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Eurolega, Virtus Bologna più forte delle assenze: Baskonia ko in un finale da brividi (colpa degli arbitri)

Arriva la sesta vittoria stagionale in Eurolega per la Virtus: col Baskonia, nonostante le tante assenze (e gli orrori arbitrali), Bologna tira fuori carattere e orgoglio.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

C’è ancora vita sul pianeta Virtus in Eurolega: Dusko Ivanovic non ha pietà per un pezzo importante del suo passato, col Baskonia che alla Segafredo Arena cede nel finale dopo aver però quasi costantemente dovuto inseguire per tutto il secondo tempo una delle migliori versioni stagionali di Bologna. Più forte delle assenze e più forte delle avversità, capace però di mandare quattro uomini in doppia cifra e di trovare sempre nuovi protagonista alla bisogna. Proprio come dovrebbe fare una squadra che sente di avere una vocazione europea.

Morgan, serata magica. Cordinier e Polonara decisivi

Clyburn, Shengelia, Zizic: la triade ospitata in infermeria farebbe le fortune di molte squadre di Eurolega, e Ivanovic questa cosa la sa piuttosto bene. Eppure il sergente di ferro montenegrino sa che non può far altro che di necessità virtù: Bologna è rabberciata, ma in campo mette l’anima. E costringe il Baskonia a giocare una partita che non è quella che vorrebbe giocare, a tratti mettendola anche sul piano del ritmo e dell’imprevedibilità.

C’è bisogno di nuovi eroi, e il pubblico bolognese ne applaude più d’uno nel corso della serata: Matthew Morgan è il faro che nei momenti bui indica la via, al netto di una percentuale risibile dall’arco (1/8), abbondantemente però compensata dal 4/6 in area e dal 6/6 dalla lunetta (più 5 assist). Con 17 punti l’americano trascina i compagni verso un successo per nulla scontato, sul quale la firma in calce la mette pure Achille Polonara, tornato il dirimpettaio di un tempo (15 punti con 3/5 dalla lunga distanza).

Cordinier (16 punti) e Grazulis (13 con 5/6 da due) riescono ad accendersi quando più conta, anche se poi (come dice sempre Belinelli) questa Virtus sa di non poter prescindere la vero operaio, quell’Alessandro Pajola che con 7 assist e 4 rimbalzi, più un’infinità di cose fatte bene quando la palla più scotta, un modo per cavalcare l’onda lo trova sempre. Anche se nel finale i veri protagonisti (più nel male che nel bene) diventano gli arbitri, incappati in una serata piuttosto storta.

Finale assurdo: gli arbitri non ne azzeccano una…

Perché Bologna rischia grosso, e non certo per demeriti propri. Avanti 76-70 a poco più di un minuto ancora da giocare (tripla spaziale di Cordinier per allungare a due possessi pieni di vantaggio), i padroni di casa prima subiscono il -4 firmato da Samanic, dopo che Grazulis aveva avuto la palla per chiudere i conti, poi si ritrovano gravati di un fallo dello stesso giocatore lituano ai danni di Donta Hall, che dopo un’attesa infinita gli arbitri decidono di assegnare (due liberi di Forrest, subentrato nel frattempo ad Hall, e -2 con 28 secondi da giocare).

A quel punto ai virtussini saltano i nervi: Grazulis sbaglia la tripla del +5 con 7 secondi sul cronometri, Forrest forza il fallo di Cordinier ma dalla lunetta sbaglia il primo e nel tentativo di sbagliare il secondo per prendere il rimbalzo la fa grossa, perché la palla non tocca il ferro. Solo che gli arbitri, anziché consegnare la palla alla Virtus, decidono per una contesa (palla a due) che nessuno riesce a comprendere. Alla fine la palla finisce nelle mani di Rogkavopoulos, che forse era il giocatore che meno di tutti avrebbe voluto prenderla, tanto che la sua preghiera sulla sirena non trova il bersaglio. Finisce 76-74 con la Segafredo Arena che tira un bel sospiro di sollievo, inveendo a più non posso contro una terna che nel finale ne ha combinate di tutti i colori.

Brividi finali, insomma, ma questa Virtus ha dimostrato una volta di più di saper combattere anche senza le frecce più preziose al proprio arco. È il segreto del sergente Ivanovic: far rendere al meglio anche chi (sulla carta) certi exploit non dovrebbe mandarli a referto. La post season rimane lontanissima, complice il 6-14 di record, ma almeno da qui a fine marzo la stagione europea di Bologna un senso ce l’avrà.

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