuele Filippini ha anche potuto allenare la nazionale Under 20 keniota in occasione del Cosafa Under 20 youth championship, potendo compiere dunque un’esperienza davvero importante e formativa.
Il 2 febbraio del 2016 arriva per l’ex centrocampista la prima importante avventura da tecnico vero e proprio. Infatti, Emanuele Filippini subentra all’allenatore Renato Cartesan per la guida della Adrense, ottenendo importanti risultati: il mister bresciano riesce a portare la squadra alla promozione in Eccellenza.
Il percorso di Emanuele Filippini in panchina continua poi al Ciliverghe Mazzano, club militante in Serie D, e anche qui ci sono state delle importanti soddisfazioni, come la vittoria nei play-off del girone B dopo aver concluso la stagione regolare al secondo posto. La prima esperienza negativa da allenatore per Emanuele Filippini arriva all’Imolese, con le dimissioni consegnate dopo pochi mesi, ma per motivi strettamente personali e non sportivi.
Dopo quello stop anticipato con l’Imolese, Emanuele Filippini riparte con il Rezzato, dove riesce a mettere in mostra quello che lui stesso ha definito il suo calcio spregiudicato e propositivo. Dopo quest’esperienza l’ex centrocampista torna a lavorare con i giovani, ma questa volta con la Nazionale, diventando allenatore in seconda della selezione U17, in quel momento guidata da Carmine Nunziata. A partire dal 21 luglio 2020 Filippini segue mister Nunziata alla guida della Nazionale U19, ricoprendo un ruolo di vice che gli sta senza alcun dubbio permettendo di lavorare a stretto contatto con coloro che possono rappresentare il futuro del nostro calcio.
Emanuele Filippini, oggi, è tra i principali fautori della crescita di molti giovani italiani, come Cesare Casadei, centrocampista classe 2003 che gioca al Reading, ma è di proprietà del Chelsea. Il giocatore ex Inter nelle ultime convocazioni ha trovato spazio anche nell’Under 21, ma sicuramente Filippini ha avuto la possibilità di conoscerlo da vicino e magari di dargli anche qualche consiglio. Non possono poi essere dimenticati Miretti e Baldanzi, giocatori che si sono già messi in mostra in questo campionato di Serie A e che l’ex centrocampista del Brescia ha avuto con sé durante gli ultimi Europei di categoria. Insomma, chissà se, dal suo lavoro e dalla sua professionalità, verrà fuori un altro giocatore davvero importante: le premesse sembrano davvero esserci davvero tutte.
Emanuele Filippini fratello, il suo rapporto con il gemello Antonio
Come sottolineato più volte, la carriera di Emanuele Filippini è stata legata a quella di suo fratello gemello, Antonio, e i due hanno condiviso moltissimi passaggi delle loro vite calcistiche, dall’esperienza a Brescia fino a quelle con Palermo, Lazio, Treviso e Livorno. I due sono rimasti impressi nella memoria dei tifosi e degli appassionati, ma anche dei grandi protagonisti della Serie A, come ad esempio il Fenomeno Ronaldo, che ha sottolineato come i due gemelli erano il suo incubo visto quanto correvano.
Insomma, la parabola dei due fratelli nel nostro calcio è stata davvero importante e anche per l’aver condiviso gran parte delle loro carriere insieme, il rapporto tra Antonio ed Emanuele è un tema importante nel racconto delle loro vite calcistiche e non.
Tante esperienze insieme, ma i Filippini alcune volte si sono anche scontrati da avversari. A tal proposito, una data incisa della memoria è quella del 6 novembre 2002, quando per la prima volta nella loro vita i due fratelli, cresciuti insieme con il pallone tra i piedi, si sfidano da avversari su un campo di calcio. Allo Stadio Tardini, il Parma, guidato da Cesare Prandelli, ospita il Brescia di Carlo Mazzone e tra i tanti temi della partita c’è ovviamente lo scontro tra quei gemelli che tanto bene avevano fatto insieme in Lombardia e che spesso venivano addirittura confusi tra loro.
I due Filippini arrivano alla partita molto carichi, con tanto di frecciate e provocazioni ironiche e in campo va in scena una vera e propria battaglia, con gli emiliani che riescono a spuntarla in un a dir poco pirotecnico 4-3. Un match che sicuramente è rimasto fissato a fuoco nella storia dei due fratelli Filippini.
I due si sono poi ritrovati uno contro l’altro anche da allenatori, più precisamente nel 2018. La partita è quella tra Rezzato e Trento, in Serie D. Anche questa volta a sorridere è Emanuele, che si impone con la sua squadra per 4-2. Insomma, non è certo passata inosservata la prima coppia di gemelli che ha avuto l’onore di sfidarsi prima in campo e poi in panchina nel calcio italiano. Qualche anno dopo sono poi arrivati i fratelli Inzaghi, che però ovviamente non sono gemelli.
Emanuele Filippini figli: vita privata
Fin dagli anni d’oro della sua carriera da calciatore, Emanuele è sempre stato molto riservato per quel che riguarda la sua vita privata. Una notizia triste è arrivata nel periodo peggiore del Covid-19, quando l’ex calciatore ha perso sua mamma Terry. Sfogliando e spulciando il suo profilo Instagram, si scorgono e si vedono scatti e foto di e con sua figlia, specie in occasione del suo compleanno, con tanto di auguri affettuosi. Per il resto, l’allenatore preferisce e sceglie la privacy, lasciando alla ribalta e ai riflettori solo il suo lavoro nel dorato mondo del pallone.