Che qualcosa non andasse lo si era compreso quando, al posto di Cesare Prandelli, si era presentato davanti ai giornalisti e ai microfoni Giancarlo Antognoni. Quel malessere fisico accusato dall’allenatore non era che l’espressione del male di Cesare, quell’ombra che ha descritto con delicatezza ma senza negarne l’entità nella lettera pubblicata martedì, per sancire l’addio alla Fiorentina ma non a Firenze.
Prandelli lascia: la tachicardia dopo Fiorentina-Milan
Prandelli ha scelto di ritrarsi nella campagna toscana, con la sua compagna Novella Benini e suo figlio e seguire le attività legate alla loro azienda agricola. Un mestiere della lentezza, che richiede cura e pazienza, qualità assai distanti dal calcio contemporaneo. Lì si trovava quando fu contattato dalla Fiorentina, nella sua tenuta.
Dopo la sconfitta subita contro il Milan, a quattro mesi e poco più dal rientro in panchina, l’ex ct della Nazionale ha avvertito un peso: da quanto riporta il Corriere e non solo, Prandelli avrebbe accusato un malore, tachicardia per la precisione.
La decisione di dimettersi: incontro tra Prandelli e la dirigenza
Lunedì Prandelli ha chiesto di potersi confrontare con Pradè e Barone per anunciargli l’intenzione di dimettersi. Una decisione maturata dopo tensioni e insoddisfazione che hanno segnato l’allenatore e lo hanno indotto a ritenere la via dello strappo quella più plausibile. O la cura migliore per scacciare quell’ombra di cui ha parlato nella lettera di addio.
“Nella vita di ciascuno, oltre alle cose belle, si accumulano scorie e veleni che talvolta ti presentano il conto tutto assieme. In questo momento della mia vita mi trovo in un assurdo disagio che non mi permette di essere ciò che sono. Per il troppo amore sono stato cieco davanti ai primi segnali che qualcosa non andava, qualcosa che non era esattamente al suo posto dentro di me”, ha scritto nella lettera.
Dei quattro mesi e mezzo di incarico rimarrà il ricordo di un uomo che ha dimostrato ancora la sua cifra, la sua scelta di rivelarsi umano e fragile senza timore di giudizio e anche comprensivo senza mostrarsi arrendevole. Poi certo ci sono gli obiettivi, le sconfitte e le delusioni: quel calcio amaro che non gli sarà mai gradito, ma che guarderà dalla giusta distanza adesso. Al suo posto rientrerà Beppe Iachini.
Il futuro di Prandelli
In fondo, Prandelli sarà comunque vicino a 15 minuti da Ponte Vecchio, nella campagna toscana, nella terra che ha coltivato e seguito con attenzione fino alla chiamata di Rocco Commisso e che attende il suo ritorno per gli appuntamenti ordinati da un tempo diverso, più certo, più sicuro. E’ partito da qui, quando mesi fa gli fu prospettato il rientro in Serie A e sulla panchina della società che più sentiva vicino negli ultimi anni, anche nel difficile addio causato dalla malattia alla moglie. Luoghi e tempi quelli della natura che non contemplano stress, ansie e quell’ombra di cui parla nella sua lettera. E che lo aiuteranno a ritrovarsi.
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