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Esclusiva Zecchini, dai sacrifici al debutto in UFC: “Non me ne frega nulla del mio avversario, ma sento l’adrenalina”

Intervista a Manolo Zecchini, fighter MMA pronto al debutto in UFC in occasione della Fight Night che si terrà il 2 settembre a Parigi. Il giovane lottatore veneziano racconta la sua scalata, e non solo

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Luca Santoro

Luca Santoro

Giornalista

Esperto di Motorsport ma, più in generale, appassionato di tutto ciò che sia Sport, anche senza il Motor. Dà il meglio di sé quando la strada fa largo alle due o alle quattro ruote

Il prossimo 2 settembre un altro passo importante per le nostre MMA verrà fatto in quel di Parigi. Manolo Zecchini, fighter di Marghera classe 1996, debutterà infatti in UFC. Nella Fight Night che vedrà come clou della main card l’incontro nei pesi massimi tra l’idolo di casa Cyril Gane, secondo nel ranking, e Serghei Spivac (settimo), il veneto (11-3-0) culminerà il programma dei preliminari entrando in gabbia contro il francese Morgan Charriere (18-9-1), nel match valido per la categoria dei piuma, ovvero 66 kg.

La scalata di Manolo Zecchini, tra sacrifici e la formazione all’estero

Per l’Angelo Veneziano, come è noto nell’ambiente, la possibilità di proseguire una scalata nella disciplina che dal profondo Veneto (per citare Vasco Brondi) lo ha portato a raffinare la sua lotta in contesti oltreoceano, dal Brasile agli Stati Uniti, dove si è perfezionato in palestre punto di riferimento delle MMA come la Kings e la Jackson Wink MMA Academy. Senza poi dimenticare i suoi incontri nell’ottagono in Venator, altro contesto dove ha espresso il suo stile efficace e votato allo spettacolo (divenne virale la ginocchiata al volo che mise ko Abou Tounkara durante Venator FC 12 dello scorso ottobre).

Un prospetto italiano che ha iniziato a prendere confidenza con gli sport di combattimento a 5 anni, partendo come tanti dal karate, per poi passare alla lotta greco romana, al Jiu Jitsu, alla kickboxing e alla boxe. Poi le MMA, l’esperienza che abbiamo citato in Brasile (dove è sbarcato ancora minorenne) e l’inevitabile corollario di chi intraprende questa strada: sacrifici, difficoltà di ogni genere, infortuni, la tentazione di gettare la spugna.

Manolo però resiste, e la tenacia gli ha garantito alla fine il suo biglietto d’oro per le MMA che contano, ma che andrà capitalizzato per confermarsi come secondo italiano attualmente in attività nell’UFC dopo Marvin Vettori.

Zecchini: “Per arrivare in UFC serve costanza e uscire dalla propria comfort zone”

Come si arriva all’UFC? Sacrifici sicuramente, ma in sostanza qual è stato il tuo percorso?

“È una domanda a cui sino ad un mese fa non avrei saputo risponderti. Ma ora ci sono e ti spiego come sono arrivato. Costanza, allenarsi più degli altri e dove gli altri non vanno ad allenarsi, rompersi le scatole più degli altri e uscire dalla propria comfort zone. E ancora, tutto ciò che è semplice vuol dire che è sbagliato, ed è importante anche avere il giusto team alle spalle, quindi un giusto nutrizionista, un giusto manager, e vincere match”.

A proposito del nutrizionista, da tempo ti stai affidando a Roberto Scrigna, giusto?

“Esatto. E sono molto felice che ci sia lui. Prima avevo Matteo Capodaglio, al mio fianco per otto dei dieci anni da professionista. Con lui restiamo in buonissimi rapporti, ma sono passato a Scrigna per tempistiche e cose del genere, portandomi tra l’altro nella categoria dove sono adesso, e sono felicissimo di essere seguito da lui”.

“I pesi piuma sono la mia dimensione ideale”

Negli ultimi tempi ha deciso di combattere nelle 145 libbre: il tuo ultimo match nei pesi leggeri è coinciso con la sconfitta, l’ultima ad oggi, contro Sufiev; successivamente ha affrontato Khampasath tagliando per le 145 libbre, e tornando quindi al successo. I piuma sono la tua dimensione ideale…

“Sicuramente”.

…dove esprimi al massimo le tue potenzialità?

“Sì, perché non riuscivo più a stare dietro al peso dei rivali. Prima facevo i 70 kg ma era diventata una cosa insostenibile. Io taglio poco, fuori gara sono sui 74, 75 kg, di conseguenza mi ritrovavo avversari che il giorno dopo pesavano 80, anche 82 kg, mentre io il giorno del match mi aggiravo sui 74″.

Senza ovviamente rivelare troppo per ovvi motivi, cosa dobbiamo aspettarci dal tuo gameplan? Mi spiego: sei uno striker votato allo spettacolo, ma con l’approdo in UFC ti vedremo perfezionare anche le fasi di lotta a terra, nelle sottomissioni, wrestling e via dicendo?

“Beh ma vedi, quella è una cosa che ho sempre fatto. Non è che adesso che sono entrato in UFC miglioro, bisogna essere bravi sempre, curare tutte le fasi della lotta… Bisogna sempre curare ogni aspetto dell’allenamento”.

“Charriere? Avrei potuto avere qualunque avversario, l’importante è dare il massimo”

Anche il tuo avversario debutta in UFC, ed anch’egli ha un curriculum di tutto rispetto: già campione Cage Warriors nei pesi piuma, solo di recente ha ottenuto tre vittorie di fila di cui due prima del limite, proprio come te. Inoltre dalla sua avrà il pubblico di casa. Avverti la pressione o l’adrenalina dell’esordio in UFC, unita ad un avversario di buon livello (anche se hai ammesso che dei tuoi rivali “non te ne frega niente” sportivamente parlando), ti motiva per dare tutto il massimo in gabbia?

“Allora, confermo anzitutto che non me ne frega nulla dei miei avversari. Ma questo non c’entra nulla con il discorso che io possa essere emozionato o adrenalinico per questo debutto. Sono emozionato e contento per questa prima volta, ma potrei aver avuto chiunque davanti. È capitato lui che combatterà a casa sua, ma poteva essere un altro avversario e avrei accettato comunque, perché è il mio esordio”.

“In Italia stiamo esprimendo le nostre potenzialità, ma manca ancora qualcosa”

Il crocevia della tua giovane carriera è il trasferimento in Brasile a soli 17 anni. Per emergere in questo sport è necessario spingersi fuori dai nostri confini, è la conclusione a cui arriverebbe chiunque segue superficialmente le MMA, soprattutto quelle italiane. Eppure stiamo esprimendo molti fighter che lottano, in ogni senso, per tenere alta la bandiera della nostra nazione anche all’estero nelle varie promotion. Tu che vivi da dentro il mondo delle arti marziali miste, come vedi il nostro movimento? Una nicchia litigiosa o finalmente stiamo esprimendo le nostre potenzialità?

“L’Italia sta piano piano esprimendo le sue potenzialità: stiamo facendo bei numeri, ci sono belle persone, abbiamo atleti interessanti e delle belle realtà”.

Tornando al nostro movimento, dal metodo americano che hai toccato con mano con la Jackson Wink cosa si può importare in Italia per far crescere e migliorare le nostre MMA?

Il wrestling. Io penso che l’unica cosa che l’Italia ha in meno, e parlo di insegnamento, sia quello. Da noi c’è un pugilato, uno striking ed anche un grappling molto di livello. Il wrestling però rimane poco diffuso, negli USA lo fanno al college ed è normale quindi che anche il più scarso in questa disciplina avrà comunque una base solida da spendere in una carriera nelle MMA. Parliamo di cinque anni di wrestling, e per le arti marziali miste questa è una cosa buonissima”.

Il consiglio di Zecchini: “Dimenticate le feste se volete fare carriera nelle MMA, bisogna essere nerd di questo sport”

A un ragazzo o una ragazza giovanissima che vuole costruirsi una carriera professionistica nelle MMA, cosa consiglieresti?

“Innanzitutto, per i primi periodi bisogna dimenticarsi di feste e festività, non esiste nulla al di fuori del duro allenamento e della voglia di imparare. Bisogna diventare dei nerd di questo sport per essere forti davvero. Poi col tempo arriveranno le feste, i compleanni e tutto il resto. Come dicevo prima, tanto sacrificio, tanto allenamento, tanta voglia di imparare e affidarsi a persone che realmente ti vogliono bene in questa disciplina e che possono darti qualcosa per farti crescere. Non è facile, è un terno al lotto, però oggi lo è molto di più rispetto a quando iniziai il mio percorso nelle MMA”.

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